Nel 1991, a Milano, un collezionista italiano ha acquistato in asta una scultura in stile cartone animato di un serpente per poche centinaia di dollari. Solo successivamente si è rivelata essere un’opera di Jeff Koons.
O almeno così pensava. Sei anni dopo, il collezionista ha cercato di rivendere il lavoro in porcellana da Christie’s, ma Koons ha rifiutato di fornire un certificato di autenticità, dicendo che l’opera d’arte era un falso.
Ora, dopo quasi 25 anni e diverse battaglie legali, il collezionista ha ottenuto una vittoria significativa in tribunale, dove un giudice ha stabilito che la scultura è effettivamente un “opera d’arte autentica autorizzata” di Koons, imponendo all’artista di risarcire il proprietario. Ovviamente Koons non ha accettato la sentenza senza ribattere.
L’ultimo episodio della saga risale al 2016. Dopo che il proprietario della scultura – un agente assicurativo genovese di 74 anni il cui nome non è stato reso pubblico – è stato avvicinato da un acquirente interessato all’opera e Koons si è nuovamente rifiutato di rilasciare un certificato di autenticità, il collezionista ha citato in giudizio l’artista per danni. Nel 2019, un giudice si è pronunciato a favore del collezionista, ma non ha ordinato a Koons di pagare.
Nello stesso anno, Koons ha impugnato la sentenza, cercando di ribaltare la decisione. Anche il collezionista ha presentato ricorso, cercando di ottenere il risarcimento dei danni. L’ultima sentenza è arrivata alla Corte d’Appello di Milano. Questa volta, il collezionista ha ottenuto ciò che voleva e Koons è stato condannato a risarcire un importo che sarà stabilito nel prossimo processo.
Ma la battaglia non è finita: a due mesi dall’ultima sentenza, Koons ha nuovamente presentato ricorso. Così il caso è passato alla Corte di Cassazione, la più alta corte d’appello d’Italia.
La scultura, intitolata Serpents, è stata realizzata in un’edizione di tre alla fine degli anni ’80 per la serie Banality di Koons ed esposta per la prima volta nel 1988 alla Galerie Max Hetzler di Colonia.
Il collezionista ha affermato di aver acquistato l’opera alla cieca in un “asta doganale a Milano per beni non reclamati e non ritirati“. Il prezzo di partenza era di sole 500.000 lire. Non sapeva cosa aveva acquistato, né sapeva molto dell’artista in quel momento. “La scatola era chiusa, senza i dettagli del mittente e una piccola scritta: ‘Jeff Koons, Serpents’. Non era famoso allora, ma il suo nome cominciava a circolare“.
Dopo aver appurato le potenzialità economiche dell’opera, il collezionista nel 1997 si è rivolto a Christie’s per venderla. Ma Koons ha negato qualsiasi collegamento con la scultura e l’accordo è fallito. L’artista ha quindi citato in giudizio il collezionista italiano presso il tribunale di New York, definendo la scultura contraffatta e chiedendone la distruzione.
Ad un certo punto durante il procedimento, secondo il collezionista, Koons ha cambiato versione, dicendo di aver effettivamente creato l’opera d’arte, ma che si trattava di un prototipo difettoso e quindi non vendibile. Nella sentenza definitiva, il giudice non ha ordinato la distruzione del pezzo che è invece stato restituito al collezionista.
Ma quanto varrebbe l’opera se venisse autenticata? Una versione analoga di Serpents è stata venduta da Christie’s nel 2019 per $ 711.000.