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Successo di ‘Rigoletto’ al Carlo Felice all’insegna della tradizione 

E’ proprio vero che i teatri lirici si riempiono solo con i grossi titoli, quelli più noti, quelli che conoscono anche coloro che di canto e musica ne sanno poco. E così è successo anche venerdì sera, il 13 maggio, al Carlo Felice di Genova per la prima di Rigoletto, opera che da quando ha debuttato, l’11 marzo 1851, dopo aver superato l’esame della censura asburgica, ha sempre entusiasmato il pubblico.

Certo le polemiche ci sono state contestando al compositore la scelta di aver messo in musica un soggetto controverso, tratto da Le Roi s’amuse di Victor Hugo, sebbene traslato nella cinquecentesca corte del Duca di Mantova, ma la storia del gobbo padre di una bella figlia che finisce tra le grinfie del seduttore piaceva nel periodo che si trascinava ancora il fluido del Romanticismo e piace ancora.

E così dopo 171 anni la celebre opera facente parte della trilogia verdiana riempie le platee anche quando l’allestimento non è perfetto. Lo spettacolo, tornato a Genova dopo cinque anni, ha senz’altro un allure diverso. Scene e costumi (della bravissima Regina Schrecker) rimasti chiusi nei container per due anni causa covid, sembra che ne abbiano sofferto e tutto sembra opaco e fanè. Ma l’opera lirica va valutata soprattutto per musica e canto e questi aspetti senz’altro non hanno deluso.

Spendere però due parole sulla regia di Panerai ne vale la pena. E’ stato compito della regista irlandese Vivien Hewitt ricomporre per la prima volta l’impianto registico e scenografico ricevuto in eredità dal maestro toscano, che ha sempre lavorato molto affinchè i personaggi si immergessero nella drammaturgia, rimanendo fedeli alla propria personalità. Panarei era dotato di un grande istinto teatrale, come ha spiegato la regista, anche perchè ha passato una vita in palcoscenico e questo, si sa, è il miglior insegnamento per questo mestiere.  E così vediamo i vari cantanti  muoversi  in scena con disinvoltura e grande predisposizione recitativa oltre che a mostrare tutti grandi abilità canore. Giovanissimi e dotatissimi da Giovanni Sala (Il Duca di Mantova), Enkeleda Kamani, una Gilda fresca, in possesso di ottime doti vocali usate a dovere, Riccardo Zanellato (Sparafucile), Caterina Piva (Maddalena), Gianfranco Montresor (Monterone), Marco Camastra (Marullo) per arrivare al baritono mongolo Amartuvshin Enkhbat nel ruolo di Rigoletto dalla voce potente come la sua stazza corporea. 

Jordi Bernàcer ha diretto l’orchestra genovese egregiamente tenendo conto dell’originalità musicale in cui le arie non sono isolate ma immerse in un movimento più ampio e drammaturgicamente fluido. Qualche perplessità la riserviamo al balletto del primo atto, coreografato dal genovese Nicola Marrapodi, danzatore storico della compagnia di Giovanni di Cicco, che si è lasciato un po’ prendere la mano nella sua pantomimica in cui la storia di Amore e Psiche, diventato spettacolo di corte, nonchè metafora della vicenda di Rigoletto, prende eccessivamente campo diventando invasiva e distraente su quanto accade in scena dettato dal libretto dell’opera.

Grandi applausi finali e ripetute chiamate sul palco per tutti a dimostrazione dell’intramontabilità dell’opera lirica tradizionale. Lo spettacolo rimarrà in scena fino a domenica 22 maggio con alternanza di cast.

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