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La Compagnia di Bejart torna ad appassionare il pubblico di Nervi

Nella sera di martedì 19 luglio 2022, nell’incantata cornice del Nervi Music Ballet Festival, il Béjart Ballet Lausanne è tornato sul palco che già solcò il suo fondatore.

Non tutti sanno o ricordano che Maurice Béjart fu consulente artistico del Festival Internazionale del Balletto di Nervi nel 2000 e nel 2001, quando la manifestazione ha avuto sede al Teatro Carlo Felice di Genova. Ma va anche ricordato che la Compagnia del XX Secolo (così si chiamava cinquant’anni fa il gruppo del coreografo belga) fu invitata per la prima volta da Mario Porcile alla VII Edizione del Festival Internazionale del Balletto di Nervi nel lontano 1964.

Fu proprio in quell’occasione che fu presentato il Bolero di Ravel, celeberrima creazione di Maurice Bejart del 1961, a cui prese parte anche Vittorio Biagi. Lo splendido Bolero tornò a Nervi nel 1980, quando a interpretarlo nel ruolo principale fu Lucina Savignano. Contorniata dai solisti e il corpo di ballo del Teatro alla Scala nelle serate del 24/25/ 26 luglio, che festeggiarono i 25 anni del Festival con lo spettacolo “Nervi, mia cara”. Tornò anche al Carlo Felice nel novembre 2015.

Nella sera di martedì 19 luglio 2022, nell’incantata cornice del Nervi Music Ballet Festival, il Béjart Ballet Lausanne è tornato su quel palco in mezzo al verde per celebrare l’arte del suo fondatore, in un percorso a ritroso nella storia della compagnia attraverso alcuni dei suoi balletti di maggior successo. Un appuntamento attesissimo anche perché si è trattato dell’unica data italiana.

La serata, divisa in due tempi, aveva in programma t ‘M et variations… Coreografia del 2016 di Gil Roman, l’attuale direttore della compagnia, presentata dal corpo di ballo su musiche in live performance a cura dei percussionisti Thierry Hochstätter e jB Meier dell’ensemble Citypercussion. Il brano si divide in vari pezzi composti da passi a due, passi a tre, assoli e coreografie di gruppo in cui gli abili ballerini dimostrano tutte le loro capacità tecniche. Ma senza dubbio la forza di questa composizione sta nel perfetto accordo che la musica trova nei ballerini e viceversa. Pare intercorrere un dialogo continuo tra gli artisti della danza e quelli della musica, che sembrano dare i giusti imput affinché vengano eseguiti proprio quei passi e non altri su un ritmo incalzante che avvince.

Ma innegabilmente i pezzi forti dello spettacolo sono arrivati dopo l’intervallo, quando chi conosceva bene il lavoro di Bejart ha ritrovato la magia di tutto il suo ingegno. Béjart fête Maurice infatti è una raccolta di coreografie bejartiane entrate nella leggenda. Qui veramente troviamo il Béjart maturo e aperto ai mondi esotici che caratterizza la seconda parte della sua carriera. Molto articolato nel farsi e disfarsi dei gruppi, nel dar rilievo alle parti solistiche e alle personalità dei vari ballerini. Uno stile ormai nella piena maturità a volte orientaleggiante.

A chiudere la serata Boléro eseguito dall’intera compagnia capitanata da Elisabet Ros. Che malgrado i suoi 53 anni mantiene tutta la sua forza e carisma nel sedurre. Un balletto che si ricongiunge con lo spirito del Sacre du Printemps, ripudiando tutte le facilitazioni del pittoresco di facciata per esprimere l’essenziale. Maurice Béjart in questo suo capolavoro affida il ruolo centrale, la Melodia, di volta in volta a una danzatrice, o a un danzatore. Ricordiamo i vari grandi vari interpreti che hanno calcato il tondo tavolo rosso, dalla nostra Luciana Savignano a Maya Plisetskaya e Sylvie Guillem, per non parlare della meravigliosa e ancora straordinaria interpretazione di Jorge Donn, danzatore prediletto da Béjart che fu anche interprete della versione del balletto inserito nel bel film Bolero – Les une et les autres di Claude Lelouch (Francia 1981).

Grandi applausi alla fine da parte del folto pubblico a dimostrazione che quando la buona danza arriva, arriva anche la risposta degli appassionati che per fortuna sono sempre tanti.

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