Asuncion Jodar Minarro e Ricardo Marin Viadel: dall’Universidad de Granada a Milano per parlare di ART/ography e didattica dell’arte
Da tempo l’Accademia di Belle Arti di Brera indaga i rapporti arte e didattica dell’arte. Dal progetto Mi vida experiment all’ultima Biennale Sessions, curata dalla professoressa Lazzarini. Fino all’incontro con Gian Maria Tosatti. E alla pubblicazione del n. 8 della rivista Voice Over, con al centro questioni inerenti a questo tema. Nei giorni scorsi, l’Accademia ha ospitato nel corso del professor Italo Chiodi due illustri artisti e ricercatori, docenti dell’Universidad de Granada, Asuncion Jodar Minarro e Ricardo Marin Viadel. Tema dell’incontro, un focus su cosa sia la ricerca scientifica nella produzione artististica e la relazione con l’insegnamento. E recenti sperimentazioni, non solo in Europa, sulla relazione tra arte e didattica dell’arte dalle scuole d’infanzia all’università.
L’acronimo ART della disciplina ART/ography infatti indica rispettivamente A come ART, R come RESEARCH e T come TEACHING, confluendo in una sorta di (GEO) grafia, una sorta di mappatura concettuale e fisica che aiuta a scandagliare, esplorare e misurare le sperimentazioni poste in essere da questa disciplina. Come afferma Rita L. Irwin, pioniera e fondatrice della disciplina: “Essere impegnati nella pratica dell’a/r/tografia significa indagare nel mondo attraverso un processo continuo di creazione artistica in qualsiasi forma d’arte e di scrittura non separata o illustrativa l’una dell’altra, ma interconnessa e intrecciata l’una con l’altra per creare significati aggiuntivi e/o potenziati. Il lavoro a/r/tografico è spesso reso attraverso i concetti metodologici di contiguità, indagine vivente, apertura, metafora/metonimia, riverbero ed eccesso, che vengono messi in atto e presentati/performati quando si immagina una condizione di indagine estetica relazionale come comprensione e scambio incarnato tra arte e testo, e tra le identità ampiamente concepite di artista/ricercatore/insegnante. L’a/r/tografia riguarda intrinsecamente il sé come artista/ricercatore/insegnante, ma è anche sociale quando gruppi o comunità di a/r/tografi si riuniscono per impegnarsi in indagini condivise, agire come amici critici, articolare un’evoluzione delle domande di ricerca e presentare i loro lavori collettivi evocativi/provocatori agli altri“.
Una disciplina che negli ultimi venti anni è andata affermandosi in varie facoltà sia in Canada (Columbia), che negli Stati Uniti (MIT), come in Brasile (University of Brasilia), o in Europa, UGR Granada, Manchester College of Art, giusto per citarne alcuni. Questa costruzione si è sviluppata tutta nell’ambito del più vasto campo della ABR-Art Based Research, ossia ricerca basata in arte (nel fare arte). E segue metodologie specifiche che sono di tipo qualitativo, quantitativo, ma soprattutto di tipo “produttivo”. Nel senso che il ricercatore utilizza insieme ai sistemi classici della ricerca scientifica, tutti gli strumenti propri della costruzione artistica. Una lezione interessante, soprattutto oggi, che il ruolo della ricerca, dell’insegnamento come quello dei musei è in un importante processo di trasformazione e ridefinizione.
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