In arrivo l’edizione 2022 della manifestazione espositiva annuale Florence Jewellery Week, dal 28 aprile al 1° maggio in varie sedi a Firenze e Oltrarno
Sono passati più di trent’anni dall’ormai storica mostra Ornamenta 1 – organizzata presso lo Schmuckmuseum di Pforzheim nel 1989 dal suo direttore Fritz Falk –, che delineava grazie a un ristretto team di studiosi il panorama multiforme della ricerca nel campo del gioiello d’avanguardia. Per i curatori non fu facile individuare il fil rouge che legava in stretto dialogo una serie di autori divenuti poi i maestri del gioiello internazionale contemporaneo. Rimane a testimonianza del progetto l’omonimo volume edito dalla Prestel-Verlag a Monaco, divenuto oggi una rarità bibliografica. Queste le premesse per chi oggi desideri aggiornare il quadro del gioiello del Terzo Millennio, assumendosi però un impegno ancor più complesso perché il proliferare di autori e stili ha generato negli ultimi tempi un intreccio espressivo densissimo di contributi degni di essere promossi e diffusi.
A FIRENZE ALCUNI DEI PROTAGONISTI, TRA PASSATO E PRESENTE
A questo proposito, dagli anni Ottanta Giò Carbone rappresenta un sicuro punto di riferimento per chi sia coinvolto direttamente nel panorama orafo, o comunque sia interessato agli sviluppi della ricerca, grazie all’Accademia di Oreficeria LAO (Le Arti Orafe) da lui fondata a Firenze nel 1985, e alla manifestazione a cadenza biennale Lucca Preziosa, da lui ideata vent’anni dopo, nel 2005. Quest’ultima è confluita nel 2015 nella manifestazione espositiva annuale Florence Jewellery Week (FJW) a cura di Carbone stesso, Anna Balatti e Alice Rendon, aperta per la prossima edizione 2022 dal 28 aprile al 1° maggio, in varie sedi a Firenze e Oltrarno.
Con l’avvento della New Jewelry, da quando il gioiello ha cessato di essere simbolo di status sociale ed è divenuto spia indicativa dell’orientamento estetico di chi lo sceglie come emanazione delle proprie scelte culturali, spesso anche con intenti polemici ed eversivi, gli autori, eredi delle investigazioni formali e materiche dei maestri di fine Novecento, spaziano dal concettualismo puro al neocostruttivismo minimalista, dall’approccio scultoreo stile body art all’uprecycling rielaborato in chiave sperimentale, fino alla dimensione spaziale e installativa, in cui il corpo gioca un ruolo subordinato all’ornamento. I loro maestri? In Italia Mario Pinton e Bruno Martinazzi, in Germania Gerhard Rothmann e Hermann Jünger, nei Paesi Bassi Gijis Bakker ed Emmy van Leersum, in Inghilterra David Watkins, in Spagna Joaquim Capdevila, in Giappone Yasuki Hiramatsu, per fare solo qualche nome di valenza ormai storica.
BOLLMANN, UNA COLLEZIONE SPECCHIO DEI TEMPI
Alcune di tali personalità sono rappresentate in una delle sezioni della manifestazione fiorentina attraverso una selezione di trenta opere dalla collezione austriaca Karl e Heidi Bollmann, una delle più importanti oggi esistenti. Ecco dunque pezzi di autori come Manfred Bischoff, Peter Chang, Yasuki Hiramatsu, Fritz Maierhofer, Bruno Martinazzi, Francesco Pavan, Ruudt Peters, Gerhard Rothmann, Peter Skubic. Paola Stroppiana, storica dell’arte che introduce a Firenze la collezione in occasione di uno degli incontri che fanno da corollario all’esposizione, precisa: “La collezione è nata all’inizio degli anni ‘70 a Vienna da Karl e Heidi Bollmann, una coppia amante dell’arte ma sino ad allora lontana dal collezionismo di gioielli: l’incontro con il geniale orafo e artista Peter Skubic, autore del primo pezzo della loro collezione, sollecitò l’interesse verso il gioiello contemporaneo”. Dunque una collezione divenuta specchio del gusto? “Sì, nella collezione Bollmann possiamo leggere l’evoluzione della New Jewelry sia nelle scelte di forme e materiali che da un punto di vista concettuale, poiché è cresciuta in parallelo alle esperienze di incontro e scambio culturale degli stessi Bollmann con gli autori”.
I PERCORSI DELLA RASSEGNA
A Firenze si assiste dunque a una sfaccettata serie di eventi allestiti in vari palazzi e location adibite a spazi espositive. Tra le tappe del percorso di visita, a Palazzo Medici Riccardi gioca un ruolo di primo piano la mostra Preziosa, dove sono raccolti pezzi di nove autori contemporanei, assai noti in ambito internazionale: fra gli altri, Lauren Kalman, autrice di una sorta di antico elmo che riveste il capo come una guaina articolata in maglie a ricciolo; Rein Vollenga, che trasfigura il corpo in apparizione ibrida e spettacolare grazie a esorbitanti appendici tentacolari, mixando scultura e gioiello; Sam Tho Duong, che per le sue duttili gorgiere trae materia dai contenitori in plastica dello yogurt; Conversation Piece (Beatrice Brovia & Nicolas Cheng), che esplora digitale e frontiere del multimediale; Kazumi Nagano, che esercita l’arte tessile nipponica per costruire spille in crine e fili metallici come kimoni in miniatura; Barbara Paganin, che gioca sul tema della memoria, innervato di contenuti nostalgici e narrativi. A loro si aggiungono Anya Kivarkis, Ana Rajcevic, e Jayne Wallace.
A Preziosa si aggiunge Preziosa Young 2021, allestita a Palazzo Coveri per ospitare gli artisti vincitori dell’omonimo premio: nelle loro proposte ora sono esaltati i processi di produzione con focus sul concetto di tempo applicato alle modalità di realizzazione (Xinia Guan); ora sono posti al centro del dibattito i materiali non nobili ma ecosostenibili come le fibre naturali, il caffè, il tè (Pilynn Sriphanich, Zhipeng Wang); ora è il rapporto con la tradizione a far riflettere, in particolare quando si indaga sul tema dell’artificiosità del corpo femminile diffuso sui social in confronto con la sua immagine “classica” (Anne Lahn Hornbaek Hansen), o si suggerisce la rilettura in chiave contemporanea di figure di donne storiche attraverso l’analisi dei gioielli che a loro appartennero (Charlotte Vanhoubroeck).
ECCELLENZE DEL GIOIELLO CONTEMPORANEO
Fra le tante iniziative, spicca quella dedicata a Giovanni Corvaja – artista di formazione veneta, noto per la lavorazione dell’oro intrecciato in filamenti sottilissimi –, qui presente con l’incredibile “colbacco” della collezione Vello d’Oro, bordato di “pelliccia” di filo prezioso (16 micron di spessore), in parure con un bracciale. Alcune altre mostre vedono coinvolte Carla Riccoboni e Alice Rendon che, a conclusione del workshop Segni sul Volto, illustrano i risultati del loro lavoro di progettazione collettiva, nonché la stessa Accademia LAO, che mette in evidenza, secondo un piano di cooperazione internazionale, le opere eseguite dagli studenti accanto alla presentazione del progetto Research Through Jewellery curato da Roberta Bernabei, docente alla School of Design and Creative Arts, Loughborough University, Leicestershire. Infine, grazie alla partnership con Artigianato e Palazzo e con l’Associazione Giardino Corsini, le Scuderie di Palazzo Corsini al Prato ospitano artigiani, artisti e designer di comprovato know-how e forte identità stilistica, mentre, qua e là per la città, boutique e laboratori d’eccellenza aprono spiragli sui segreti delle tradizioni fiorentine, sottolineando l’importanza degli scambi culturali tra storia locale e ricerca del futuro.