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In centro a Milano apre la nuova galleria d’arte contemporanea di Banca Generali

Marzia Migliora, Pari o dispari 

Banca Generali in prima linea nel sostegno alla cultura nelle sue varie forme espressive, attraverso un progetto finalizzato ad ampliare i luoghi di fruizione dell’arte per il grande pubblico di Milano e non solo. Da queste premesse nasce BG ArtGallery, il nuovo spazio espositivo di Banca Generali dedicato all’arte contemporanea, ospitato all’interno dello storico Palazzo Pusterla di Piazza Sant’Alessandro 4, nel cuore di Milano. La galleria apre al pubblico gratuitamente in occasione della Milano Art Week (28 marzo-3 aprile).

La nuova BG ArtGallery si propone quindi come luogo creativo per stimolare un senso di apertura al confronto, alla diversità dei generi, delle tendenze, dei materiali, delle forme e dei contenuti. Le opere esposte mirano a unirsi in un insieme che diviene testimonianza del tempo e delle differenti espressioni della cultura artistica contemporanea. Alla base del progetto di Banca Generali c’è la profonda convinzione che l’arte possa contribuire a migliorare la qualità della vita diffondendo sensazioni, bellezza, dubbi, innovazione, riflessioni, spazi per lo sguardo: motivi per i quali va tutelata, preservata e valorizzata.

 

Andrea Galvani, La morte di un’immagine

La collezione di BG Art Gallery si contraddistingue al momento per la presenza di 13 opere rappresentanti il meglio dell’arte contemporanea italiana. Nel percorso espositivo si mescolano e dialogano tra loro le opere dei 5 artisti selezionati da Vincenzo De Bellis (direttore associato del Walker Art Center di Minneapolis, Usa) nell’ambito del progetto BG ArTalent di Banca Generali. Al loro fianco, altri 5 esponenti di spicco della contemporaneità italiana.

La prima opera è quindi Quadrato lucido con prima asserzione di Wittgenstein, coppia di frutti e persone occasionali di Francesco Arena (Torre Santa Susanna, BR, 1978), composta da una lastra di bronzo giallo lucidato a specchio dove l’artista ha inciso la prima delle sette asserzioni al centro del Tractatus Logico-Philosophicus di Ludwig Wittgenstein: The World Is Everything That Is The Case. Si prosegue con Language Infinity Sphere – recording di Rosa Barba (Agrigento, 1972), frutto di un atto performativo realizzato con una sfera d’acciaio completamente ricoperta di caratteri tipografici in piombo ricevuti in eredità da una tipografia italiana che ha chiuso dopo 40 anni di attività, e con Enrico David (Ancona, 1966) che, nel dipinto Untitled, riflette il processo circolare inerente alla sua arte, in cui la forma umana viene modellata, rimodellata e continuamente rinnovata.

La rassegna segue con la ricerca sui materiali di Lara Favaretto (Treviso, 1973); in questo caso, con Squeezing, è il potenziale espressivo del cemento a essere indagato nella sua duplice natura solida e malleabile. Sempre nella selezione di De Bellis rientra quindi Linda Fregni Nagler, già protagonista di una personale a Palazzo Pusterla, che propone tre opere, sintomatiche della sua pratica artistica, nella quale colleziona e raccoglie immagini fotografie preesistenti che, dopo un lungo e meticoloso processo di rielaborazione, assumono nuovi significati.

Giulio Paolini, Senza titolo

La collezione è quindi impreziosita dal lavoro di un grande maestro dell’arte contemporanea, quale Giulio Paolini (Genova, 1940) con il collage su carta Senza titolo. La morte di un’immagine è invece il titolo di due lavori, presentati già al Whitney Museum di New York già nel 2006, nelle quali Andrea Galvani (Verona, 1973) nasconde i soggetti, in questo caso un cavallo nero e uno bianco, utilizzando dei palloncini, con l’obiettivo di sdoppiare l’epicentro visivo ed estenderlo. Con la scultura 35000 A.C (Sphinx Death Mask), l’artista francese Marguerite Humeau dà forma a una maschera di una Sfinge contemporanea, nella sua doppia natura di protettrice e di avversario dell’umano, mentre in Pari o dispari, Marzia Migliora (Alessandria, 1972) si focalizza sulle tematiche di individualità/dualità tipiche della sua ricerca. Infine Maurizio Donzelli (Brescia, 1958) che in Mirror documenta come il suo approccio all’arte affondi le proprie radici nelle teorie filosofiche della natura della percezione e di come i fenomeni visivi quali il colore, le immagini e l’arte stessa influenzino il modo in cui osserviamo e comprendiamo la realtà.

 

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