Top Gun: Maverick, Tom Cruise ancora protagonista nell’attesissimo sequel del cult anni ’80. Al cinema dal 25 maggio
A 35 anni dalla sua uscita, dare un giudizio su Top Gun di Tony Scott è un’impresa tutt’altro che semplice. Come ci si accosta a un film così iconico, così citato e omaggiato da essere immediatamente riconoscibile anche per chi non l’ha mai visto? Certo, il suo impatto non può né deve essere sottovalutato: raramente un film ha saputo incapsulare in maniera così lampante un determinato momento storico. Ma che cosa rimane dal punto di vista della qualità? Non molto, salvo un protagonista carismatico come Tom Cruise, una colonna sonora memorabile e scene d’azione che ancora sanno colpire. Per il resto, gli evidenti limiti della sceneggiatura – dall’umorismo datato alle caratterizzazioni sciatte, passando per i dialoghi al limite dell’imbarazzante – rendono Top Gun una pellicola che forse non ha retto al meglio il passare del tempo, rimanendo se non altro un interessante documento storico del reaganismo, con la sua retorica fondata sull’eccezionalismo patriottico, la sua rappresentazione artefatta e quasi asettica della sessualità e l’involontario omoerotismo del suo immaginario machista e cameratesco.
Top Gun: Maverick, sequel diretto da Joseph Kosinski (Tron Legacy), non tenta di rileggere o ribaltare la retorica del film originale secondo una prospettiva contemporanea: semplicemente, ne ridimensiona gli eccessi ridicoli e più datati, presentandone una versione un po’ più attenuata, forse leggermente ironica, ma sostanzialmente invariata.
Il protagonista è ancora Pete “Maverick” Mitchell (Tom Cruise), richiamato alla Top Gun per addestrare una squadra di giovani piloti. Questi prenderanno parte a una pericolosa missione finalizzata alla distruzione di un impianto di uranio controllato da un paese nemico della NATO. Tra di loro c’è Rooster (Miles Teller), figlio di “Goose”, il migliore amico di Maverick la cui morte segna il culmine drammatico del primo film. Riuscirà Rooster a riscattare l’eredità del padre? Riuscirà Maverick a proteggere il figlio di colui che non ha potuto proteggere? Questi dilemmi si sviluppano esattamente come ce lo si aspetterebbe: Maverick non riserva molte sorprese. Certo, pur nella sua prevedibilità, funziona, forse in maniera anche più scorrevole del film originale: la storia d’amore non è necessariamente più credibile di quella del precedente, ma c’è qualcosa di bello nel vedere Tom Cruise e Jennifer Connelly prendersi così poco sul serio; i personaggi sono stereotipati dal primo all’ultimo, ma gli attori incarnano questi stereotipi col giusto carisma; infine, le scene d’azione sono formidabili, certo, e reggono pienamente il confronto con il predecessore (anche se, come quest’ultimo, il sequel è penalizzato da un terzo atto inutilmente protratto).
Top Gun: Maverick è un film strano, perché se per certi versi è migliore rispetto al film originale (più coeso, meno ridicolo), è anche infinitamente meno interessante. Il film di Scott, a suo modo, ha definito un’epoca: anche quando avrà esaurito tutto il suo appeal (e qualcosa da offrire ancora ce l’ha, soprattutto i suoi aspetti involontariamente camp), rimarrà un prodotto esemplare e rappresentativo di un dato momento. Il film di Kosinski non offre niente di tutto questo: è un film d’azione scarsamente distinguibile da molti altri realizzati nell’ultimo decennio. È godibile e ben fatto, ma è anche difficilmente memorabile.