Kuniyoshi Utagawa_La principessa strega Takiyasha e lo scheletro del padre_1844 circa
Prorogata fino al 9 ottobre la mostra Yōkai. Le antiche stampe dei mostri giapponesi, a cura di Paolo Linetti e in corso nel Belvedere della Villa Reale di Monza. Vediamo di cosa si tratta.
La mostra è dedicata agli spiriti, alle creature e ai mostri del folklore nipponico, continuerà dunque a proporre i suoi capolavori – duecento stampe del XVIII e XIX secolo, libri antichi, abiti storici, armi tradizionali e una splendida collezione di netsuke, piccole sculture in avorio provenienti dalla collezione privata Bertocchi mai esposte prima al pubblico – trasportando magicamente il visitatore nel Giappone del periodo Edo, ma anche facendolo partecipare ad eventi e laboratori che continueranno ad essere organizzati fino al termine dell’esposizione.
Chikanobu Yoshu, Yamashiro Neve a Rokuhara, 1884
Tra le opere in mostra, alcuni dei famosi quaderni manga di Hokusai e altri suoi capolavori, splendide xilografie di Hiroshige e Chikanobu e un rotolo a scorrimento lungo 11 metri, anche questo esposto per la prima volta, proveniente dalla collezione di Luigi e Luciana Bartolini. Realizzato alla fine del XIX secolo in seta e inchiostri su carta da gelso, l’opera narra la vicenda di Shutendoji, una creatura mitologica (Oni) a capo di un esercito di mostri che infestava il monte Oe nei pressi di Kyoto.
Ancora, per chi non avesse provato questa straordinaria esperienza, sarà possibile rivivere la leggendaria prova di coraggio del Rituale delle cento candele, iniziata da alcuni samurai nel XVII secolo, da cui l’intera mostra trae ispirazione e a cui è dedicata la sala immersiva che apre il percorso espositivo. Il macabro rituale iniziava solitamente dopo l’ora del tramonto, quando i samurai si ritrovavano in una stanza buia, illuminata soltanto dalla luce di cento candele. Ognuno di essi raccontava una storia agli altri compagni con l’obiettivo di spaventarli con racconti popolati da mostri appartenenti alla tradizione giapponese, quali le Jorogumo, avvenenti donne-ragno, i simpatici tassi trasformisti chiamati Tanuki e le Ningyo, le sirene la cui carne profumatissima può donare agli uomini giovinezza o morte atroce.
Al termine della storia di paura, chi l’aveva narrata doveva alzarsi, spegnere la candela di una lanterna, prendere uno specchio e specchiarvisi nell’angolo più lontano: l’oscurarsi progressivo della stanza accompagnava la narrazione di racconti sempre più spaventosi e carichi di suspense. Proprio come erano soliti fare un tempo i samurai, i visitatori di Yōkai entrano in una stanza totalmente buia, illuminata dalla fioca luce di cento candele che rivela la presenza delle opere. Le candele si spengono poi una ad una, accompagnate dalla voce roca di un attore che impersona il fantasma di un vecchio samurai, morto dopo essere impazzito per aver incontrato un vero mostruoso Yōkai nella notte. Un’esperienza unica che, per volontà degli organizzatori, permette di conoscere e apprendere con stupore e rapimento.
Hiroshige-Utagawa, Volpe di Kuzunoha che dice addio al figlio Seimei-Abe, 1847
L’iniziativa si completa con una sezione prodotta dalla casa editrice Hop!, con le opere di Loputyn, nome d’arte di Jessica Cioffi, l’illustratrice bresciana seguita come una rockstar dagli appassionati di manga, che espone sei tavole originali create per l’occasione, che s’ispirano e interpretano altrettante leggende giapponesi. Ogni illustrazione presenta in chiave contemporanea un racconto e un mostro grazie allo stile che la caratterizza in maniera inequivocabile.
Accompagna la mostra un catalogo edito da Skira, partner editoriale di Yokai, in collaborazione con Vertigo Syndrome e con la curatela di Paolo Linetti. Nel volume grandi riproduzioni delle opere esposte, i segreti, le curiosità e le leggende ad esse collegati,.