Quattro dipinti e due sculture: gli Uffizi fanno ‘shopping’ alla 32^ edizione di Biaf, la Biennale dell’Antiquariato di Firenze, in corso a Palazzo Corsini ancora fino al 2 ottobre 2022
Il museo degli Uffizi sceglie due quadri e una scultura del Seicento (il Ritratto di giovane vittorioso sull’Invidia di Pietro Paolini e l’Allegoria della locuzione oraziana “Ut pictura poesis” di Francesco Cairo; il prezioso busto in avorio di Cosimo III de’ Medici scolpito da Jean-Baptiste Basset a Livorno nel 1696) e un autoritratto dell’Ottocento realizzato da Felice Cerruti Bauduc (Atelier con il pittore in atto di dipingere il Combattimento di Sommacampagna). Non solo arte antica: entrano nella Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti la tela “Viaggio tragico” (1925) di Ferruccio Ferrazzi e la magnifica “Pietà” in bronzo (1950) di Giacomo Manzù.
A questi lavori acquistati dal museo va aggiunto il dono da parte dell’antiquario Enrico Frascione del disegno del pittore veneziano del Cinquecento – e figlio di Paolo Veronese – Carletto Caliari, Giovinetta con cane, uno studio preparatorio per un quadro oggi custodito al Louvre di Parigi.
Alla passata edizione della Biennale, nel 2019, le Gallerie avevano acquistato un importante dipinto di uno degli allievi prediletti di Michelangelo Buonarroti, ovvero la Madonna con Bambino, San Giovannino e Santa Barbara di Daniele da Volterra, entrato subito nell’esposizione permanente degli Uffizi all’interno delle nuove sale del primo piano dedicate alla pittura del Cinquecento fiorentina, romana ed emiliana.
Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt ha commentato: «Grazie all’impegno straordinario dei miei colleghi, agli Uffizi questa estate abbiamo avuto un recupero grande, registrando in luglio e agosto i numeri più alti di visitatori mai avuti: con gli introiti derivati, le Gallerie degli Uffizi sono in grado di estendere il proprio ruolo nel processo della tutela, a vantaggio della collettività, avviando le procedure per l’acquisto di alcune delle opere più significative offerte quest’anno alla Biennale. Così gli Uffizi continuano la tradizione iniziata con l’edizione del 2015 – che coincise con il conferimento dell’autonomia speciale al museo – di partecipare attivamente, da acquirente, alla Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze, a mio avviso la fiera più bella al mondo in questo settore»
LE OPERE:
Il dipinto di Paolini presenta un sofisticato tema allegorico: un elegante cavaliere, con la spada posta sulla spalla e la preziosa armatura appoggiata sul tavolo, tiene soggiogata con la mano sinistra una mostruosa figura femminile dai capelli serpiformi intenta a mangiare il proprio cuore, personificazione dell’Invidia. L’artista luccchese, “pittore di gran bizzaria e notevole invenzione” (come ebbe a definirlo lo storiografo coevo Filippo Baldinucci), conferma in quest’opera la piena adesione alla pittura di luce caravaggesca, frequentata con vivo interesse durante il suo soggiorno romano.
Questa tela, attribuita al lombardo Francesco Cairo, è una colta visualizzazione della locuzione oraziana “Ut pictura poesis” e raffigura le personificazioni femminili della Pittura e della Poesia. La sensuale donna in primo piano, appoggiata ad una roccia dove si trova un “toccalapis” (asticciola in piombo usata per disegnare) reca in mano una tavolozza coi colori freschi, mentre l’altra figura femminile ha una corona d’alloro come per incoronare l’arte della pittura, e raffigura la Poesia che concede la fama all’arte sorella. La conduzione sfrangiata, il sapiente impianto luministico, con ombreggiature profonde e intensi lampi di luce, rimandano alla fase neo-veneta di Cairo, risalente agli anni Trenta del Seicento, quando il pittore lavorò a Torino per la corte sabauda.
Il busto del Granduca Cosimo III, realizzato dallo scultore francese Jean-Baptiste Basset a Livorno nel 1696, andrà ad arricchire la collezione di avori del Tesoro dei Granduchi di Palazzo Pitti, la più antica e preziosa prestigiosa al mondo insieme a quelle di Dresda e Vienna. L’immagine a tutto tondo del giovane principe, fortemente espressiva e naturalistica, potrà così affiancare gli aulici medaglioni in avorio con l’effige del Granduca, già esposti nelle collezioni di Palazzo Pitti.
La tela – destinata all’allestimento degli autoritratti agli Uffizi – raffigura il pittore al lavoro di dipingere il suo capolavoro, l’enorme Combattimento di Sommacampagna (Torino, Museo del Risorgimento). Si vede uno spaccato nell’atelier del pittore specializzato nelle scene militari di storia patria, con un cavallo vero e un pupazzo vestito da militare, a testimonianza delle prassi di bottega dell’artista, grande protagonista del Risorgimento.
Realizzato nel 1925, nella prima maturità di Ferrazzi, “Viaggio tragico” declina con una sensibilità moderna la grande tradizione dei maestri del Quattrocento e del Cinquecento italiano. Fu esposto l’anno successivo a New York, alla Exhibition of Modern Italian Art dove fu acquistato da Carl W. Hamilton, noto collezionista d’arte del Rinascimento italiano, che evidentemente apprezzò la solenne sintesi neo-quattrocentesca della composizione e forse certi richiami ai colori cangianti della pittura di Pontormo e Rosso Fiorentino. Come suggerisce il titolo, Ferrazzi rievoca qui il ricordo di un’esperienza personale, il viaggio in nave compiuto nel novembre 1917 verso la Sardegna, chiamato a prestarvi il servizio militare. L’episodio autobiografico risulta così trasfigurato, in virtù di uno stile personalissimo dove i personaggi – tra i quali la madre, la sorella e la moglie dell’artista – si muovono entro spazi geometrici assoluti e astratti, di ascendenza neo-primitiva, capaci di trasmettere, secondo le parole dell’artista: “la realtà riflessa nella mia memoria lirica”.
Il gruppo della Pietà, realizzato a cera persa presso la Fonderia Maf di Milano, è una variante di uno dei bronzi che costituiscono le quattro stazioni della Via Crucis eseguite per la basilica di Sant’Eugenio in via delle Belle Arti a Roma. Nel solco di un rinnovamento della cultura cattolica in senso umanista, promosso dall’amico don Giuseppe De Luca, Manzù si discosta dalla tradizione liturgica e freddamente dottrinale per attingere alla grande scultura donatelliana, approdando ad un brano di intensa e grave espressività. Quest’opera coincide con la definitiva consacrazione di Manzù, in un momento iniziato con il premio per la scultura alla Biennale di Venezia del 1948 e culminato con l’affidamento dell’esecuzione delle porte per la Basilica di San Pietro nello stesso 1950.
Si tratta di un foglio legato all’attività della bottega di Paolo Veronese, del quale Carletto Caliari è il figlio minore. È databile a dopo il 1588 quando, alla morte del padre, Carletto assunse un ruolo di maggior importanza nella gestione dell’impresa familiare, dopo aver lavorato per alcuni anni nella bottega dei Bassano. Il disegno raffigura una scena di genere, studiando un particolare di una composizione di maggiori dimensioni: probabilmente quello delle bambine che giocano con il cane alla base della Cena in Emmaus della scuola di Paolo Veronese, al Louvre.
BIAF, Biennale Internazionale d’Antiquariato
32^ edizione, Palazzo Corsini
Via del Parione, 11 – 50123 Firenze
Dal 24 settembre al 2 ottobre 2022
Apertura al pubblico con orario continuato 10,30 – 20,00
24 settembre 2022
Ore 10,30 – Cerimonia inaugurale in Palazzo Vecchio, Salone dei Cinquecento
Il programma culturale si svolgerà 26 al 30 settembre (nel Salone del Trono di Palazzo Corsini), proponendo un ciclo di conferenze e presentazione di volumi d’arte, oltre che l’assegnazione dei Premi