Ha scelto l’Inferno di Dante Monica Casadei per il debutto martedì 14 giugno del suo ultimo lavoro al Teatro Alighieri di Ravenna nell’ambito del Ravenna Festival 2022. Una produzione in prima assoluta della Compagnia Artemis Danza in collaborazione oltre che con il celebre festival anche con gli Istituti Italiani di Cultura di Jakarta, Lima, Mumbai, Praga, Tunisi, Washington e con il contributo di Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna, Comune di Parma.
Uno spettacolo che punta tutto sulla contaminazione delle varie discipline artistiche – danza, musica, pittura – e che da subito getta il pubblico all’interno (virtuale) di un antro circondato dal fuoco, per catapultarlo in un “inferno” di corpi che si contorcono, arsi da quei desideri e passioni che li hanno condannati in vita e da cui ancora non riescono a staccarsi. In fondo alla scena un pittore disegna affannosamente quei corpi prima sulla carta, che scivola via via verso il basso, ma poi usa il pennello anche su di loro. E la Terra del Fuoco diventa così un’esplorazione ardita tra quadri coreografici e quadri reali, trasformati a vista dalla creatività di Giuliano del Sorbo, una sorta di Cerbero che dipinge i corpi dei performers con forza, vigore, come se il pennello fosse una frusta.
Gli effetti speciali prorompenti spingono sempre più gli spettatori in una dimensione onirica. La danza scelta dalla Casadei è tribale, aiutata dalle musiche originali di Luca Vianini.
Sotto un groviglio di serpenti i performers si muovono in un paesaggio aspro e selvaggio, ribollente di fango e fuoco, che poi si tramuta in un luogo di gelo in cui anche la musica gioca a creare quelle spaccature ritmiche che riportano alla rottura dei ghiacci. I danzatori si muovono di conseguenza: a scatti, sincopati, segmentando movimenti di gambe, braccia e testa.
La voce dell’attore bolognese Agostino Rocca ci conduce poi nel canto più noto dell’Inferno dantesco, il V, quello che racconta la triste vicenda di Paolo e Francesca che qui lasciano la stanza di lettura che li rese complici e rei per ritrovarsi in un bosco buio. L’essere all’Inferno non ha rotto il loro sentimento, la passione fra i due sembra ancora tanta e continua a consumarli tra le foglie scure, mosse da un vento irrequieto che non ha pace e non dà pace.
E poi ancora vengono esplorati i personaggi di Pier della Vigna, Tiresia, Ulisse, Minosse, che vengono mostrati tutti col viso coperto da una maschera nera, perché all’Inferno non ci sono distinzioni di volti. Si è tutti uguali nella sofferenza e nel dolore dilaniante, senza soluzione, senza riscatto. Un dolore destinato all’eternità.
Solo a Dante e alla sua guida (che non si vedranno mai, ma di cui si sente la presenza) è permesso di uscire “a riveder le stelle”, ed è quello che faranno lasciandosi alle spalle il tunnel dei dannati tracciato dalla scenografia multimediale di Fabio Fiandrini che accompagna tutto lo spettacolo fornendogli un forte appoggio emozionale. Danza e arti visive si incontrano dall’inizio alla fine nel métissage di linguaggi che è la cifra preferita da Casadei.
Grandi applausi alla fine e un bel mazzo di fiori a una delle più fortunate e prolifiche autrici di danza contemporanea in Italia che con Artemis Danza si è sempre dedicata al sostegno degli artisti associati, con un progressivo incremento delle produzioni di giovani coreografi.