L’asta 914 di Dipinti Antichi e Arredi di Meeting Art si sviluppa in quattro sessioni e comprende più di 500 lotti, suddivisi nei weekend del 14, 15, 21 e 22 maggio 2022. Si alterneranno importanti dipinti di antichi maestri, mobili, oggetti d’arte e ceramiche
Nella prima sessione, del 14 maggio, una parte dell’asta è dedicata agli arredi provenienti da Villa Pogliaghi-Besozzi di Laveno-Mombello. Spiccano una coppia di rari obelischi romani in argento e porfido dell’orafo Giovanni Valadier, un raro cassettone a mezzaluna Luigi XVI intarsiato in legni vari (Vercelli, fine XVIII secolo, ebanista Luigi Ravelli) e un raro pannello a tarsia lignea (Vercelli, fine XVIII secolo) realizzato dall’intarsiatore Ignazio Ravelli raffigurante una prospettiva con grande ponte e architetture in legni vari. Il soggetto è tratto da un’incisione all’acquaforte di Vincenzo Mazzi appartenente a un volume di capricci teatrali stampato a Bologna in seconda edizione nel 1761 e conservato alla Pinacoteca nazionale di Bologna.
Chiude la sessione una coppia di capricci di Marco Ricci. Riconducono all’autore le inventive che si riallacciano chiaramente al genere del “Capriccio architettonico”, da lui coltivato con originale personalità ed esplicato in una fitta serie di piccole tempere, non escludendo la realizzazione di parallele esecuzioni ad olio, imperniate sui monumenti e gli svariati parametri minori ispirati all’antica Roma. Nel secondo decennio del Settecento, si incrementò notevolmente la richiesta di tele di formato da quadreria, come quelle in esame, nelle quali si trovano resti di antichi edifici, statue, sculture mutile, frammenti architettonici, che riportano all’antica Roma, assemblati in modo fantasioso, sciolto da qualsiasi diretto unitario approccio realistico. Nella scheda in catalogo si sottolinea che un capriccio pressoché identico ad uno di quelli in asta è stato venduto a Londra da Sotheby’s nel luglio del 2005 a 242.000 sterline.
La seconda sessione, del 15 maggio, comprende una collezione di dipinti fiamminghi dal XVI al XVIII secolo di un gentiluomo torinese culminante con una importante tavola raffigurante Cefalo e Procri, storia narrata dalle Metamorfosi di Ovidio (VII, 752-765). Mentre Cefalo era a caccia, armato di un dardo infallibile e di un cane che riusciva sempre a catturare le prede, la moglie Procri si nascose per controllare che l’uomo non la tradisse. Scambiatala però per un animale che si muoveva nei cespugli fu uccisa dal suo stesso marito.
Sempre in questa sessione saranno dispersi argenti napoletani, arredi con commessi in marmi antichi e si concluderà con la pittura di alta epoca con una importante tavola del ligure Antonio Brea (XV-XVI secolo) raffigurante una Madonna con Bambino in trono e angeli ed un polittico a fondo oro lombardo del XV secolo del bresciano Andrea Bembo.
L’opera attribuita a Bembo è uno degli highlight del catalogo ed è presentata con stima a richiesta. Il dipartimento non svela la cifra ma assicura che è “molto interessante”. Raffigura una Madonna della Misericordia, tra san Bernardo e la Madonna della Salute. Di grandi dimensioni, 133,5×87 cm, la tavola vede al centro la Madonna che accoglie sotto il suo manto protettivo, tenuto aperto da due angeli, un folto gruppo di fedeli, quasi un campionario dell’intera società umana, in cui si distinguono papi, imperatori, re, vescovi, feudatari, membri di ordini religiosi e persone comuni. Sul suo petto, il Cristo benedicente e sopra di lei, un canuto Dio Padre, con il libro del Logos ancora chiuso.
Sulla sinistra, un frate certosino, identificato da una scritta frammentaria come San Bernardo e nello scomparto di destra, la Vergine nasconde sotto il suo mantello un bambino, e con un bastone tiene lontano quel che sembrerebbe un nero animale feroce: questa peculiare iconografia è quella della cosiddetta Madonna del Soccorso. Essa si basa su una leggenda medievale, secondo la quale una donna, esasperata dal frignare di un bambino, proruppe in un “Che il Diavolo ti porti!”; e il Diavolo, puntuale, apparve per prendersi il piccolo. La madre, tuttavia, lo convinse ad aspettare un anno, trascorso il quale invocò la Vergine, che accolse il bambino sotto al suo manto, e con un randello mise il Diavolo in fuga.
Come ben spiegato nello studio critico del professor Mauro Lucco (nella scheda in catalogo), lo stile del dipinto è senza alcun dubbio lombardo, legato a modelli milanesi soprattutto nell’ambito di artisti attivi intorno al 1444 nella cappella di Teodolinda nel Duomo di Monza, che la scritta dedicatoria identifica come “de Zavatariis”. La simmetria dei riboboli lineari nel manto della Madonna, così come dei cartigli fluttuanti per l’aria, è molto simile a quella che si vede nella stessa cappella monzese o nella Assunzione della Vergine di Brera, attribuita a Francesco o Girolamo Zavattari. Tuttavia, se decisamente lombardo è lo stile figurativo, gli intagli della splendida cornice ci portano in ambito veneziano, portando la matrice esecutiva nei territori di Brescia e Bergamo, allora sotto il controllo della Serenissima. Tra quelle che potremmo definire gemmazioni dello stile degli Zavattari vi è la famiglia di pittori dei Bembo, il cui capostipite Giovanni si spostò a Brescia dal 1421. Al figlio Andrea è riferito il trittico in asta: la sinuosità della linea e le fisionomie dei devoti hanno molti punti di contatto con opere (perlopiù affreschi) databili intorno al quarto decennio. Alla sommità dell’arco trionfale della chiesa di Sant’Agostino a Bergamo, un Padreterno attorniato da angioletti molto simile al nostro, e un’evidente ulteriore somiglianza vi è nella Vergine annunciata nell’affresco bergamasco, vicina in maniera sensibile alla nostra Madonna del Soccorso.
La terza sessione, del 21 maggio, vedrà la presenza di una collezione di porcellane di Meissen, i dipinti con soggetto a natura morta, un grande dipinto di Giuseppe Nuvolone che raffigura, con taglio originale e non comune, la scena evangelica della circoncisione di Gesù. La Madonna consegna il Bambino a Simeone, non senza qualche esitazione. Gesù infatti si volta verso la madre con atteggiamento turbato.
La sessione si chiude con una serie di quattro brillanti tele allegoriche delle stagioni con putti. Ritenuti per tradizione familiare da sempre capolavori di Vittorio Amedeo Rapous, i quattro dipinti paiono invece attribuibili ad un importante e raro artista del Settecento francese, Jean Hugues Taraval, pittore decorativo brillante e di grande talento.
La sessione conclusiva, del 22 maggio, inizierà con una parentesi dedicata alle arti decorative del XX secolo, l’argenteria inglese d’epoca e terminerà con una nuova scoperta sulla pittura neoclassica lombarda con una pregevole tela del mantovano Giuseppe Bottani raffigurante Cleopatra.
Secondo Plutarco, la regina d’Egitto si preparò al suicidio con un pasto che includeva dei fichi, portati in un cesto dentro il quale era nascosto un aspide velenoso. Il soggetto ha conosciuto una fortuna iconografica straordinaria nell’ambito dell’arte europea. In questo dipinto, squisito capolavoro del primo neoclassicismo, Cleopatra si appresta a prendere la serpe dal cesto, che le viene offerto, fra il turbamento delle sue ancelle.
La figura di Cleopatra è evidentemente ispirata a modelli scultorei greco/romani, segnatamente alla “Arianna addormentata” dei Musei Vaticani, che però anticamente si riteneva una figura di Cleopatra morente. Giuseppe Bottani (1717/1784) è considerato uno dei migliori pittori neoclassici italiani. Dopo una prima formazione a Firenze, si trasferì a Roma. La sua opera fu indirizzata prevalentemente alla rappresentazione di soggetti sacri, mitologici e di genere. Fu uno dei maggiori esponenti del primo neoclassicismo italiano, attivo per l’Accademia di San Luca, Sant’Andrea delle Fratte, Palazzo Doria Pamphilj.
Nel 1758 fu eletto Accademico di San Luca e nel 1769 Maria Teresa d’Austria lo chiamò a Mantova a dirigere l’Accademia. L’opera in asta va inserita nell’ambito della produzione del Bottani di quadri per la committenza privata, per i quali la critica ha notato un influsso da Poussin. In generale le tipologie delle figure del dipinto trovano eco in numerose opere documentate di Bottani.
Nella scheda in catalogo gli esperti di Meeting Art passano in rassegna alcune opere dell’artista dove il confronto appare evidente: il celebre ritratto di Caterina Valadier con i figli Giuseppe e Maria Clementina del 1766 circa (Museo di Roma), il Rinaldo che impedisce il suicidio di Armida del 1767 degli Uffizi di Firenze, la Nascita di Maria Vergine del 1769 di Pescia, per proseguire con una Cleopatra apparsa recentemente sul mercato antiquario e tele firmate come la Separazione di Achille da Briseide del 1778.
>>> In occasione di quest’asta domenica 8 maggio, alle ore 12, Meeting Art ospita nel Salone degli incanti l’evento intitolato LE EMOZIONI DELL’ANTICO, riflessioni storiche e artistiche su dipinti e oggetti d’arte di grande pregio inseriti in questa asta di antiquariato. La presentazione sarà trasmessa in diretta TV con gli interventi di studiosi, esperti d’arte e curatori museali (Nell’occasione sarà anche presentato il volume “L’Incanto è un’arte” il cui ricavato sarà devoluto all’Anffas di Vercelli).
ASTA 914 DIPINTI ANTICHI E ARREDI
Prima Sessione: Sabato 14 Maggio 2022 ore 12:30 – Lotti dal 1 al 130
Seconda Sessione: Domenica 15 Maggio 2022 ore 12:30 – Lotti dal 131 al 260
Terza Sessione: Sabato 21 Maggio 2022 ore 12:30 – Lotti dal 261 al 390
Quarta Sessione: Domenica 22 Maggio 2022 ore 14:00 – Lotti dal 391 al 500