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Max Ernst a Milano. Ecco come sarà la più grande mostra mai realizzata in Italia sul pittore surrealista

Max Ernst, L’ange du foyer, 1937. SIAE 2022 Max Ernst, L’ange du foyer, 1937. SIAE 2022
Max Ernst, L’ange du foyer, 1937. SIAE 2022
Max Ernst, L’ange du foyer, 1937. SIAE 2022
Una mostra ampia, complessa ma anche divertente. Ricca di riferimenti e corrispondenze, la mostra che Palazzo Reale di Milano dedica a Max Ernst si presenta come un evento cruciale nella ricerca ancora attiva attorno al pittore surrealista. Dal 4 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023.

Una mostra europea e imperdibile per tante ragioni. La più completa realizzata su Max Ernst in Italia, dopo quella sulla scultura a Rivoli nel ’96. Oltre 400 opere tra dipinti, sculture, disegni, collages, fotografie, gioielli e libri illustrati provenienti da musei, fondazioni e collezioni private, in Italia e all’estero. Tra questi: la GAM di Torino, la Peggy Guggenheim Collection e il Museo di Ca’ Pesaro di Venezia, la Tate Gallery di Londra, il Centre Pompidou di Parigi, il Museo Cantini di Marsiglia, i Musei Statali e la Fondazione Arp di Berlino, la Fondazione Beyeler di Basilea, il Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza di Madrid. Ottanta di questi non vengono esposti da diversi anni. A gestire l’imponente mole di materiale i curatori Martina Mazzotta e Jürgen Pech.

Personalità multiforme e prolifica, Ernst ha spaziato tra magia, scienza, arte, esoterismo, alchimia, psicanalisi, letteratura e tanto altro. Quasi un umanista rinascimentale per la varietà di interessi e spunti. E poi la sua vita avventurosa, dai viaggi alle sperimentazioni artistiche, dalle amicizie con i più grandi artisti del tempo agli amori con Leonora Carrington e Dorothea Tanning.

Se André Chastel affermava di rinvenire in Ernst una sorta di “reincarnazione di quegli autori renani di diavolerie tipo Bosch”, Marcel Duchamp vi aveva rintracciato “un inventario completo delle diverse epoche del Surrealismo”. Per Breton è l’artista del Novecento che ha letto più di tutti. Il più colto, il più ampio.

L’allestimento è creato per generare sorpresa, con ogni stanza diversa dall’altra. Intrigante come il fascino delle opere di Ernst. Il percorso narra le vicende biografiche di Ernst raggruppandole in 4 grandi periodi, a loro volta suddivisi in 9 sale tematiche. Ad allacciarle un’ideale biblioteca quella dell’artista, fatta di libri illustrati, manuali per lo studio, fotografie, oggetti e documenti. In apertura la mostra un capolavoro che compie quest’anno un secolo, Oedipus Rex (1922).

Max Ernst, Oedipus Rex
Max Ernst, Oedipus Rex

1. La rivoluzione copernicana

2. All’interno della visione

Vi si narrano gli anni dell’infanzia e della formazione in Germania (1891-1921), fonti di memoria e ispirazione per tutta la vita dell’artista; la Grande Guerra, combattuta in prima persona ed equiparata a un periodo di morte; la risurrezione, il ritorno alla vita, il matrimonio e la nascita del figlio Jimmy, l’avvento rivoluzionario di Dada e l’invenzione del collage, la prima mostra in Francia e il proto-surrealismo. Tra le opere più celebri delle sezioni troviamo Crocifisso (1914), Fiat Modes Pereat Ars (1919), I Cormorani (1920).

3. La casa di Eaubonne

La seconda parte della biografia – Francia, 1922-1940 – accompagna le due sale successive. Qui è riproposta una ricostruzione, integrata con frammenti originali, della casa affrescata in cui Ernst visse il ménage a trois con Gala e Paul Éluard. Il ruolo centrale dell’amore, dell’amicizia e dell’erotismo nelle sue scelte e nella sua poetica diventa poi protagonista nella sala sccessiva.

4. Eros e metamorfosi

La mostra prosegue raccontando gli anni trascorsi da Ernst a Parigi e in Francia, l’affermarsi del Surrealismo, il secondo matrimonio con Marie-Berte e poi l’amore con Leonora Carrington, le amicizie profonde, gli scambi e le collaborazioni con tanti protagonisti delle avanguardie, i viaggi e le sperimentazioni, l’avvento della Seconda Guerra, la prigionia da “artista degenerato” ricercato dai nazisti. L’esilio negli Stati Uniti, organizzato grazie al supporto del figlio Jimmy e soprattutto di Peggy Guggenheim, che l’artista sposerà per un breve periodo, introduce alla parte della biografia America, 1941-1952. L’inserimento nella scena internazionale di New York, il grande amore e poi il matrimonio con Dorothea Tanning, il trasferimento a Sedona, in Arizona, nella casa costruita e decorata dagli artisti.

Tra le opere presenti nelle sezioni 3 e 4 Les Malheurs des Immortels (1922, nell’unica edizione acquarellata), i frammenti della casa di
Eaubonne (1923), Il bacio (1927), Una notte d’amore (1927), Gli uomini non ne sapranno nulla (1927).

Max Ernst, Il Bacio
Max Ernst, Il Bacio

5. I quattro elementi (foreste/terra, uccelli/aria, mare/acqua, orde/fuoco)

6. Natura e visione

7. Il piacere di creare forme (Gestaltungslust) – il piacere dell’occhio (Augenlust)

Qui emerge in particolare il ruolo che la natura e il paesaggio ricoprono nell’invenzione di tecniche (frottage, grattage, decalcomania e dripping), nella creazione di filoni del fantastico e del meraviglioso che investono anche la scultura e l’oreficeria, riflettendo una costante tensione dialettica tra parola e immagine, tra spirito e materia.

Tra le opere presenti in queste sezioni, si segnalano Histoire Naturelle (1925), Monumento agli uccelli (1927), Giovani in atteggiamenti pietrificati (1927), La foresta (1927-28), Uccello-testa (1934-35), Un orecchio prestato (1935), La città intera (1936-37), Un tessuto di menzogne (1959), La festa a Seillans (1964).

8. Memoria e Meraviglia

La sezione racconta il ritorno in Europa, 1953-1976, e raccoglie opere risalenti a diversi decenni. Illustra come la storia della cultura, il ritorno dell’antico diventino fonti d’ispirazione e oggetto dell’arte meravigliosa di Ernst: un’arte che intrattiene con il passato e la
memoria un rapporto intimo e consapevole. Tra le opere presentate: Pietà o La rivoluzione la notte (1923), L’antipapa (ca.1941), L’angelo del focolare (1937), Sogno e rivoluzione (1945-’46), Progetto per un monumento a Leonardo da Vinci (1957), Tra le strade di Atene (1960), Hölderlin, Poemi (1961), Il Romanticismo (1964), Ritratto di un antenato (1974).

9. Cosmo e crittografie

Negli anni che precedono lo sbarco dell’uomo sulla Luna, arte e scienza dialogano nelle opere di Ernst, dischiudendo sguardi inediti sul cosmo e coinvolgendo l’astronomia come l’antropologia, la fisica come la patafisica. Opere, libri e cinema introducono alle straordinarie scritture segrete dell’artista, a quelle crittografie che si spingono oltre ai linguaggi codificati e si rivolgono a coloro che sono capaci di svelare i misteri del cosmo.

Tra le opere esposte: Il mondo dei naives (1965), Il mondo dei confusi. Rifiuto assoluto di vivere come un tachiste (1965), Nascita di una galassia (1969), Maximiliana o l’esercizio illegale dell’astronomia (1964).

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