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The Art of the Brick. L’arte dei Lego in mostra a Milano

The Art of the Brick-Lego-Dinosaur Skeleton-Brick count 80020-Photo ©Piergiorgio Pescali
The Art of the Brick-Lego-Dinosaur Skeleton-Brick count 80020-Photo ©Piergiorgio Pescali

The Art of the Brick: oltre 100 sculture di LEGO realizzate da Nathan Sawaya al Ride di Milano fino al 28 agosto

Ricordate i mattoncini Lego? No, non quelli “moderni”, in kit già predisposti per costruire solo un oggetto illustrato sul coperchio della scatola, ma gli “originali”, quei piccoli mattoncini, semplici nella loro forma colorata che da piccoli usavamo per costruire qualsiasi cosa ci passasse per la mente – dalla casa alla macchina, dall’aereo al grattacielo.

The Art of the Brick, la mostra in corso al Ride di Milano fino al 28 agosto, ripropone questa forma di intrattenimento che Nathan Sawaya ha trasformato in vera e propria arte realizzando ciò che tutti noi sognavamo di costruire. Oggetti che, spesso copiando capolavori conosciuti in tutto il mondo, sono diventati opere d’arte loro stessi, come il David di Michelangelo, L’urlo di Munch, la Venere di Milo. Oppure riproduzioni in scala di animali preistorici come l’enorme T-Rex di sei metri che occupa da solo una sala ed è l’opera più ammirata non solo dai bambini, ma anche dagli adulti.

The Art of the Brick-Lego-Dinosaur Skeleton-Brick count 80020-Photo ©Piergiorgio Pescali
The Art of the Brick-Lego-Dinosaur Skeleton-Brick count 80020-Photo ©Piergiorgio Pescali
The Art of the Brick-Lego-The Scream by Edvard Munch Photo ©Piergiorgio Pescali

Creatività, immaginazione, talento, ma anche logica (tanta) e matematica sono gli ingredienti che Sawaya ha mescolato con sapienza e pazienza per realizzare questa mostra.
I Lego, contrazione di due parole danesi, leg godt “gioca bene”, sono spesso utilizzati come esempi di strutture matematiche e biologiche. Proprio come il dinosauro di Nathan Sawaya, tutti gli oggetti che compongono il nostro spazio e la nostra vita sono combinazioni più o meno complicate di strutture elementari. Come ha dimostrato Mark Changizi, del Dipartimento di Scienze psicologiche e del cervello alla Duke University di Durham, le strutture biologiche e matematiche sono più efficienti quando usano elementi più semplici possibile, ma in modo sempre più complicato e diversificato. Proprio come i Lego: Sawaya usa quasi sempre mattoncini elementari (i Lego “primari”) assemblandoli in modo ordinato e bilanciato riproducendo forme che crescono nello spazio.

The Art of the Brick-Lego-My Boy-Brick count 22590-Photo ©Piergiorgio Pescali
The Art of the Brick-Lego-Swimmer-Brick count 10980-Photo ©Piergiorgio Pescali
The Art of the Brick-Lego-Photo ©Piergiorgio Pescali

Questa forma di arte logica aiuta a sviluppare la creatività, il pensiero critico e la comunicazione. A differenza dei mobili dell’Ikea, che utilizza lo stesso concetto di assemblaggio, giocare con i Lego non limita la fantasia, ma anzi la espande e The Art of the Brick ce lo dimostra: possiamo riprodurre La notte stellata di Van Gogh o Giallo, un busto che si si apre lasciando cadere al suo esterno mattoncini o ancora il Vestito in rosso, un vestito che si dissolve “perdendo” mattoncini lungo la sua via.

The Art of the Brick-Lego-Starry Night by Vincent Van Gogh-Brick count 3493-Photo ©Piergiorgio Pescali
The Art of the Brick-Lego-Yellow-Brick count 11014-Photo ©Piergiorgio Pescali

Il segreto dei Lego è proprio la loro imitazione della natura: non viene posto alcun limite alla fantasia e tutte le combinazioni sono possibili purché seguano modelli matematici ben precisi che bilanciano ed equilibrino l’intera struttura.

The Art of the Brick-Lego-Red Dress-Brick count 62750-Photo ©Piergiorgio Pescali
The Art of the Brick-Lego-Large and Small Clouds-Brick count 7660+4004-Photo ©Piergiorgio Pescali

Quando Ole Kirk Kristianses nel 1916 comprò la falegnameria da cui si sviluppò l’idea dei mattoncini giocattolo, non aveva intenzione di creare un impero che avrebbe interessato aspetti economici e scientifici. Il suo intento era solo quello di produrre oggetti che potessero far sopravvivere lui e la sua famiglia in periodi difficili come la Grande depressione, l’occupazione nazista e la guerra mondiale. Gli yo-yo che produceva si trasformarono in ruote per automobiline e probabilmente la fabbrica di Kristianses non avrebbe avuto il successo internazionale che conobbe nel dopoguerra se due incendi (nel 1942 e nel 1960) non avessero convinto il fondatore e i suoi successori (Ole Kirk morì nel 1958) ad abbandonare il legno per optare alla plastica (prima l’acetato di cellulosa e poi l’ABS, l’acrilonitrile butadiene stirene).

The Art of the Brick-Lego-Gray-Brick count 23678-Photo ©Piergiorgio Pescali

La svolta “modernista” la si ebbe nel 1978, quando, abbandonando la filosofia tanto amata dai puristi dei soli mattoncini, si iniziò a produrre prima figure in miniatura e poi kit in scatola di modelli preconfezionati. Questi kit hanno limitato la fantasia che stava alla base dei primi modelli Lego creati da Ole Kirk Kristianses, ma hanno al tempo stesso permesso alla LEGO di mantenersi al passo coi tempi evitando la bancarotta.

The Art of the Brick rifugge queste fughe spaziali (sia in senso figurato che letterale con i modellini di Star Trek, Star Wars, delle Stazioni spaziali internazionali e degli Apollo NASA) mantenendo invece la filosofia del mattoncino elementare. Probabilmente Ole Kirk Kristianses si sarebbe divertito un mondo nel visitare questa mostra.

The Art of the Brick-Lego-Disintigration-Brick count 10124-Photo ©Piergiorgio Pescali

The Art of the Brick-Lego-American Gothic by Grant Wood-Brick count 3700-Photo ©Piergiorgio Pescali
The Art of the Brick-Lego-Amedeo Modigliani-La tete-Brick count 2459-Photo ©Piergiorgio Pescali

The Art of the Brick

RIDE MILANO
Via Valenza, 2
20144 Milano
aprile 2022 – 28 agosto 2022
La visita dura circa 60 minuti
theartofthebrickexpo.com

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