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Ricostruire il mondo smembrato. La prima mostra antologica su Louise Nevelson in Svizzera

Louise Nevelson; Fotografia di Enrico Cattaneo scattata in occasione della mostra presso lo Studio Marconi nel 1973 © 2022, ProLitteris, Zurich

 

Louise Nevelson, dettaglio; Fotografia di Enrico Cattaneo scattata in occasione della mostra presso lo Studio Marconi nel 1973 © 2022, ProLitteris, Zurich

Fino all’8 gennaio 2023 il Museo Comunale di Ascona in collaborazione con la Fondazione Marconi di Milano celebra il genio di Louise Nevelson con oltre ottanta opere dell’artista ucraina.

Il titolo dell’esposizione, curata da Mara Folini e Allegra Ravizza, è Assembling Thoughts, eco di una celebre citazione di Louise Nevelson (Pereiaslav, 1899 – New York, 1988): “il mio modo di pensare è il collage”. La mostra si focalizza infatti sul processo artistico che sta alla base di tutta la carriera dell’artista: la continua sperimentazione attraverso la pratica dell’assemblaggio, una vera è propria filosofia di vita per Louise Nevelson, che rappresenta la sua più intima vocazione nell’arte.

“Non so se la definizione di scultrice mi si addica. Faccio dei collage. Ricostruisco il mondo smembrato in una nuova Armonia” Louise Nevelson

L’esposizione parte dai disegni degli anni Trenta, nei quali emerge il primo approccio dell’artista alle avanguardie del Novecento, in particolare il cubismo sintetico, linguaggio libero e combinatorio che emerge in tutta la sua potenza nelle celebri sculture-assemblaggi degli anni Sessanta e Settanta. Questo nucleo di opere esplicita il legame di Louise Nevelson con il legno, suo materiale d’elezione. La famiglia dell’artista, da sempre legata alla produzione di legname per l’edilizia, ha avuto un ruolo determinante nella produzione di Nevelson, affascinata dai materiali di scarto dell’industria che nobilita attraverso un processo da ecologista ante litteram, tramite l’assemblaggio e la produzioni di ready-made. È il nero il colore dominante: somma di tutti i colori, rappresenta per Nevelson quell’infinito originario al quale tende la ricostruzione della realtà attuata dall’artista. Il nero dei grandi monocromi consente agli oggetti comuni di comunicare un nuovo linguaggio sinestetico: catturano l’ombra e invadono lo spazio, come vera e propria arte immersiva.

Louise Nevelson, Untitled, dettaglio, c. 1976, Legno dipinto di nero, Collezione privata, Courtesy Fondazione Marconi, Milano © 2022, ProLitteris, Zurich

Le opere in mostra sono corredate da una ricca selezione di materiale storico, documentaristico e didattico. ln questa sezione è fruibile nella sua interezza il documentario Nevelson: Awareness in the Fourth Dimension di Dale Schierholt, volto a ricostruire la complessa figura di Louise Nevelson nel panorama artistico del secondo Novecento: protagonista femminile che si distingue, con la sua piena libertà espressiva, da qualsiasi esperienza categorizzata. Il nucleo centrale della mostra è tuttavia quello dei collages, che la Nevelson ha realizzato nel corso di tutta la sua carriera, custodito e mai esposto. Più di sessanta lavori, realizzati tra il 1956 e il 1986, testimoniano una ricerca ossessiva che diventa trasversale alla produzione grafica e a quella più prettamente scultorea. Un laboratorio creativo che rivela per la prima volta la più intima essenza dell’artista.

In un momento storico in cui i conflitti dilagano inesorabilmente, l’antologica svizzera sull’artista ucraina rappresenta un appuntamento imperdibile nel programma culturale: l’arte di Louise Nevelson è libera e liberatoria. Si nutre del dolore del mondo, delle sue lacerazioni e tende a ristabilirne gli equilibri.

Louise Nevelson Untitled, dettaglio, 1978 Cartoncino, lamina di metallo, litografia, legno e carta su tavola, Collezione privata, Courtesy Fondazione Marconi, Milano, © 2022, ProLitteris, Zurich

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