Una notizia tristissima che mai avremmo voluto sentire. Ci ha lascati Franco Calarota, grande gallerista italiano, titolare della Galleria d’Arte Maggiore di Bologna. Un’icona dell’arte della città emiliana, la Galleria, situata in via d’Azeglio, è un punto di riferimento nazionale e internazionale per chi ama l’arte dal lontano 1978. Franco è scomparso ha causa di un malore improvviso a 79 anni. La sua perdita è un grave lutto per il mondo dell’arte moderna e contemporanea.
L’annuncio
La moglie Roberta, insieme alla figlia Alessia con Gian Luca Kenzo, annunciano con grande dolore la triste perdita di Franco Calarota di cui rimane un indelebile ricordo e un esempio di come vivere con passione, ottimismo ed entusiasmo ogni singolo giorno.
Le esequie si terranno nella Basilica di San Paolo Maggiore a Bologna sabato 19 marzo alle 11.30.
Chi era Franco Calarota
Franco Calarota, gallerista e filantropo con un grande amore per l’arte, si è sempre occupato della
promozione degli artisti in cui credeva sia sul mercato attraverso la Galleria d’Arte Maggiore g.a.m.
sia sulla promozione culturale attraverso numerose iniziative sostenute spesso da lui stesso, come la
mostra “Giorgio Morandi. Silenzi” al Museo di Palazzo Fortuny a Venezia, e mostre tra cui quelle
di Henri Moore a Bologna (1995), “Giorgio de Chirico. La Fabrique des reves” al Musée d’Art
Moderne de la Ville de Paris (2009), Giorgio de Chirico alla Philips Collection di Washington D.C.
(2013), le molteplici esposizioni realizzate all’Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra,
solo per citarne alcune. E poi ancora le commisioni pubbliche, come il monumento Rampante di
Arman (1999) dedicato alla Ferrari e collocato all’ingresso dell’autodromo Enzo e Dino Ferrari a
Imola. Fino alla creazione di una nuova realtà volta proprio alla promozione dell’arte a Venezia:
ACP – Palazzo Franchetti, con mostre molto importanti come “Jean Dubuffet e Venezia” e
“Massimo Campigli e gli Etruschi. Una pagana felicità”.
L’intera vita di Franco Calarota (1943 – 2022) è stata dedicata all’arte e alla sua promozione. La sua
attività inizia infatti ben prima del 1978, anno in cui fonda insieme alla moglie Roberta la Galleria
d’Arte Maggiore g.a.m. a Bologna, ora diretta dalla figlia Alessia, ma è sicuramente a partire da
quel momento che inizia un percorso che lo ha portato negli anni ai più importanti riconoscimenti
internazionali del mondo dell’arte.
Franco Calarota si è sempre attenuto a una linea molto precisa: l’alta qualità delle opere e degli
autori. Un amore particolare lo lega in modo indissolubile a Giorgio Morandi, artista che da sempre
ha promosso e sostenuto facendolo conoscere o riscoprire attraverso letture curatoriali inedite anche
e soprattutto oltre i confini nazionali, in particolare negli Stati Uniti e in Cina, dove ne ha aperto un
interesse collezionistico oggi al più alto livello. Non era insolito sentirsi riferire a lui come “Mr.
Morandi” tra i corridoi di Art Basel Hong Kong o a The Armory Show di New York e leggere di
questo appropriato appellativo anche nelle pagine delle più importanti testate internazioni, come
nell’articolo apparso sul New York Times il 1 dicembre 2016.
Insieme a Morandi, l’attenzione è sempre stata rivolta ai più grandi artisti del Novecento. Di questi
autori ne ha rilanciato la vitalità proponendoli in chiave di continuità con l’arte delle generazioni
viventi, attraverso progetti curatoriali. In tal senso vanno letti i dialoghi da lui proposti, come per la
mostra Dialogo di luce. Giorgio Morandi. Ettore Spalletti (2015), Giorgio Morandi e Robert
Ryman sempre nello stesso anno o Joan Mirò e Antoni Clavé (2020).
Altra peculiarità che lo ha da sempre contraddistinto è stata la volontà di affiancare al lavoro serio e
autorevole sul fronte del mercato quello della ricerca, valorizzazione e promozione culturale,
portato avanti con la realizzazione di esposizioni in spazi pubblici e la collaborazione con musei e
istituzioni. Queste negli anni sono state davvero molteplici. E’ il caso di ricordare, solo per fare un
esempio, la monografica su Giorgio de Chirico alla Philips Collection di Washington D.C.,
realizzata da Franco Calarota e Renato Miracco con il supporto del Ministero degli Affare Esteri per
celebrare l’anno della cultura italiana negli Stati Uniti nel 2013, e del ciclo di mostre realizzate
all’Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra in cui si sono susseguiti negli anni Giorgio
Morandi, Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Giacomo Manzù e Pablo Echaurren. Franco Calarota
non era nuova a queste collaborazioni pluriennali: dal 1999 al 2006, sempre insieme alla moglie
Roberta, si era infatti occupato del programma espositivo del Palazzo dei Setti a Orvieto che aveva,
negli intenti, lo scopo di andare a costituire la collezione permanente di una futura Galleria d’Arte
Moderna di Orvieto, o al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza in cui, a partire dalla
mostra di Arman nel 1994, Calarota ha portato negli anni artisti internazionali come Leoncillo,
Louise Nevelson, Louis Cane e Sandro Chia, in un lavoro di valorizzazione della ceramica come
vera e propria tecnica espressiva ancora attualissima.
Una menzione speciale la merita la mostra Giorgio de Chirico. La Fabrique des reves al Musée
d’Art Moderne de la Ville de Paris (2009), la più completa rassegna dedicata all’artista fino a quel
momento, per cui a Franco Calarota e alla sua galleria è stata richiesta la coordinazione dell’intera
sezione italiana delle opere esposte.
Non meno importante è anche la sua partecipazione attiva al dibattito culturale e al suggerimento di
proposte espositive che si sono tradotte poi nel tempo, e con l’allargarsi degli interlocutori, in
mostre di portata internazionale come la celebre esposizione di Giorgio Morandi al Metropolitan
Museum di New York nel 2008, realizzata proprio da una proposta di Franco Calarota, o, andando
più indietro negli anni, la grande rassegna di sculture monumentali di Henry Moore realizzata in
Piazza del Nettuno insieme al Comune di Bologna e al MAMbo.
Gli sono stati inoltre più volte affidati spazi pubblici o destinati alla grande collettività per la
realizzazione di opere che sono state da lui commissionate ai più grandi artisti, come nel caso del
monumento Rampante d i Arman (1999) dedicato alla Ferrari e collocato all’ingresso
dell’autodromo di Imola. Unico caso di coinvolgimento della nota casa automobilistica in un
progetto artistico.
Ha svolto inoltre un lavoro di serio approfondimento storico e critico, ponendosi alla guida di
Archivi con cui portare avanti una meticolosa catalogazione delle opere. Questo scrupoloso lavoro
si è concretizzato nel 2016 con la pubblicazione del Catalogo Ragionato delle opere ad olio di
Mattia Moreni.
Sul fronte del mercato, Franco Calarota ha portato la sua Galleria d’Arte Maggiore g.a.m. ad essere
invitata nelle manifestazioni di punta del settore: da Art Basel (Basel, Hong Kong, Miami Beach) a
Tefaf (Maastricht e New York), da Frieze Masters a Fiac e Arco, da Art Cologne, Abu Dhabi Art a
Miart, senza dimenticare Artefiera.
L a stampa ha sempre accolto il suo lavoro con entusiasmo, seguendo con interesse lo sviluppo
negli anni dei suoi progetti, come testimoniamo per esempio gli articoli del New York Times che
legano la figura di Giorgio Morandi alla galleria in più occasioni.
Il suo lavoro
Un ulteriore prestigioso capito si è aggiunto negli ultimi anni. In questo percorso fitto di intrecci tra
spazio privato e pubblico, Franco e Roberta Calarota hanno infatti aperto una nuova realtà nel 2019:
ACP – Palazzo Franchetti. Una sede espositiva esclusivamente istituzionale in uno dei più prestigiosi palazzi veneziani con affaccio diretto sul Canal Grande (www.acppalazzofranchetti.com). La serietà delle mostre presentate – “Jean Dubuffet e Venezia”, “Il Novecento a Palazzo Franchetti”, “Massimo Campigli e gli Etruschi. Una pagana felicità” a cui si aggiungerà ad aprile la mostra “Antoni Clavé. Lo spirito del guerriero” – fanno vincere ad ACP – Palazzo Franchetti l’Oscar come migliore sede espositiva nel 2021. Il suo ultimo sogno, la mostra di portata storica dedicata a Giorgio Morandi e Mark Rothko sarà ora portato avanti dalla moglie Roberta e dalla figlia Alessia.