17 dipinti della collezione di Juan Manuel Grasset è protagonista della Old Master Paintings Evening Sale di Sotheby’s, in programma il 7 dicembre, a Londra. Notevole la selezione di nature morte. Ma il top lot è una veduta di Venezia di Canaletto.
C’era un tempo in cui un tulipano valeva quanto una casa. Il fiore, oggi simbolo dei Paesi Bassi, arrivò in Europa nel XVII secolo dalla Turchia. Comprarne uno non era facile, tantomeno economico. Possederlo non significava solo circondarsi di bellezza, ma ostentare il proprio successo, economico e sociale. Come il tulipano, tante altre varietà. Ma si sa, il fiore è una meraviglia precaria. Come immortalarla? Ovviamente tramite la pittura. Così insieme all’amore per i fiori, contemporaneamente sbocciava la richiesta di dipinti che li rappresentassero. Era l’epoca d’oro della natura morta olandese e fiamminga.
200 anni dopo un ingegnere civile spagnolo, Juan Manuel Grasset (1927-2020), guarda a quegli anni con fascino e incanto. Anche perché la natura morta non è solo virtuosismo tecnica e ostentazione di ricchezza, ma anche rappresentazione del sentimento di transitorietà e fugacità dell’esistenza umana. Grasset decide di concentrare in quel periodo le suo risorse collezionistiche e genera una collezione unica. Oggi 17 dipinti della raccolta, apparsa pochissime volte in pubblico, passano all’asta da Sotheby’s.
Tra i capolavori all’incanto la Still life of flowers in a glass vase in a stone niche (stima £ 1-1.5 milioni) di Jan Davidsz. de Heem (1606 – 1683/4). I fiori plastici, armoniosamente disposti, di cromie calibrati ma lucenti. Qui, come anche in Still life of tulips and an apothecary’s rose in a stoneware vase (£ 400-600 mila) di Osias Beert il Vecchio (c.1580 – 1624), si riconoscono alcuni dei tratti che diventeranno iconici del genere. Su tutti la luminescenza delle superfici, la varietà dei soggetti e l’immobile equilibrio che regge le composizioni.
Still Life of Luxuries (stima £ 600.000 – £ 800.000) di Floris van Dyck (1575-1651) che ha avuto il merito di allargare il pool di soggetti protagonisti delle opere. Tavole imbandite di frutta esotica e formaggi; ma anche vasi, brocche e piatti. La molteplicità di oggetti moltiplica le possibilità compositive, dona profondità e innesca giochi con le proporzioni e riflessi. La buccia di mela che scivola lungo il tavolo, il frutto che si riflette sul piatto che lo accoglie.
Con A Basket of Fruit With a Wanli Kraak Porcelain Dish (£ 200-300 mila) di Balthasar van der Ast (1593/4 – 1657) fa il suo ingresso in scena un pappagallo. Un’innovazione contenutistica che racconta un’altra storia. Quella dell’esplosione del commercio globale, che vedeva protagonisti i porti dei Paesi Bassi nel corso del XVII secolo. Così nelle nature morte iniziarono a comparire animali esotici, ma anche piante provenienti da Messico e Guatemala. Come pure dal Mediterraneo. Still life of a lemon, grapes, an apple and other fruits di Peter Binoit (1590 – 1632) presenta uva, limoni, capperi e olive in primo piano, ben disposti su un vassoio di peltro levigato.
Le nature morte sono meccanismi contemplativi, ingranaggi estetici che l’artista assembla secondo necessità visiva. Sono spazi d’osservazione, messe in scena calibrate per assorbire l’occhio. Come un paesaggio. Non è un caso che a completare la collezione di Grasset siano proprio una serie di vedute. Tra queste River Landscape with a Fish Market (£ 600-800 mila) di Jan Brueghel il Vecchio (1568-1625), una scena portuale caratterizzata dal via vai di mercanti e faccendieri. Ma anche situazioni del tutto diverse, come Skaters, kolf players and elegant figures with horse-drawn sleighs on a frozen river by a tower (£300-400) di Barent Avercamp (1612/13 – 1670), con il fiume ghiacciato e le persone che si muovono su slitte trainate dai cavalli.
Ma l’acquisto più importante Grasset lo conclude al tramonto della sua esperienza collezionistica: una veduta del Canal Grande di Venezia di Canaletto (1697 – 1768). Il dipinto, stimato £ 3-5 milioni, risale agli anni ’30 del Settecento ed è comparso all’asta solo tre volte in altrettanti secoli. Ovvero il periodo più apprezzato della produzione dell’artista. Qui l’incarnato della luce è scintillante, riflette nel canale il lento oscillare delle nuvole in cielo.