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Divertente e divertito ‘Il Turco in Italia’ al Carlo Felice di Genova

Il bello non ha età, il bello non ha tempo, il bello piace sempre arrivando all’animo di giovani e meno giovani. E bello è stato lo spettacolo che chiude la stagione lirica del Teatro Carlo Felice di Genova, l’opera di Rossini Il Turco in Italia che ha debuttato venerdì 10 giugno.

“Il turco” ha un intrigo buffo nelle sue declinazioni teatrali e matateatrali che lascia indubbiamente spazio all’espressione di sentimenti umani autentici. Il registro buffo c’è ma, come giustamente osserva il direttore d’orchestra Sesto Quatrini, è più una cornice  che consente all’opera di svilupparsi su tre livelli di lettura diversi: la storia in sé dei personaggi, la parte metateatrale rappresentata dal percorso del poeta Prosdocimo in cerca del suo dramma  e il livello musicale di Rossini che, benché frutto di  un artista giovanissimo (aveva solo 22 anni quando ha composto quest’opera) è di straordinaria bellezza e perfezione.

Il maesto Quartini ha anche scelto di eseguire l’opera nella sua originaria integralità, aggiungendo anche l’aria di appendice di Geronio e della cabaletta dell’aria di Fiorilla del II atto, cercando di dare un ritmo serrato all’opera, provando a unire i numeri chiusi ai recitativi. Se quest’operazione ha un po’ allungato i tempi dei due atti, è senz’altro risultata interessante in quanto lo spettacolo è scorso bene all’insegna di un’ottima esecuzione musicale e vocale.

Neanche il ribasso e il condizionamento minimo delle luci annunciato all’inizio dello spettacolo a causa di uno sciopero di alcuni tecnici ha penalizzato la resa dell’allestimento scenografico firmato Lele Luzzati che brillava di suo senza nessun preziosismo illuminotecnico.

Per tornare al “bello”, il mondo di Luzzati  è appunto una di quelle cose che mantiene nel tempo quella purezza che genera sempre stupore in chi la guarda e, conseguentemente, ammira. E così quest’allestimento datato 1985 risulta sempre fresco e piace sempre di più. Un mondo che Italo Nunziata, regista,  e Danilo Rubeca, autore dei movimenti mimici, hanno risvegliato facendolo rinascere di vita propria assieme ai giovani cantanti selezionati dalla Scuola di Francesco Meli, davvero uno più bravo dell’altro. 

I giovani solisti Omar Cepparolli nella parte di Selim, Iolanda Massimo in quella Donna Fiorilla, Francesco Auriemma in Don Geronio, Antonio Mandrillo in Don Narciso, Nicola Zambon in Prosdocimo, Gabriella Ingenito in Zaida e Matteo Straffi in Albazar hanno dato il meglio di loro interagendo con un gruppo di Pulcinella che movimentano con agilità ed eleganza la scena. Anime del teatro stesso, ma invisibili agli occhi dei protagonisti. Solo il personaggio del poeta si interfaccia qualche volta con loro. Ottima la risoluzione di questo “teatrino nel teatro” da parte di Rubeca, danzatore-coreografo-regista nativo di Cosenza con alle spalle una carriera svolta presso diverse compagnie di teatro-danza, fra cui l’Aldes di Roberto Castello e l’ensemble di Micha Van Hoecke che in questo disegno poetico ha dimostrato grande talento e sensibilità.

Spettacolo da non perderein scena fino a giovedì 16 giugno.

 

Finzioni, capricci e inseguimenti amorosi. Una girandola di malintesi e travestimenti che sfociano in lieto fine

Il turco in Italia
Gioachino Rossini
libretto di Felice Romani

Allestimento Fondazione Teatro Carlo Felice

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