Il 3 luglio avrebbe compiuto 139 anni Franz Kafka. Traguardo irraggiungibile, almeno per quanto concerne la sua corporeità. Ma d’altra parte qualcosa dello scrittore ai giorni nostri è arrivato. I suoi libri, certo, ma anche una sorta di eredità culturale che ancora oggi ci appartiene, tanto che ci riferiamo ad essa con l’aggettivo kafkiano. Quel che fino ad oggi non era arrivato (o almeno non a tutti) è il corpus dei suoi disegni artistici.
Ci ha pensato la Yale University a riunirli in unico volume che ha presentato al pubblico. Franz Kafka: The Drawings, 368 pagine al cui interno possiamo ammirare per la prima volta centinaia di schizzi dello scrittore ceco.
Aveva imparato a disegnare ai tempi dell’università. Dal 1901 al 1906 Kafka prese lezioni di disegno e frequentò lezioni di storia dell’arte. Ha continuato poi a disegnare durante tutti i suoi brevi ma intensi 40 anni. Dopodiché, per giungere a noi, i disegni hanno dovuto superare non pochi imprevisti.
Prima di tutto hanno dovuto sopravvivere agli atti di distruzione di Kafka, che era solito dare alle fiamme gli schizzi che non gli piacevano. Fortunatamente, Kafka ha affidato molti disegni all’amico Max Brod. Lui stesso un aspirante artista che ha raccolto con cura ogni pezzo che il suo amico gli ha affidato.
Brod ha dunque conservato i disegni di Kafka anche dopo che lo scrittore morì di tubercolosi nel 1924, portandoli con sé in Palestina quando fuggì dall’invasione nazista della Cecoslovacchia. Durante la crisi di Suez nel 1956, Brod mise al sicuro le opere in una cassaforte UBS a Zurigo. Quando Brod morì nel 1968, lasciò in eredità i documenti alla sua amata segretaria Ilse Hoffe.
Dopo la morte di Hoffe nel 2007, la Biblioteca Nazionale d’Israele ha citato in giudizio i suoi eredi per ottenere la proprietà dei disegni. Uno scontro legale durato circa un decennio. Alla fine, la Biblioteca ha avuto ragione: Brod aveva incaricato Hoffe di trasferire lì la sua proprietà.
Contro intuitivamente, i disegni di Kafka restituiscono sentimenti più leggeri e distesi di quanto troviamo nei suoi libri. Ci sono autoritratti e ritratti dei suoi cari, dai quali traspare una fine indagine psicologica. Oppure figure sconosciute, tracciate sulla carta con precisione e sensibilità. Pochi tratti – semplici, diretti, incisivi – ma capaci di raccontare tanti mondi interiori.