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Il collezionista greco Daskalopoulos dona 350 opere a quattro musei internazionali

Dimitris Daskalopoulos
Dimitris Daskalopoulos

Dimitris Daskalopoulos dona 350 opere alla Tate, al Guggenheim, al MCA Chicago e all’EMST ad Atene

Dimitris Daskalopoulos, che ha fatto fortuna nell’industria alimentare greca ed è il fondatore e presidente di Damma Holdings (una società di servizi finanziari e di investimento) è anche un grande appassionato d’arte. Ha deciso di donare più di 350 opere della sua vasta collezione d’arte contemporanea a quattro musei internazionali in uno dei più grandi doni filantropici mai realizzati.

Il Museo Nazionale Greco di Arte Contemporanea di Atene (EMST) riceverà 140 pezzi; la Tate di Londra  110 opere; il Guggenheim di New York e il Museum of Contemporary Art Chicago (MCA Chicago) assumeranno la comproprietà di circa 100 opere.

La sua decisione di rendere le opere disponibili al pubblico in questo modo e non attraverso ad esempio la costruzione di un museo privato, è il risultato di un “modo di pensare” adottato dal collezionista da diversi anni. Gran parte delle opere di artisti greci rimarrà in patria ed andrà all’EMST.  Katerina Gregos, direttore artistico EMST, è molto soddisfatta perché con questa donazione saranno colmate importanti lacune per il museo greco: «Questo è il regalo più significativo nei 20 anni di storia dell’EMST sia in termini di dimensioni che di importanza».

Paul McCarthy, Tomato Head (Burgundy) (1994), andrà all Tate. Courtesy of the artist and Hauser and Wirth. Photo: Douglas M. Parker Studio.

Tra gli artisti presenti nella collezione vi sono Louise Bourgeois, Steve McQueen, Sarah Lucas, Kiki Smith, Matthew Barney, Marina Abramovic, Lynda Benglis, Paul Chan, Robert Gober, David Hammons, Mona Hatoum, Mike Kelley. Daskalopoulos ha raccontato: «Questa è una raccolta coerente che non può andare in un solo posto. È troppo grande, troppo pesante, per essere gestita da qualsiasi museo, anche da uno del calibro della Tate. Se il nostro obiettivo è renderla disponibile a un pubblico il più ampio possibile, dobbiamo guardare a vari musei».

Così la collezione è stata come primo passo suddivisa in tre sottoinsiemi. Lo step successivo è stato studiare le collezioni dei musei per capire quali opere avevano già, per non creare sovrapposizioni. E infine è stata fatta la proposta ai musei. Che regalo!

Marina Abramović e Ulay, Imponderabilia (1977), sarà condiviso dal Guggenheim e MCA Chicago. Giovana dal Magro and Lisson Gallery, London, courtesy of the Marina Abramović Archives.

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