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Alchimia, stelle, viaggi. Il magico universo di Gabriella Benedini

Gabriella Benedini, Costellazione, 2017-2019, polimaterico su tavola, 70 x 100 cm, Collezione dell’artista

Intesa Sanpaolo apre al pubblico dal 15 settembre al 6 novembre 2022 alle Gallerie d’Italia di Milano la mostra Gabriella Benedini. Athanor a cura di Paolo Bolpagni.

La mostra, allestita nella Sala delle Colonne, vuole essere un ulteriore sviluppo nella personale ricerca artistica di Gabriella Benedini, cremonese, classe 1932, protagonista della vita culturale milanese fin dall’inizio degli anni Sessanta. L’arte di Gabriella Benedini è intessuta di memorie e suggestioni: i temi del viaggio (fisico e spirituale), dell’interrogazione delle stelle, della trasmutazione della materia e degli elementi, della sete di conoscenza sono centrali nel lavoro dell’artista.

A rivelarlo è anche il titolo della mostra, con quell’esoterica parola, athanor, che rimanda proprio al mondo dell’alchimia ed è ripresa da un racconto di Jorge Luis Borges, La rosa di Paracelso, che ha per protagonista l’imperscrutabile figura del medico-scienziato tedesco del Cinquecento.

Gabriella Benedini, Arpa di Pitagora, 1990/1991-2022, scultura polimaterica, 290 x 150 x 210 cm, Collezione dell’artista 

Protagonista dell’esposizione è senza dubbio la Biblioteca, un corpo compatto, ermetico, color Gris de Payne, che si manifesta nella propria enigmatica e incombente presenza. Sugli scaffali sono ordinatamente posizionati trecentosessanta “libri” (in realtà indecifrabili contenitori), all’esterno tutti uguali. Non contenitori qualsiasi, come ovvio, ma speciali, delle medesime dimensioni: due coperchi che, aprendosi, schiudono mondi inimmaginabili, sorprendenti, ma che restano celati all’osservatore. Uno solo, spalancato, è posizionato su un leggìo.

Tra le 24 opere in mostra figurano le ormai celebri Arpe (fra cui tre della collezione Intesa Sanpaolo), sculture polimateriche che, come scrisse Gillo Dorfles nel 1992, «colmano d’una loro “sonorità spaziale”» l’ambiente in cui sono collocate, ispirando la sensazione di «note – arcane, impercettibili, inafferrabili da orecchie umane».

Ad esse si accompagnano opere bidimensionali, grandi tavole aggettanti giocate rispettivamente sui toni del blu e del grigio, che richiamano le costellazioni e un ulteriore motivo caro all’artista, quello della musica.

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