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Alveare di Artemide. Quando il gioiello diventa opera d’arte

No Bomb, gioiello creato da Paola Gandolfi per Alveare di Artemide No Bomb, gioiello creato da Paola Gandolfi per Alveare di Artemide
No Bomb, gioiello creato da Paola Gandolfi per Alveare di Artemide
No Bomb, gioiello creato da Paola Gandolfi per Alveare di Artemide

La collezionista Marina Balsàno lancia un progetto per creare collezioni di sculture gioiello indossabili. Con profondi risvolti etici e sociali

Storicamente, dopo un periodo di sconvolgimenti anche drammatici, come una guerra mondiale – o, per agganciarci all’attualità – una pandemia, l’umanità sente il bisogno di cercare la bellezza. Nel 1919, dopo le distruzioni della Prima Guerra Mondiale, in Germania nacque il Bauhaus, struttura di riferimento per tutti i movimenti d’innovazione nel campo del design e dell’architettura. Per avvicinarci all’oggetto che qui trattiamo, il gioiello che diventa opere d’arte, sul finire degli anni Quaranta – e quindi dopo un’altra Guerra Mondiale, la seconda – a Roma emerse la figura di Mario Masenza, orafo che stabilì collaborazioni con grandi artisti, da Afro a Turcato, per ideare gioielli che poi trasformava in vere e proprie sculture indossabili.

Oggi il mondo esce – gli scongiuri sono ammessi – dalla terribile pandemia da Covid, ed il bisogno di bellezza torna a farsi forte. E a Roma si riconfigura attorno alla stessa idea di “sculture indossabili” con il progetto Alveare di Artemide, lanciato da Marina Balsàno, un esperto di diritto parlamentare e collezionista di sculture-gioiello. Che fin dal germogliare della sua idea vuole assegnarle anche una valenza sociale. Trasformare le sculture-gioiello in veri e propri messaggi viventi in chi le indossa. Con l’attenzione rivolta a guerre, pandemie, violazioni dei diritti degli esseri umani e del nostro stesso Pianeta.

 

Bracciale No Bomb, gioiello creato da Paola Gandolfi per Alveare di Artemide
Bracciale No Bomb, gioiello creato da Paola Gandolfi per Alveare di Artemide

Tutto, mantenendo livelli qualitativi altissimi. Scegliendo noti artisti contemporanei che ideino una collezione di sculture indossabili da far produrre da un laboratorio orafo di altissimo livello. È così che è nata la prima collezione di Alveare di Artemide, Rondine in Fiamme: creata dall’artista romana Paola Gandolfi, e prodotta dal laboratorio orafo de Le Sibille di Roma in micromosaico minuto. Tredici sculture disegnate “pensando alla creatività e alla forza ed energia delle donne, e anche a gioielli che potessero far parlare del valore di ogni singolo umano, combattendo ogni tipo di violenza su qualsiasi minoranza”. Ce ne parlano nei dettagli la stessa Marina Balsàno e la curatrice del progetto, Irene Galandra.

Alveare di Artemide. Iniziamo contestualizzando il titolo che hai scelto per questo progetto
M. B.: Il titolo Alveare di Artemide unisce concettualmente l’idea del mio progetto. L’alveare è il nido naturale delle api, nel nostro caso è la casa naturale di tutte quelle artiste che vorranno partecipare in modo solidale con le loro opere – gioiello a mantenere viva l’attenzione sui problemi più importanti che riguardano l’intera nostra umanità. La pace nel mondo, la salvaguardia del nostro pianeta e la tutela dei diritti umani. Artemide invece, oltre ad essere la conosciutissima Dea greca della caccia, degli animali, è anche la Dea della foresta (la natura del nostro Pianeta che va protetta!). Ed è rappresentata nel periodo neoclassico con indosso la corona lunare, simbolo delle iniziazioni femminili. Questo progetto infatti è stato creato ed ideato da un gruppo di donne unite dalla volontà comune di accendere l’attenzione su temi così fondamentali per la nostra sopravvivenza, attraverso un mezzo di comunicazione, l’Opera – Gioiello, che da sempre è il simbolo amuleto della nostra Madre Terra.

 

Marina Balsàno, ideatrice di Alveare di Artemide
Marina Balsàno, ideatrice di Alveare di Artemide

L’incontro tra scultura e gioiello ha una storia strutturata. Tu tu sei ispirata a qualche modello particolare?
M. B.: Il mio amore per le sculture indossabili è iniziato come tutti gli amori della mia vita con un colpo di fulmine per il taglio d’oro di Fontana, il raro bracciale Concetto Spaziale del notissimo artista. Da qui è iniziato il mio approfondimento e la mia ricerca sulle sculture indossabili contemporanee. E l’idea di parlare agli altri attraverso la curiosità e la bellezza che può nascere guardando un’opera d’arte, in questo caso, portata indosso.

I. G.: Purtroppo spesso, o quasi sempre, il gioiello viene slegato da una concezione artistica per il suo legame ontologico con materiali preziosi. Oppure viene apprezzato solo ed esclusivamente per la sua irresistibile bellezza. Ma se si presta più attenzione a queste vere e proprie opera d’arte, si scopre che essi diventano segni per chi li indossa e per chi li guarda indossati. Questo connubio tra forma e segno al gioiello prodotto seguendo disegni d’artista ha una storia fortissima proprio a Roma. Un esempio su tutti fu Mario Masenza che, nel 1950, così descrive la necessità di un legame tra artisti e orafi per la rivista Italia: “Durante l’ultima guerra i gioiellieri italiani furono costretti a sospendere ogni attività; si fermarono le vendite, si arrestò la produzione e il nostro lavoro si ridusse a quello di semplici sequestratori delle stesse aziende che ci appartenevano. […] Non ci accorgevamo nemmeno più di essere diventati degli agenti di borsa e che a noi si rivolgeva solo chi voleva investire i propri risparmi in oro. Dove erano finite le tradizioni dell’antica arte orafa italiana? […] Bisognava tornare al passato, bisognava tentare un ravvicinamento fra gli artisti e il gioiello. Da principio non fu facile…”. Oggi, incredibilmente come allora, si sente di nuovo la necessità di ritornare alle origini invece che rimanere soddisfatti dell’oreficeria come segno di lusso e, più che mai, di moda. Alveare di Artemide, grazie a Marina Balsano, si è preso a cuore questa necessità. Rondine in Fiamme, la prima collezione di Alveare di Artemide, ha così creato sculture da indossare che parlino più del mondo esterno che di quello interno, soprattutto delle donne.

 

Ice Cry, Alveare di Artemide
Ice Cry, Alveare di Artemide

Come selezioni gli artisti ed i laboratori con i quali collaborare?
M. B.: La storia, i concetti e le teorie che vuole esprimere un’artista sono per me la prima selezione importante. Non sono interessata all’artista – designer che produce gioielli d’artista, che rappresentano degli accessori di moda. Cosa diversa è stata invece la scelta del laboratorio orafo, perché questo progetto ha fatto nascere un’altra unione interessante, che mi preme evidenziare. L’unione tra l’Arte rinascimentale e l’Arte contemporanea. Infatti la tecnica usata dal laboratorio orafo delle Sibille che hanno prodotto le sculture indossabili del primo progetto di Alveare di Artemide, Rondine in fiamme, è la tecnica del micromosaico minuto romano. Una tecnica antica che dona l’anima a queste opere gioiello.

La prima collezione è stata firmata da Paola Gandolfi. Quali sono le reazioni che hai potuto registrare?
M. B.: Il feedback del lancio del progetto è stato molto positivo. Le sculture sono piaciute tantissimo ed hanno sorpreso. Ma la cosa più importante per me è stata che la chiave di lettura delle sculture sia stata ben interpretata. È incredibile pensare a quanto sia stata attuale la scultura No Bomb!! Realizzata nel 2019, quando questa terribile guerra in Ucraina era lontana da ogni immaginazione, il messaggio dell’artista era già quello di gridare al mondo: Basta con le Bombe, Basta con le guerre! O come Ice Crying, la collana che piange acqua, porti con se’ un forte messaggio per sensibilizzare le donne a lottare. Per provare a fermare uno dei problemi più grandi della nostra umanità: lo scioglimento dei ghiacciai!

 

Irene Galandra, curatrice di Alveare di Artemide
Irene Galandra, curatrice di Alveare di Artemide

La tua iniziativa vuole avere anche una valenza sociologica. In che misura credi che l’arte possa avere un ruolo in tal senso?
M. B.: L’Arte ha sicuramente una missione sociale, ha lo scopo di trasmettere i messaggi più impellenti ed ha il compito di coinvolgere la società culturalmente per far riscoprire il vero concetto di bellezza, che non è solo estetica, ma è finalizzata ad un idea, ad un pensiero.

I. G.: Certo, l’Arte è, da sempre, la forma comunicativa per eccellenza. Disegni e forme hanno sempre preceduto le parole. In un mondo come quello in cui stiamo vivendo, dove c’è un uso esagerato sia di immagini che di parole, Alveare di Artemide desidera riportare l’attenzione sull’Arte come segno da indossare. Provocazioni silenziose dedicate a catturare l’attenzione di chi le indossa e di chi le guarda. Per poter riflettere sul nostro ruolo di esseri umani all’interno delle mille sfide che il nostro unico, caro Pianeta Terra sta affrontando.

https://www.alvearediartemide.com/

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