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Le Martellate, quelle belle. Marcello Maloberti spacca la Triennale di Milano

Marcello Maloberti, Martellate, Installation view presso Triennale Milano.Foto di Andrea Rossetti (3)
Marcello Maloberti, Martellate, Installation view presso Triennale Milano.Foto di Andrea Rossetti (3)
Fino al 25 aprile 2022 la Triennale di Milano ospita la mostra Marcello Maloberti. Martellate a cura di Damiano Gullì.

A VOCE SCRITTA è il progetto che da trent’anni a questa parte porta avanti l’artista Marcello Maloberti (Codogno, Lodi, 1966). Un progetto corale, fatto di voci scritte e orali direttamente rubate dalla vita: frasi personali, citazioni altrui, affermazioni poetiche piuttosto che politiche, parole scaturite da visioni, epigrafi ironiche, versi affilati come lame taglienti.

Entrando nella sala dell’Impluvium di Triennale si ha la netta sensazione di aver appena raggiunto una dimensione sconnessa dalla comune concezione di spazio e di tempo. Pare anzi di essere approdati in un locus amenus contemporaneo, abitato da relazioni dinamiche, complesse e stratificate incentrate sul potere e il valore della parola. La forza del segno che si fa significato, nero su bianco, tanto semplice quanto eterno. I pensieri di Maloberti si stagliano così decisi e monumentali nello spazio bianco di un foglio, esasperato in una tensione attivata da pinze in acciaio che ne assicurano la voracità espressiva. Rimbalzano qua e là, innescando potenti cortocircuiti sensibili, dialettiche libere e liberate, tra l’io e la realtà esterna. Parlano tra loro, colpendo l’osservatore che ne esce impregnato di vita. Martellate decise, pronte a dare ma anche a ricevere.

Marcello Maloberti, Martellate, Installation view presso Triennale Milano.Foto di Andrea Rossetti (3)

Le opere di Maloberti basterebbero da sole, nella loro bidimensionalità, a coinvolgere lo spettatore. È però nell’incontro con la forma orale, optata per questa mostra, che il fruitore ha la possibilità di partecipare attivamente, proiettando interiormente allucinazioni pungenti di vita personale mischiate alle suggestioni imperative dei pensieri dell’artista. La voce di Lydia Mancinelli (Roma, 1936), in un atto performativo, accompagna la lettura delle frasi di Maloberti, citando queste ultime in ordine sparso e con diversa intensità, contribuendo a sua volta a martellare – sferrando colpi diretti – l’anima e l’intelletto del pubblico.

Come la madeleine di Proust, le parole di Maloberti rievocano momenti di vita vissuta, sensazioni; contesti passati o da inventare, offrendoci la possibilità di esplorare strade tortuose, trame intrecciate di umanità in grado di condurre ogni individuo in uno stato estatico, allo stesso tempo collettivo ed universale. Emozioni necessarie e autentiche che la società attuale vuole farci disimparare.

Le Martellate di Maloberti sono un inno alla vita, una lotta contro forme anestetiche e apatiche di massa. La mostra, un’occasione per esplorare e farsi coinvolgere dai puntuali micro-cosmi di parole vivaci. Parole che diventano immagini. Immagini di sogno e di realtà. Le martellate, quelle belle, fanno stare proprio bene.

Marcello Maloberti, Martellate, Installation view presso Triennale Milano.Foto di Andrea Rossetti (3)
Marcello Maloberti, Martellate, Installation view presso Triennale Milano.Foto di Andrea Rossetti (3)

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