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Si può arrivare a toccare la luna? Sì, sul Lago di Iseo

Giacinto Bosco, Ti prometto la luna

Dall’11 giugno all’11 settembre 2022, Iseo (BS) rende omaggio a Giacinto Bosco (Alcamo, TP, 1956), uno degli scultori figurativi più accreditati e riconoscibili del panorama artistico italiano, tra quelli che proseguono la tradizione classica del Novecento. Il Lungolago e l’Arsenale accolgono 40 opere in bronzo, alcune monumentali, in grado di ripercorrere il percorso creativo dell’artista siciliano.

La mostra, dal titolo Doppio sogno. L’amore tra mitologia e mitografia, curata da Angelo Crespi, è organizzata dal Comune di Iseo, in collaborazione con la Fondazione L’Arsenale, con il patrocinio della Regione Lombardia, della Provincia di Brescia, della Comunità Montana del Sebino Bresciano, con il contributo di Liquid Art System di Franco Senesi e di CUBRO Fonderia Artistica.

Giacinto Bosco, Altalena

Presenta una serie di sculture di grandi dimensioni, la più imponente alta 6 metri, che rappresentano al meglio la poetica di Giacinto Bosco, in cui la solidità del bronzo viene messa al servizio della leggerezza del sentimento d’amore.

Alcune delle creazioni di Bosco ruotano attorno al tema della luna, una delle sue cifre espressive più caratteristiche e riconoscibili, in cui figure elementari quanto struggenti, che spesso anelano un contatto col satellite terrestre, sembrano librarsi in cielo, leggerissime.

Da esse traspare la solennità di sentimenti antichi e primari, come quello dello stupore umano di fronte all’astro notturno, che fu cantato da poeti quali Ariosto, Leopardi e Borges e che ispirò musicisti quali Beethoven e Debussy che, a loro volta, sono modelli culturali e della tradizione per Bosco. A queste opere si aggiungono quelle in cui l’artista riflette sul mito dell’amore.

Giacinto Bosco, Rosa fresca aulentissima

Grazie al posizionamento delle opere lungo le coste del lago, si è potuta realizzare una perfetta compenetrazione tra arte e natura. Un museo all’aperto, per far vivere il paese e l’arte insieme.

“Il lavoro di Giacinto Boscoafferma Angelo Crespisi concentra sulla mitografia dell’amore cioè sulla riscrittura in chiave di mito del sentimento dell’amore. Non c’è però nessuna tentazione archeologica, semmai la rappresentazione in chiave moderna e simbolica del desiderio d’amore. Quella di Bosco è infatti una mitologia personale e universale in quanto riflessione sul particolare ed è proprio qui la grandezza dell’arte di cogliere nel frammento l’eternità; le sue figure hanno la leggerezza di un Peynet o di un Folon ma nella solida resistenza del bronzo, gravi eppur leggere sono una plastica rappresentazione del desiderio desiderante che unisce la donna e l’uomo”.

 

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