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Morto a 100 anni Raffaele La Capria, anima letteraria di Napoli

Raffaele La Capria Raffaele La Capria
Raffaele La Capria
Raffaele La Capria

La Capria vinse il Premio Strega nel 1061 con “Ferito a morte”, un ritratto di Napoli lungo l’arco di un decennio

Più che un vecchio, mi sento un adolescente invecchiato di colpo. A cosa servirebbe aver paura, ormai. Quando si supera una certa età, e io temo di averla superata da un pezzo, si vivono tutte le cose come dall’esterno. Da un punto di osservazione privilegiato. Perché gli eventi non ti coinvolgono più direttamente e, allora, puoi studiarli, confrontarli, metterli in prospettiva”. Questo rispondeva Raffaele La Capria all’huffingtonpost, che nel 2020 lo interpellava nelle more della pandemia covid. Una serenità che allevia il dolore di quanti oggi piangono il grande scrittore, morto questa notte nell’ospedale romano Santo Spirito. “Scrivo ogni giorno, perché se non scrivo è come se non vivessi. Certo, non scrivo né più romanzi, né racconti”, rivelava al giornalista che gli chiedeva se scrivesse ancora.

La Capria avrebbe compito 100 anni a ottobre, essendo nato a Napoli il 3 ottobre 1922 per poi vivere dal 1950 a Roma. Nel 1961 aveva vinto il Premio Strega con “Ferito a morte”. Un ritratto di Napoli e di una generazione seguita con complessi sbalzi temporali lungo l’arco di un decennio. Ma non si contano i riconoscimenti avuto nell’arco della sua carriera, dal Premio Campiello (2001) al il Premio Chiara (2002). E poi il Premio Alabarda d’oro (2011) e il Premio Brancati (2012). Nel 2005 aveva vinto il Premio Viareggio per la raccolta di scritti memorialistici “L’estro quotidiano”. È stato anche giornalista, collaboratore di testate come “Il Mondo” e il “Corriere della Sera”.

Tantissimi i romanzi di cui è stato autore, da “Un giorno d’impazienza” (1952) a “Amore e psiche” (1973) a “La neve del Vesuvio” (1988), a “L’amorosa inchiesta” (2006). Nel 2002 uscì il suo saggio-intervista “Me visto da lui stesso. Interviste 1970-2001 sul mestiere di scrivere”. “Un autore acuto e originale che, con eleganza e senza sconti, ha saputo raccontare e indagare l’intimità dell’animo umano e la complessità della società italiana”, ha dichiarato il ministro della Cultura, Dario Franceschini.

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