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Critico militante. L’Italia dell’arte celebra Germano Celant

Germano Celant Germano Celant
Germano Celant
Germano Celant

Celant protagonista di un ciclo di incontri ospitati da istituzioni come Accademia di San Luca, Triennale di Milano, Maxxi, Fondazione Cini, Castello di Rivoli

Dibattere in un palazzo del Quattrocento a proposito di una figura che ha attraversato l’arte del XXI secolo. Lasciando una traccia di sé significativa, è un’operazione dal sapore squisitamente remoto e a un tempo generatrice di nuova linfa vitale. Presso l’Accademia Nazionale di San Luca, che ha proposto l’idea, si è tenuta la conferenza stampa delle giornate di studio Germano Celant. Cronistoria di un critico militante. Un ciclo di incontri a cura dello Studio Celant.

Sette le grandi istituzioni coinvolte nell’iniziativa, legate alla figura del grande Germano Celant (Genova 1940 – Milano 2020). Critico, e soprattutto curatore come ha chiosato con il suo ironico puntiglio Ludovico Pratesi, presente tra gli ospiti. La Triennale di Milano, il MAXXI, la Fondazione Prada, il Centro Pecci, La Fondazione Giorgio Cini, la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee e il Centro di Ricerca Castello di Rivoli ospiteranno presso le loro sedi una giornata dedicata. A conclusione del ciclo, il 20 aprile 2023, Salvatore Settis terrà una lectio magistralis all’Accademia di San Luca; che sarà preludio, per altro, di una mostra in loco su Giulio Paolini: nessun dettaglio in merito è stato ancora rivelato.

Quanto ha influito il suo metodo?

Già durante la prima tavola rotonda, Germano Celant in prospettiva, che si è tenuta all’Accademia alla presenza commovente del figlio di Celant, Argento e della vedova Paris, sono emersi punti di vista differenti a partire dalle domande lanciate da Marco Tirelli, vice presidente dell’Accademia di San Luca: “quali sono le indicazioni che Celant ci ha lasciato? Quanto ha influito il suo metodo? Lui, come le avanguardie, con piglio quasi positivista, voleva superare sempre il presente. Oggi sarebbe ancora possibile questo metodo? Si può parlare di avanguardia ora che l’arte è così fluida? E soprattutto: Celant è per voi monumento o faro?”.

 

Marco Tirelli, Chiara Costa, Antonella Soldaini
Marco Tirelli, Chiara Costa, Antonella Soldaini

Parole cui Antonella Soldaini, Consulente curatoriale e responsabile scientifica dello Studio Celant, ha risposto affrescando il Maestro come un promotore della cross pollination, in movimento costante tra pittura, scultura, fotografia, design, architettura. Un precursore dei tempi, oltre che autentica istituzione nelle parole di Stefano Boeri, Presidente della Triennale di Milano. Lui a inventare il concetto di architettura radicale, ricorda Margherita Guccione, architetto e Direttore scientifico del Grande MAXXI: “la sua transdisciplinarità è anche paradigma del nostro Museo. Io credo che sia stato sia monumento che faro. Monumento della museografia e della critica d’arte, ma anche faro, perché con metodo e rigore ci ha indicato delle direzioni di ricerca”.

Voci discordi

Tuttavia non sarebbe stato un dibattito vero e proprio se non fossero emerse anche voci discordi. Così Paolo Icaro, Presidente dell’Accademia di San Luca ha ragionato sull’intelligence of think del critico e curatore e sul significato di cronistoria, a sottolineare che: “l’idea non è di celebrare Celant già celebre, ma di illuminare vieppiù le sue azioni attraverso le prospettive di coloro che lo hanno affiancato. Stiamo per entrare in qualcosa non conosciuto da tutti, in un procedere quasi archeologico”.

Ma la sua ammirevole posatezza viene smentita dall’esuberanza del Direttore dell’Istituto di Storia dell’arte Fondazione Giorgio Cini, Luca Massimo Barbero che ha affermato: “Germano è vulcanico, aveva una capacità tellurica e il vulcano Celant non è studiabile in modo archeologico. Rispondo all’ultima domanda se sia un monumento o un faro con il motto della nostra Fondazione che è una frase di Gustave Malher: la tradizione non è culto delle ceneri, ma custodia del fuoco”.

 

Luca Massimo Barbero e Argento Celant
Luca Massimo Barbero e Argento Celant

Un altro nodo che ha animato il primo incontro su Celant riguarda quanta attenzione egli abbia dedicato al globale. Ludovico Pratesi, che pure ha elogiato la figura del critico militante, stimandolo anzitutto come metodo, ha visto una scarsa apertura del suo operato a livello internazionale. Qualcosa che Soldaini ha smentito, seguita da Stefano Pezzato, Responsabile Collezione e Archivi del Centro Pecci che ha voluto aggiungere alle alternative monumento/faro proposte da Tirelli un’altra visione: “io lo vedo come un grande direttore d’orchestra”.

L’immagine forse più suggestiva regalata al maestro è quella formulata da Chiara Costa, Responsabile programmazione Fondazione Prada: “Io vedo Celant come Panofsky vedeva l’occhio di Van Eyck: come un telescopio e un microscopio contemporaneamente”.

https://accademiasanluca.it/

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