Palazzo Bonaparte ospita la grande e più attesa mostra dell’anno dedicata al genio di Van Gogh. In esposizione una delle sue opere più celebri: l’Autoritratto del 1887. A Roma, dall’8 ottobre 2022 al 26 marzo 2023.
Uno degli artisti più famosi della storia. Per la vita tragica e romanzesca, da i lunghi ricoveri nell’ospedale psichiatrico di Saint Paul in Provenza all’episodio dell’orecchio mozzato; ma soprattutto per i tanti capolavori dipinti, di cui si ricordano in modo particolare i paesaggi e gli autoritratti. Di entrambi questi aspetti della sua esistenza abbiamo diverse testimonianze, grazie alle Lettere al fratello Theo e alle testimonianze di quest’ultimo.
La mostra di Roma, attraverso ben 50 opere provenienti dal Museo Kröller Müller di Otterlo – che custodisce uno dei più grandi patrimoni delle opere di Van Gogh – e tante testimonianze biografiche, ne ricostruisce la vicenda umana e artistica.
Un percorso espositivo che si snoda cronologicamente e che fa riferimento ai periodi e ai luoghi dove il pittore visse. Da quello olandese al soggiorno parigino, da quello ad Arles fino a St. Remy (in mostra Il giardino dell’ospedale a Saint-Rémy, 1889) e Auvers-Sur-Oise. Lì dove mise fine alla sua tormentata vita sparandosi un colpo al petto.
Al centro delle opere la poetica più rappresentativa del pittore. Dai vertiginosi paesaggi (Burrone,1889) alle rappresentazioni della quotidianità più severa e stringente, abitata da una serie di figure rappresentanti di una precisa intenzione artistica e sociale. Come il seminatore (in mostra Il Seminatore, 1888), i raccoglitori di patate, i tessitori, i boscaioli, le donne intente a mansioni domestiche o affaticate a trasportare sacchi di carbone o a scavare il terreno. Personaggi vinti dalla fatica, sconfitti dal loro inevitabile destino di lavoratori (Vecchio disperato, 1890).
Particolare enfasi è data al periodo del soggiorno parigino in cui Van Gogh si dedica alla ricerca del colore sulla scia impressionista e a una nuova libertà nella scelta dei soggetti, con la conquista di un linguaggio più immediato e cromaticamente vibrante. Si rafforza anche il suo interesse per la fisionomia umana, determinante anche nella realizzazione di una numerosa serie di autoritratti, volontà di lasciare una traccia di sé e la convinzione di aver acquisito nell’esperienza tecnica una fecondità ben maggiore rispetto al passato.
È di questo periodo l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, presente in mostra, dove l’immagine dell’artista si staglia di tre quarti. Lo sguardo penetrante rivolto allo spettatore mostra un’insolita fierezza, non sempre evidente nelle complesse corde dell’arte di Van Gogh. I rapidi colpi di pennello e i tratti di colore steso l’uno accanto all’altro generano quel senso di tumulto e sgomento tipico dell’artista.