Fino al 28 agosto The Mast Collection presenta Un alfabeto visivo dell’industria, del lavoro e della tecnologia
Per la prima volta nella sede della Fondazione in via Speranza 42 a Bologna, scorrono le opere di un’ampia selezione di un ricco e colto patrimonio fotografico che consta di oltre 500 immagini tra foto, album e video di ben 200 grandi autori italiani, internazionali e artisti anonimi.
“L’alfabeto nasce per mettere insieme incroci tra lo sguardo lontano e quello vicino, testi e momenti dello scatto, portando l’attenzione all’interno delle opere”, spiega il curatore Urs Stahel, “Lo stesso accade con le immagini e i fotografi coinvolti. Questi 53 capitoli rappresentano altrettante isole tematiche nelle quali convivono vecchi e giovani, ricchi e poveri, sani e malati, aree industriali o villaggi operai. Costituiscono il punto di incontro delle percezioni, degli atteggiamenti e dei progetti più disparati. La fotografia documentaria incontra l’arte concettuale, gli antichi processi di sviluppo e di stampa su diverse tipologie di carta fotografica, come le stampe all’albumina, si confrontano con le ultime novità in fatto di stampe digitali e inkjet; le immagini dominate dal bianco e nero più profondo si affiancano alle rappresentazioni visive dai colori vivaci. I paesaggi cupi caratteristici dell’industria pesante contrastano con gli scintillanti impianti high-tech, il duro lavoro manuale e la maestria artigianale trovano il loro contrappunto negli universi digitali e nell’elaborazione automatizzata dei dati. Alle manifestazioni di protesta contro il mercato e il crac finanziario si affiancano le testimonianze visive del fenomeno migratorio e del lavoro d’ufficio”.
Nell’ampio percorso si riconoscono tanti nomi di spicco della fotografia. Tra questi, Paola Agosti, Gabriele Basilico, Luigi Ghirri Walker Evans, Mario Giacomelli, André Kertesz, Mimmo Jodice, Dorothea Lange, Nino Migliori, Ugo Mulas, Carlo Valsecchi e Edward Weston.
L’Alfabeto è stato reato per facilitare una visione dell’insieme e si osserva sulle pareti di PhotoGallery, Foyer e Livello 0, i tre spazi dell’esposizione.
Come precisa il curatore: “Rappresenta uno strumento che vuole indicare i principali punti di interesse e le zone più intense con le quali si fa luce il senso di ogni immagine. Sono riportate in nero le tematiche illustrate puntualmente dalle immagini lungo il percorso del visitatore, mentre in carattere chiaro sono elencati gli argomenti, pur presenti nella collezione, che meriterebbero una riflessione e un approfondimento contestuali, con un intreccio di relazioni e di interpretazioni e la possibilità di allineare la parola scritta con le immagini”.
Nella scansione cronologica solo il XIX secolo è stato affrontato separatamente in una sezione dedicata alle fasi iniziali dell’industrializzazione e della storia della fotografia. E sfilano numerosi ritratti di lavoratori, dirigenti, disoccupati, persone in cerca di lavoro e migranti.
Per Urs Stahel questa mostra “condensa questi ultimi 200 anni, ricchi, folli, intensi, esplosivi in oltre 500 opere che mostrano la vita lavorativa, produttiva e industriale”.
THE MAST COLLECTION
A VISUAL ALPHABET OF INDUSTRY, WORK AND TECHNOLOGY