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Miguel Sbastida per VOGA: il cambiamento climatico è una storia in atto che può essere raccontata attraverso le voci dei nostri simili non umani

Other Voices Share the Same Story (2018-22), Overlapping of Slow Violence, Deschampsia antarctica and site-specific mural. Courtesy the artist and VOGA, Ph. Giuseppe Olivieri

VOGA presenta la prima mostra personale in Italia di Miguel Sbastida, dal titolo Other Voices Share the Same Story (Altre voci condividono la stessa storia), aperta dal 15 luglio al 10 settembre 2022.

Il secolo scorso è stato testimone del crollo di una distinzione netta tra ciò che è considerato “umano” e “non umano”; questo è dato dalla crescente consapevolezza del nostro impatto sulla natura. Sappiamo ora che siamo un tutt’uno con il mondo materiale che ci circonda, al pari di animali, piante e funghi.

La mostra propone una collisione nel tempo e nello spazio tra i linguaggi di molteplici materialità, sia viventi che animate; mette in relazione tre progetti sviluppati nel corso degli ultimi anni, ovvero una serie di dipinti realizzati dal ritiro dei ghiacciai in Islanda, sculture fossili di corallo che fungono da indicatori del passare del tempo, raffigurazioni grafiche di due specie di piante che fioriscono fuori stagione nel continente antartico e un’installazione a pavimento che raffigura l’idrografia del fiume Po.

Slow Violence (2018), Glacial paintings, 55 x 38 cm, from a series of 36 paintings. Courtesy the artist and VOGA, Ph. Giuseppe Olivieri 

Attraverso la stratificazione attiva di progetti precedenti e interventi site-specific realizzati durante il periodo di residenza presso VOGA, la personale getta luce sul concetto di Cambiamento Climatico come fenomeno iper e interconnesso attraverso il tempo e lo spazio. Spesso percepito come una forma invisibile di lenta violenza che ha un’eco in luoghi distanti e sconnessi del pianeta, il cambiamento climatico è una storia in atto che può essere raccontata attraverso le voci dei nostri simili non umani. Un fenomeno che collega la storia della siccità a quella del ritiro dei ghiacciai, quella del fiorire delle piante a quella della salinità degli oceani e a quella degli ecosistemi delle barriere coralline oceaniche di tutto il mondo.

Diramandosi da luoghi apparentemente lontani, i lavori di Sbastida ci riportano a urgenze vicine e ci impongono di mettere in discussione i concetti affermati di distanza e interdipendenza, così come le pratiche antropocentriche consolidate con le quali ci rapportiamo al mondo naturale.

Nel suo periodo di residenza in Puglia, Sbastida ha scelto di calare la sua ricerca nella torrida estate mediterranea, dando il via a una conversazione i cui attori non umani raccontano “della soggettività di piante, animali, pietre o suoli e della loro capacità oggettiva di agency: punto di partenza fondamentale di ogni pensiero che voglia definirsi consapevole, plurale ed ecologico. 

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