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Sul custodire e il perdere. La mostra su Chantal Akerman a San Giovanni Valdarno

Chantal Akerman, Femmes d’Anvers en Novembre, Multiple channel videoinstallation, 2008, © photo Ela Bialkowska OKNO studio_Courtesy Casa Masaccio _ Centro per l’Arte Contemporanea Chantal Akerman, Femmes d’Anvers en Novembre, Multiple channel videoinstallation, 2008, © photo Ela Bialkowska OKNO studio_Courtesy Casa Masaccio _ Centro per l’Arte Contemporanea
Chantal Akerman, Femmes d’Anvers en Novembre, Multiple channel videoinstallation, 2008, © photo Ela Bialkowska OKNO studio_Courtesy Casa Masaccio _ Centro per l’Arte Contemporanea
Chantal Akerman, Femmes d’Anvers en Novembre, Multiple channel videoinstallation, 2008, © photo Ela Bialkowska OKNO studio_Courtesy Casa Masaccio _ Centro per l’Arte Contemporanea
Casa Masaccio | Centro per l’Arte Contemporanea di San Giovanni Valdarno presenta il secondo appuntamento di ESPORRE IL CINEMA, ciclo di mostre legate Premio Marco Melani. L’edizione 2021 è dedicata a Chantal Akerman (Bruxelles, 1950 – Parigi, 2015). Dal 26 febbraio all’8 maggio 2022.

Chantal Akerman, regista, artista, attrice, scrittrice e sceneggiatrice, è una delle più importanti registe della sua generazione. Figura di punta nel cinema europeo sperimentale, sin dai primi anni ’70 ha avuto un ruolo cruciale nella graduale dissoluzione, così emblematica negli ultimi vent’anni, delle frontiere tra lo spazio del cinema e quello dell’arte.

Figlia di Ebrei polacchi sopravvissuti ad Auschwitz e rifugiati in Belgio, sin dai suoi precoci esordi, Akerman ha sempre avuto un’ossessione per lo spazio domestico. Forse una reazione alla condizione apolide e alla sensazione di non appartenere a nessun luogo. Da qui la continua ricerca di un sentimento di appartenenza.

Così la casa è diventata centro della sua ricerca artistica, tesa tra la concretezza della quotidianità e il potere evocativo dell’astrazione. Simbolo di un ancestrale bisogno d’identità e protezione, in molti dei suoi film la dimensione casalinga è diventata però anche teatro di solitudine.

Chantal Akerman, Femmes d’Anvers en Novembre, Multiple channel videoinstallation, 2008, © photo Ela Bialkowska OKNO studio_Courtesy Casa Masaccio _ Centro per l’Arte Contemporanea
Chantal Akerman, Femmes d’Anvers en Novembre, Multiple channel videoinstallation, 2008, © photo Ela Bialkowska OKNO studio_Courtesy Casa Masaccio _ Centro per l’Arte Contemporanea

Non a caso STANZE. Sul custodire e il perdere, prende voce e corpo in un edificio storico, la cui originaria destinazione d’uso era proprio quella domestica. Come sempre accade, anche in questa occasione Casa Masaccio insiste sull’idea di una contiguità semantica tra il percorso espositivo e il contesto architettonico con una mostra che asseconda le potenzialità del cinema come spazio tridimensionale e come esperienza spaziale oltre che temporale. La mostra risulta così immersiva e capace di trasmettere sentimenti quali il senso di appartenenza e sentimento di perdita, soglie e confini, tra interiorità e esteriorità.

A introdurre la mostra, Marcher à coté de ses lacets dans un frigidaire vide (2004). Installazione sonora che evoca l’attraversamento di un labirinto trasparente, alla ricerca di un taccuino scritto in polacco nel 1920 e appartenuto alla madre della madre dell’artista. Unica cosa di lei rimasta. Un semplice oggetto che contiene un intero mondo.

Femmes d’Anvers en Novembre (2008) è invece un’installazione video dove diverse figure femminili eseguono un gesto ripetuto, riconnettendosi alla ritualità del quotidiano caratterizzante Jeanne Dielman (1975), il film con cui Akerman si è imposta all’attenzione della critica.

Chantal Akerman, Femmes d’Anvers en Novembre, Multiple channel videoinstallation, 2008, © photo Ela Bialkowska OKNO studio_Courtesy Casa Masaccio _ Centro per l’Arte Contemporanea
Chantal Akerman, Femmes d’Anvers en Novembre, Multiple channel videoinstallation, 2008, © photo Ela Bialkowska OKNO studio_Courtesy Casa Masaccio _ Centro per l’Arte Contemporanea

Dai suoni urbani e dalle mutevoli immagini, prive di ogni narrativa, Tombée de Nuit sur Shanghai (2007) è una panoramica di porti, acqua, navi, passanti casuali ed enormi insegne pubblicitarie che riempiono l’orizzonte di Shanghai, mentre la notte cala sulla città.

Infine in La Chambre (1972-2007) Akerman, regista e al contempo attrice silenziosa, indaga la realtà moltiplicando lo spazio domestico. L’interno di una stanza si dilata e si restringe in un movimento ipnotico, esemplificativo della mutevole percezione del tempo.

STANZE. Sul custodire e il perdere è stata ideata sotto la direzione artistica di Claire Atherton, stretta collaboratrice e editor di Akerman, rappresentante della Fondazione Chantal Akerman, e con Carole Billy, direttrice della Galleria Marian Goodman di Parigi.

Chantal Akerman, Femmes d’Anvers en Novembre, Multiple channel videoinstallation, 2008, © photo Ela Bialkowska OKNO studio_Courtesy Casa Masaccio _ Centro per l’Arte Contemporanea
Chantal Akerman, Femmes d’Anvers en Novembre, Multiple channel videoinstallation, 2008, © photo Ela Bialkowska OKNO studio_Courtesy Casa Masaccio _ Centro per l’Arte Contemporanea

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