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Alloro, il Padiglione Venezia alla 59^ Biennale d’Arte

Goldschmied & Chiari. Doorway, 2022, Stampa su vetro e specchio

“Ogni immagine si forma nel movimento”. Questo può essere considerato il mantra dell’edizione 2022 del Padiglione Venezia, intitolato Alloro, alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia

Tutto muta, nulla muore, tutto scorre e ogni immagine si forma nel movimento: il progetto espositivo del Padiglione Venezia ha fondamentalmente tre temi di fondo: l’avvicinamento dell’uomo alla natura, la forza della donna e la metamorfosi spiegata dall’arte. L’alloro è, infatti, il simbolo per eccellenza della metamorfosi.

Racconta la curatrice Giovanna Zabotti: «Metamorfosi in tutte le accezioni del suo significato: nel suo senso di trasformazione di un essere in un altro di natura diversa e come elemento tipico di racconti mitologici, religiosi, magici. La novità di questo Padiglione sta nel fatto che il visitatore non vedrà le opere d’arte ma le vivrà: si muoverà al suo interno ad un ritmo preciso scandito da una musica, che lo porterà inizialmente ad indagare il proprio io, per poi vivere una sorta di percorso emozionale in tre dimensioni, fino ad assaporare lo sguardo dei giovani artisti verso il futuro».

Questa “esposizione in movimento” si apre con il duo di artiste Goldschmied & Chiari della scuderia della Galleria Poggiali.  Presentano “Portali” e “Magnifica”, due opere inedite che aprono il percorso espositivo: sono opere nate nel 2022, dopo due anni di isolamento in cui la comunicazione è stata mediata da distanza e tecnologia.

«Il sogno, la visione, l’inconscio sono stati gli strumenti attraverso i quali abbiamo navigato nei primi mesi di chiusura e immobilità corporea» sottolineano le artiste. Il progetto per il Padiglione Venezia è un tempio celebrativo della femminilità multiforme, ibrida e mostruosa.

L’ingresso del primo spazio che ospita l’opera Portali è inondato di luce magenta – riflessa da una grande finestra ricoperta dall’immagine trasparente di un portale – e stabilisce l’accesso a un mondo misterioso, oscuro e magico, un paesaggio visibile grazie alla luce naturale che filtrando dalla finestra riempie la sala di colore, illuminando un trittico di specchi circolari sulla parete.

I Portali sono specchi di grande formato sui quali sono fissati scatti fotografici speculari. Le foto ritraggono combinazioni di fumogeni colorati fatti divampare dalle artiste all’interno del loro studio. La performance dalla quale nascono queste opere è stata realizzata e commissionata nel 2021 della società Reti, tra i principali player italiani nel settore della consulenza informatica nel cui spazio industriale sono state scattate le immagini.

La seconda sala, cuore dell’installazione, strutturata come un luogo di culto, ospita uno specchio circolare, un polittico e due dittici. Di fronte al polittico è posizionato un altare dove sono adagiati vetri soffiati nelle antiche fornaci di Murano: si tratta di Magnifica, serie di vasi fitomorfici che rievocano un ibrido mutante tra bocche femminili e piante carnivore in attesa di divorare qualcosa.

«La realizzazione delle forme del vetro comporta il respiro, il soffio, una bocca crea un’altra bocca – spiegano Goldschmied & Chiari – Queste “sculture” installate nel Padiglione Venezia soffiano idealmente il fumo impresso nei Portali».

Portali e Magnifica rappresentano la soglia di mondi enigmatici tra l’alchimia e la prescienza, sono portali della percezione e dell’immaginazione, composte da immagini speculari che si riflettono, come specchi e macchie di Rorschach. Sono specchi ardenti che enfatizzano le qualità incendiarie del materiale e la pericolosità della visione: il corpo dello spettatore riflesso nello specchio diventa un punto di convergenza, entra nell’opera, la moltiplica e si dissolve.

Alloro prosegue il suo percorso con una introduzione al tema intitolata Best Wishes di Ottorino De Lucchi per arrivare all’istallazione al centro intitolata Lympha, il mito di Dafne e Apollo reso in chiave moderna dall’artista Paolo Fantin con il gruppo Ophicina e accompagnato dalla musica, intitolata Gocce di Alloro, del maestro Pino Donaggio. La mostra si conclude in un piccolo “bosco” di alloro, esterno alla struttura.

La terza e ultima sala è occupata dalle opere vincitrici del concorso Artefici del Nostro Tempo.

Il Padiglione è accessibile a numero contingentato per poter vivere al meglio l’esperienza, su turni di dieci di minuti circa. I visitatori saranno accolti dagli studenti dell’Università di Ca’ Foscari e dello Iuav di Venezia.

www.labiennale.org

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