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Portami pure via: l’evento interattivo di Cesare Pietroiusti all’Archivio Agnetti. Un’intera parete di oltre 200 disegni è a disposizione del pubblico

Vincenzo Agnetti, Paesaggio, 1971, Archivio Agnetti

L’Archivio Agnetti presenta mercoledì 18 maggio dalle ore 16 alle 22 l’evento di Cesare Pietroiusti Portami pure via nell’ambito della mostra Spazio/Territorio. Quattro artisti: un dialogo con Vincenzo Agnetti, a cura di Giorgio Verzotti, che inaugura il nuovo ciclo “Andata e Ritorno”, per mettere a confronto le opere di Agnetti con quelle di artisti di generazioni più giovani.

Un’intera parete di oltre 200 disegni è a disposizione del pubblico: ogni visitatore può staccarne uno e portarlo via. Un’operazione di ridefinizione dello statuto dell’opera d’arte e di critica alla sua mercificazione: ogni transazione economica renderebbe l’opera un falso. L’evento si svolge durante l’iniziativa Zona Monti, che prevede un’apertura coordinata al pubblico di spazi d’arte, gallerie, fondazioni e studi di artisti dalle ore 12 alle 22 nel quartiere tra Cadorna e Conciliazione.

Cesare Pietroiusti, Portami pure via, mostra SpazioTerritorio, Archivio Agnetti

Il progetto espositivo Spazio/Territorio verte sullo spazio a partire dai concetti elaborati da Vincenzo Agnetti, in particolare la dicotomia spazio/territorio e ciascuno dei quattro artisti – Sergio Limonta, Filippo Manzini, Cesare Pietroiusti, Luca Vitone – espone un’opera in relazione a una o più opere di Agnetti.

Pietroiusti affronta lo spazio istituzionale, il “Corfine” (la cornice del quadro, ma anche quella dell’intero sistema dell’arte, definisce un confine) realizzando opere che si possono prendere gratuitamente dagli spazi espositivi, ma che non possono essere vendute pena la perdita di ogni valore economico: all’istituzione si risponde col paradosso, una pratica molto frequentata da Agnetti.

Sergio Limonta invece mette a confronto le sue bandiere appiattite con quelle elaborate da Agnetti nella definizione di uno spazio geopolitico.

Filippo Manzini realizza fotografie in bianco e nero e a colori in cui lo si vede intervenire negli spazi urbani con le sue sbarre metalliche come sculture effimere. L’artista identifica spazio esistenziale, come quello a cui alludono alcuni feltri di Agnetti, per esempio “Abitato dalle cose e dal respiro”.

Luca Vitone espone alcuni suoi lavori sulle comunità Rom, il popolo nomade opposto ad ogni territorialità uno fra i concetti centrali indagati da Agnetti con i suoi feltri, le grafiche e gli assiomi sull’argomento, fra tutti “Misurare lo spazio è solo e solo un gesto di appropriazione territoriale”.

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