Carlo Carrà Mattino sul mare 1928 Olio su tela su cartone Collezione privata in deposito a lungo termine presso Ca’ Pesaro- Galleria Internazionale d’Arte Moderna- Fondazione Musei Civici di Venezia
Il MASI Lugano, dal 22 maggio al 9 gennaio 2023 presenta, grazie a una collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia, una selezione di trenta capolavori dell’arte italiana realizzati tra le due guerre da alcuni tra i più importanti artisti dell’epoca: Carlo Carrà, Massimo Campigli, Giacomo Manzù, Ottone Rosai, Scipione e Mario Sironi. Questo eccezionale nucleo di opere proviene da storiche collezioni d’arte italiane ed è recentemente entrato come deposito a lungo termine presso Ca’ Pesaro- Galleria Internazionale d’Arte Moderna- Fondazione Musei Civici di Venezia. La mostra è a cura di Cristina Sonderegger.
Ad eccezione di Scipione e Manzù, che seguono traiettorie più indipendenti, gli artisti in mostra sono legati da un percorso comune: dopo l’esperienza delle avanguardie, e, per alcuni, della guerra, essi aderiscono a quei principi di “Ritorno all’ordine” del gruppo del Novecento italiano, di cui Margherita Sarfatti fu promotrice e teorica all’inizio degli anni Venti. Per gli esponenti del gruppo il superamento delle avanguardie – in particolare quella futurista – si esprimeva nel recupero delle forme classiche e della semplificazione compositiva e formale propri alla tradizione primitiva e rinascimentale italiana. In questo senso, i dipinti esposti sono accomunati, sul piano stilistico, dalla ricerca di sintesi, dall’armonia e dall’essenzialità formale.
L’allestimento della mostra segue un ordinamento per autore e presenta diversi capolavori che segnano scelte stilistiche e tematiche fondamentali nell’opera dei singoli artisti, oppure raccontano una storia collezionistica ed espositiva rilevante. Il percorso, in cui il pubblico è invitato a scegliere liberamente il proprio itinerario, permette quindi di scoprire esempi significativi come il celebre dipinto di Campigli Le amazzoni o Donna ingioiellata, opere come Casine sul Sesia e Mattino sul mare di Carrà, i Giocatori di toppa ed il Venditore ambulante di Ottone Rosai, le scultura Ragazza sulla sedia e Cardinale di Manzù, e, ancora, la serie dedicata al Cardinal Decano di Scipione. Aprono idealmente la mostra i dipinti di Mario Sironi Pandora e Il bevitore, quest’ultimo parte della collezione Sarfatti fino agli ’50.
Massimo Campigli Le amazzoni 1928 Olio su tela Collezione privata in deposito a lungo termine presso Ca’ Pesaro- Galleria Internazionale d’Arte Moderna- Fondazione Musei Civici di Venezia
Equilibrio, compostezza e recupero di una forma compositiva classica: questi i principi di quel “Ritorno all’ordine” di cui Carlo Carrà si fa pieno interprete nei primi anni Venti, dopo essere stato tra i fondatori del futurismo e dopo l’esperienza della guerra. Nel suo Mattino sul mare, realizzato nel 1928 a Forte dei Marmi, il paesaggio marino è semplificato, purificato, fino a raggiungere la potenza di un’immagine archetipica. Un’analoga riduzione del paesaggio ai minimi elementi costitutivi contraddistingue anche la tela Casine sul Sesia di qualche anno prima (1924).
È un linguaggio schietto, che ricerca la sintesi e l’essenzialità quello del fiorentino Ottone Rosai, che pure aveva fatto l’esperienza del fronte. Ne I giocatori di toppa, 1920 – soggetto su cui l’artista tornerà per tutta la sua carriera – il gruppo di personaggi di strada è restituito per sottrazione. Attraverso pochi attributi e senza indulgenze per la critica sociale verso un’umanità ai margini, Rosai sa raggiungere una grande intensità pittorica.
Massimo Campigli, Donna ingioiellata, 1942, Olio su tela, Collezione privata in deposito a lungo termine presso Ca’ Pesaro- Galleria Internazionale d’Arte Moderna- Fondazione Musei Civici di Venezia
Vibrano invece di colori accesi e prospettive azzardate le opere di Gino Bonichi, detto Scipione, artista prematuramente scomparso, che si pone in dissenso verso il regime e verso il realismo del gruppo del Novecento. In mostra il suo Bozzetto per il ritratto del Cardinal Decano e lo Studio per Cardinal Decano – tra le opere più intense dell’artista – sono parte di un ciclo sul Cardinale Vincenzo Vannutelli, che culminerà nel celebre ritratto conservato alla Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
L’attenzione-ossessione per l’immagine cardinalizia accompagna anche l’opera di Giacomo Manzù, che ne rimane impressionato durante una cerimonia a San Pietro. Nella sua scultura Cardinale, del 1952, le forme bloccate e un trattamento semplificato erigono l’ecclesiastico a immagine emblematica. Somiglia invece quasi ad un calco dal vivo la Ragazza sulla sedia, impressionante scultura a grandezza naturale del 1949. Un tema accademico come la modella in posa per l’artista è trasformato da Manzù in un esercizio di purezza lineare.