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Addosso alle immagini, diario di bordo del cinema dei fratelli Dardenne 

Dardenne Addosso alle immagini

Dardenne Addosso alle immagini

Addosso alle immagini, in libreria il diario di bordo del cinema dei fratelli Dardenne, registi di Rosetta, L’Enfant – Una storia d’amore e La ragazza senza nome

È uscito per il Saggiatore il diario di Luc Dardenne, Addosso alle immagini, un libro che raccoglie le annotazioni del regista dal 1991 al 2014 – pubblicate nell’edizione originale in due parti (1991 – 2005 e 2005 – 2014). Luc e Jean-Pierre, i fratelli Dardenne, sono tra i registi più amati a Cannes, una Palma d’oro nel 1999 per Rosetta e un’altra nel 2005 per l’Enfant, più il premio per la migliore sceneggiatura nel 2008 per Il matrimonio di Lorna, il Grand Prix Speciale della Giuria nel 2011 per Il ragazzo con la bicicletta, il Prix de la mise en scène nel 2019 per L’età giovane e il Premio (speciale) del 75º anniversario nel 2022 per Tori et Lokita (in attesa di distribuzione italiana).

Le pagine del diario di Luc portano il lettore in uno speciale dietro le quinte del loro lavoro, non tanto nel backstage delle riprese o sul set dei loro film, ma nel vivo di quelle riflessioni quotidiane – sul (loro) lavoro e sul mondo che li (e ci) circonda – che accompagnano il loro processo creativo. Questo viaggio tra le parole aiuta a ricomporre l’identità cinematografica del fratelli Dardenne, in un discorso articolato su tre piani: il dialogo di Luc col fratello Jean-Pierre, quello con sé stesso e quello con il lettore.

Dai documentari girati negli anni ’70 (le lotte operaie, gli scioperi, i sobborghi di Liegi) alle pellicole che li hanno resi amati dalla critica e famosi in tutto il mondo, l’opera dei due autori belgi è da sempre incentrata su un forte realismo, con la manifesta volontà di mostrare i protagonisti invisibili della società contemporanea. Si ispirano e vogliono raccontare il mondo del lavoro, la crisi europea del mondo operaio, i loro protagonisti sono lavoratori precari, persone marginalizzate che chiedono solamente di essere viste, di esistere, sono storie individuali, ma hanno in sé il disagio e le urgenze di intere generazioni, di intere classi sociali.

Addosso alle immagini è un diario confidenziale, semplice e diretto, non parla di premi e riconoscimenti, si sofferma piuttosto sulle radici che stanno alla base del loro fare cinema, sui loro obiettivi, sulla loro capacità di trasformare la cronaca in questioni morali, di concepire e realizzare un cinema sociale e poetico, scevro da qualsiasi cliché, allergico alle banalità.

Dardenne Addosso alle immagini

Etica, lavoro e denaro, al centro sempre le persone, attorno a questi tre nuclei, Luc annota, giorno dopo giorno, spunti per il loro lavoro, scrive dell’incertezza che accompagna ogni progetto. Ad accompagnarlo ci sono brani e citazioni, appunti delle sue letture, Emmanuel Levinas, Bonnard (“Il problema non è dipingere la vita ma fare un dipinto vivente”), Brecht («Ci parlano di Rosetta. La vedono unicamente come una ragazza coraggiosa che combatte, che non demorde, che li commuove per la sua caparbietà. Non vedono quanto il destino di Rosetta assomiglia a quelli di Galy Gay in Un uomo è un uomo di Bertold Brecht»), Flaubert («Letto Madame Bovary. Il destino di Rosetta somiglia a quello di Emma. L’una cera un vero lavoro, l’altra un vero amore: un lavoro introvabile, un amore introvabile»), poi ancora Toni Morrison, Henri Michaux, Shakespeare. Non manca ovviamente il confronto con i grandi registi della storia che, in maniere differenti, li hanno influenzati, dal cinema di Mizoguchi a quello di Rossellini: «Rivisto ancora Germania anno zero. Sempre la stessa intensità, lo stesso nerbo. È il nostro modello» – bellissima poi la lunga riflessione su Blow Up di Antonioni.

L’invito a interrogarsi e confrontarsi sui temi trattati e sull’evolvere delle sceneggiature è rivolto da Luc al lettore, che diventa così partecipe alla costruzione delle trame dei film e, soprattutto, alla nascita dei protagonisti, certo, ma prima di tutto si rivolge a sé stesso.

Emergono così le motivazioni che spingono i due fratelli verso una necessità (cinematografica e morale) di concretezza, di storie costruite attorno a gesti reali e a relazioni («vorremo che non ci fosse nessun soggetto, solo persone e rapporti tra persone»), all’importanza di non mostrare, di sottrarsi alle immagini ma di avvicinarsi ai corpi il più possibile, non per spiarli, ma per scoprirli nella loro interiorità; i protagonisti dei loro film diventano così echi della Storia, delle sue ingiustizie e delle sue storture. Questo li rende contemporanei. E questo rende Addosso alle immagini un ottimo libro per capire il cinema (non solo il loro).

Nell’epoca della sopravvivenza provocata dalla penuria di lavoro, dove i problemi quotidiani sono quelli legati ad alloggio, sostentamento, salute ed esclusione, il cinema dei Dardenne, con i suoi protagonisti (non personaggi, ma persone) in cerca di un’esistenza e di un riconoscimento, continua a porsi la domanda che è stata il cuore pulsante del loro lavoro fin dai loro primi passi dietro la macchina da presa, «Cosa significa essere umani oggi?»

Dardenne Addosso alle immagini

 

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