A Napoli fino al 26 giugno l’arte dall’Impressionismo alla Belle Époque è in mostra a Palazzo Fondi, con oltre 900 capolavori in formato digitale e originali di Vincent van Gogh, Bernard, Cézanne, Cormon, Gauguin, Mauve, Monticelli, Toulouse-Lautrec.
Rivivere la vita della seconda metà dell’Ottocento, fatta di piaceri e di intrattenimento, della borghesia francese che affollava locali, caffè, giardini, teatri e ristoranti con ampie terrazze e le sale da ballo. Un periodo florido che va dall’Impressionismo all’Espressionismo fino alla Belle Époque, e che è possibile osservare attraverso le testimonianze visive di giornali, riviste, fotografie, dipinti, sculture e tanto altro. Uno degli artisti più proficui di quel periodo, artefice di 900 opere in dieci anni fu Vincent Van Gogh (1853-1890), pittore olandese dalla vita tormentata. Tanta fu la sua febbrile produzione che è celebrata con una mostra dal titolo, Van Gogh Multimedia e la Stanza segreta, ideata e prodotta da Navigare Srl, allestita nelle sale di Palazzo Fondi a Napoli, curata da Giovanna Strano e Maria Rosso, fino al 26 giugno 2022.
In esposizione oltre 900 capolavori in formato digitale di Van Gogh, Emil Bernard (1868-1941), Paul Cézanne (1839-1906), Fernand Cormon (1845-1924), Paul Gauguin (1848-1903), Anton Mauve (1838-1888), Adolphe Joseph Thomas Monticelli (1824-1886) e Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901), insieme ad un’opera originale dell’artista di Zundert e ad altre 11 di diversi pittori. Ad accogliere i visitatori nella prima sala sono i tre mosaici realizzati dai bambini della “Fondazione Bambini e Autismo Onlus” di Pordenone, sul modello di altrettanti capolavori di Van Gogh.
A seguire si accede nello spazio che ospita la proiezione virtuale dei caleidoscopici dipinti del pittore olandese sulle pareti. Particolarmente suggestiva è anche la riproduzione concreta in dimensioni reali della celebre stanza da letto della “casa gialla” di Arles, in Provenza, in cui l’artista visse per un breve ma significativo periodo tra il 1888 e il 1889, collocata accanto ad una collezione di abiti artistici dedicati alle sue opere. Alla visione bidimensionale della grande sala precedente, si passa a quella tridimensionale con la tecnologia dell’Oculus VR360 QHD, usata come strumento per avvicinare un più ampio pubblico all’arte.
Proseguendo con il percorso espositivo, scorrono sui dei singoli pannelli i dipinti realizzati nel corso della sua vita. Nel 1880 la sua pittura era composta da una tavolozza in cui si percepivano colori cupi. Soltanto quando si trasferì a Parigi cambiò il suo stile avvicinandosi alla cultura del tempo. La produzione di questo periodo si focalizzò sullo studio dei casali, dei paesaggi e dei contadini, lavori che mostrano dipinti piatti e un cromatismo non sempre utilizzato per dare l’effetto migliore, un esempio è: Donna per strada, due alberi sullo sfondo.
I due anni che Van Gogh trascorse nella capitale francese furono i più importanti della sua carriera: intrattenne rapporti con Toulouse-Lautrec, Emile Bernard, Camille Pissarro (1830-1903), Georges Seurat (1859-1891) e Paul Gauguin. Tuttavia, egli non accettò pienamente la nuova corrente artistica del’Impressionismo, ma prese solo in parte la loro tecnica adattandola al suo stile, ravvivando significativamente la gamma cromatica, visibile in Natura morta con caraffa e piatto con limoni.
Durante la sua permanenza a Nuenen, nei Paesi Bassi, tra dicembre 1883 e novembre 1885, dipinse scene di vita agreste, a cui era particolarmente affezionato. In questo luogo cambiò ulteriormente la sua tecnica, visibile nei dipinti La vecchia torre di Nuenen con contadino che ara e Testa di contadina con cappello nero del 1884, realizzando, inoltre, uno dei suoi primi capolavori, I mangiatori di patate.
Si trasferì ad Arles, città provenzale a sud della Francia, tra il febbraio del 1888 e maggio 1889, luogo di grande creatività e di proficua produttività. I disegni e i dipinti di questo periodo racchiudono una sintesi dei due precedenti momenti artistici a Nuenen e a Parigi. Qui dipinse i celebri Vaso con dodici girasoli e Raccolto a La Crau con il Montmajour sullo sfondo.
Da maggio del 1889 a maggio del 1890, trascorse un anno presso l’ospedale di Saint-Rémy de Provence, che fu probabilmente il più difficile di tutta la sua vita dal punto di vista psicologico. Dopo essersi tagliato una parte dell’orecchio sinistro ad Arles, si fece volontariamente curare nell’istituto psichiatrico della città. Per tutto il tempo dovette combattere contro i suoi demoni personali, ma riuscì anche a creare molte delle migliori opere della sua vita. A volte fu completamente inabile a causa della sua malattia. Nei momenti di lucidità il personale del manicomio gli permise di dipingere all’aperto e di perfezionare la sua arte, in particolare i paesaggi: ad esempio Campo di grano con cipressi, è tra le opere più rappresentative.
A Auvers-sur-Oise, un piccolo villaggio a nord di Parigi, visse per tre mesi tra il maggio e luglio del 1890. Arrivò in questo luogo su consiglio del fratello Theo e del suo medico. Dipinse Casolari con il tetto di paglia a Cordeville e l’iconico Portrait du docteur Gachet, oltre a tanti altri. Qui il 27 luglio del 1890, si sparò al petto per morire due giorni dopo e venne sepolto nel cimitero cittadino. Accanto a lui, riposa anche il fratello Theo, che era stato il suo unico sostegno nelle crisi e che morì sei mesi dopo di lui.
Proseguendo con la mostra, si assiste alla proiezione in ordine tematico delle sue opere, che vanno dai ritratti ai girasoli, fino agli autoritratti. Nei volti, il pittore cercò la somiglianza fotografica, con l’obiettivo di rivelare al pubblico appassionate espressioni, utilizzando l’arte come mezzo di comunicazione e puntando a stimolare il carattere della scienza moderna e il gusto emergente per il colore. L’osservazione dell’artista sulla fisionomia interiore degli uomini e sulle loro sofferenze quotidiane si sovrappone, e gradualmente si identifica, con l’angoscia e il turbamento psichico caratteristici dei suoi ultimi anni di vita, come in Testa di donna del 1885.
Jan Hulsker (1907-2002), uno dei massimi studiosi di Van Gogh, affermò che la serie dei girasoli, visibili in mostra, è la produzione artistica che ha fatto conoscere l’artista olandese in tutto il mondo. Essi riproducono le diverse fasi della vita della pianta, che vanno dalla nascita al bocciolo, fino alla loro morte attraverso l’appassimento.
Tra il 1886 e il 1890, il pittore immortalò sé stesso 37 volte con dipinti ad olio, 4 su disegni e una volta per intero. Il suo sguardo raramente è diretto verso l’osservatore, anche quando il volto è fisso, sembra guardare altrove. Tutti i dipinti variano in intensità e colore, alcuni lo ritraggono con la barba e altri senza. Molto particolari sono gli autoritratti che lo rappresentano bendato, realizzati durante l’episodio che lo ha visto recidersi l’orecchio. Uno di questi, senza barba, della fine di settembre 1889, è uno dei quadri più costosi di tutti i tempi, essendo stato venduto per 71,5 milioni di dollari nel 1998. Per quell’epoca è la terza o quarta opera più pagata di sempre. E’ anche l’ultimo lavoro dell’artista, dipinto come regalo di compleanno per la madre. Gli autoritratti del periodo a Saint Rémy mostrano il lato del volto di Van Gogh con l’orecchio sano, cioè il destro. Tuttavia essendo realizzati allo specchio, quello integro che appare è il sinistro.
Una sola famiglia accolse cordialmente il pittore e lo incoraggiò nel suo lavoro durante il soggiorno ad Arles: furono i componenti della famiglia Roulin, per la quale produsse 25 ritratti.
Con 12 opere originali di 8 grandi artisti del periodo impressionista e delle sue derivazioni, la Stanza segreta allestita all’interno della mostra, è un omaggio al sogno irrealizzato di Van Gogh: costituire un collettivo di pittori accomunati dallo spirito d’avanguardia, Atelier du Midi, nella casa gialla di Arles. Il progetto, condiviso in un primo momento con Paul Gauguin, non trovò mai realizzazione. Spicca l’heliogravure originale realizzata da Van Gogh, Homme à la Pipe: Portrait du docteur Gachet, recentemente acquistata da un turista tedesco in visita a Palazzo Fondi per 250 mila euro. Quest’opera, a partire dalla rara acquaforte eseguita ad Auvers, è una delle poche opere grafiche dell’artista olandese. Il ritratto restituisce l’immagine del dottor Gachet leggermente incupita e tesa, forse presagio di ciò che era lo stato di salute dell’amico pittore. E’ per molti versi vicina al dipinto conservato al Musée d’Orsay di Parigi e in cui, al posto della pipa, il soggetto tiene nelle mani una pianta medicinale.
Di Paul Cézanne (1839-1906) si conoscono poche opere grafiche: circa cinque acqueforti e quattro litografie. Di queste, è in esposizione la preziosa acquaforte La maison du docteur Gachet. Paysage a Auvers. Essa rappresenta uno studio per il successivo lavoro su tela, e testimonia anche la grande forza espressiva dell’artista che in alcuni casi, va ben oltre la descrizione impressionista, aprendo lo sguardo verso direzioni che portano ad intuire la nascita dell’Espressionismo e la futura rivoluzione di stampo picassiano. Come Van Gogh, anche Cézanne fu amico del dottor Gachet.
Olandese era anche il pittore Anton Mauve (1838-1888). Fu tra i maggiori esponenti della Scuola dell’Aia ed esercitò sul Maestro grande influenza dal punto di vista artistico, trasmettendogli le basi sia del colore ad olio, sia quelle dell’acquarello. Molte delle opere di Van Gogh risentono delle sue impostazioni di fondo e della struttura delle composizioni. E’ possibile ammirare l’acquerello su carta Paesaggio olandese, in cui dipinge un delicato orizzonte che si staglia al largo di un rarefatto paesaggio.
Di Paul Gauguin (1848-1903), la mostra propone 3 xilografie tahitiane: Pape Moe, Tehura e Songeries. L’artista francese instaurò una relazione profonda con la cultura polinesiana, tanto da trasferirsi definitivamente nel 1895, prima a Tahiti e poi nelle Isole Marchesi. Una scelta di vita che si tradusse, in campo artistico, in una vera e propria ricerca di autenticità volta all’antinaturalismo espressa negli oli su tela spesso di grandi dimensioni con un acceso cromatismo.
Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901) è presente nella Stanza segreta con 3 litografie: Babylone, La Revue Blanche, La Coiffure. Intenso e duraturo fu il rapporto di amicizia con Van Gogh. I due si conobbero nell’Atelier Cormon. Egli instaurò un’amicizia esclusiva con l’artista olandese, condividendo anche molte idee, in particolare sull’importanza del ritratto nell’approfondire la realtà umana attraverso la pittura. Proprio nel periodo di formazione presso la scuola di Cormon, realizzò un ritratto di Van Gogh con la tecnica del pastello su carta.
Tra gli artisti più ammirati dal pittore di Zundert, anche il marsigliese di origini italiane Adolphe Joseph Thomas Monticelli (1824-1886). I suoi fiori e i suoi girasoli hanno molti debiti nei confronti di questo pittore poco conosciuto malgrado la grande originalità delle sue ricerche. Appartenente alla generazione precedente a quella degli Impressionisti, la sua tecnica pittorica influenzò anche Henri Matisse (1869-1954). Artista piuttosto isolato, Monticelli coltivò la predilezione per paesaggi e personaggi femminili, soprattutto eroine mitologiche, presenti anche nell’opera Femmes dans une parc.
L’olio su tela, Infermiera in preghiera del 1914 è un’opera poco conosciuta di Fernand Cormon (1845-1924), maestro di Van Gogh, di Toulouse-Lautrec, di Bernard, di Matisse e di molti altri artisti. Dedito soprattutto a soggetti legati alla Preistoria e a temi tipici dell’Orientalismo. Si interessò anche alla pittura a tema religioso come nel caso dell’infermiera in preghiera per lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il cui candido velo si staglia su un cielo plumbeo. Alcuni tra i suoi capolavori, tra cui Caino, furono ispirati ai poemi di Victor Hugo (1802-1885).
Con il neo impressionista Émile Bernard (1868-1941) si chiude la galleria della Stanza segreta. Grande innovatore della pittura europea, è stato un vero e proprio riferimento per tutti gli artisti post-impressionisti, in particolar modo per Van Gogh e per Gauguin che da lui erediteranno l’estetica simbolista. Dopo un primo approccio alla tecnica puntinista di Seurat, si dedicherà al sintetismo sperimentando la tecnica del cloisonnisme: colori intensi racchiusi in nette linee di contorno nere che rimandano al filo di piombo delle vetrate medievali. Bernard gettò le basi per una nuova arte lontana dal ritrarre meticolosamente la realtà, come fino ad allora in uso tra gli Impressionisti. L’opera esposta, l’olio su cartone La Veneziana, raffigura una delle donne della città veneta ritratte dal pittore negli anni ’20, con uno stile più accademico che si allontana dalle sue precedenti sperimentazioni, influenzato dai numerosi viaggi in Italia e dallo studio del Rinascimento.
Van Gogh Multimedia e la Stanza segreta
Palazzo Fondi
via Medina 24, Napoli
www.vangoghmultimediaexperience.it