Everything Everywhere All at Once, secondo molti critici il primo film sul multiverso, si avvierebbe verso una valanga di nomination agli Oscar
I Daniels, la coppia di registi di Swiss Army Man con protagonisti Daniel Radcliff e Paul Dano, sono da sei mesi sulla bocca degli americani col loro nuovo film, il primo definitivo sul multiverso secondo molti critici. In Italia è arrivato da qualche giorno grazie ai visionari di I Wonder Pictures. Se cercate un motivo per abbandonare la poltrona di casa ed entrare in un cinema, potete giurare che Everything Everywhere All at Once fa al caso vostro.
Il ritmo serrato travolge dalla prima inquadratura, senza lasciare scampo allo spettatore, che sopraffatto dall’imprevedibile sceneggiatura schizza da una parte all’altra dei vari multiversi assieme agli originali protagonisti della storia, una drammedia tra manga e buoni sentimenti, attualissima per i contenuti.
Sullo sfondo la famiglia (matriarcale) di Evelyn Wang (Michelle Yeoh) in conflitto con la figla Joy (Stephanie Hsu) e in combutta con l’agente delle tasse per evitare il fallimento della lavanderia che gestisce col marito (Ke Oui Quan). Così la vicenda principale, mentre si salta da un angolo all’altro di ogni universo possibile, in un mondo popolato di cosplayer e personaggi da fumetto, è l’agenzia delle entrate.
EEOAO è uno stracult ante litteram, che segue il solco di certa fantascienza per ragazzi, soprattutto quelli cresciuti negli anni 80, ma che porta una ventata di freschezza e autenticità che, al cinema, mancava da troppo tempo, raggiungendo un equilibrio insolito tra leggerezza, profondità, buoni sentimenti, realtà ed iperrealtà. Crepuscolare e romantico, parla di un mondo assurdo che si riflette nella schizofrenia della contemporaneità dove le conquiste incredibili della scienza si scontrano con la meschinità della burocrazia e la grandezza delle piccole gioie che rendono unica ogni esistenza.
Riassunto tragicomico della complessità dei tempi che corrono e rappresentazione quasi pirandelliana di universi multistrato dove ognuno, finalmente smarcato da ogni sovrastruttura, può essere liberamente ciò che vuole come risultato delle proprie scelte indipendenti ed individuali in uno spazio virtuale senza confini.
Questo mash up in cui si riconosceranno le generazioni che vivono sui social media diventa per la prima volta organico e funzionale anche ad una narrazione lunga, per la prima volta codificato come opera compiuta e, soprattutto, carico di possibilità per l’evoluzione del linguaggio cinematografico, ormai in media prostatico, incapace di coinvolgere il pubblico smaliziato del XI secolo.
Everything Everywhere All at Once che parla di futuro, riconoscibile a chi è venuto prima parla la lingua delle nuove generazioni, quelle con una bassa soglia dell’attenzione, ma anche ubique e veloci, immediate e pratiche.
In questa intervista abbiamo incontrato Ke ou Quan, protagonista insieme a una bravissima Michelle Yeoh e alla curiosa Stephanie Hsu, vista in molti episodi di The Marvelous Msr. Maisel. E se il nome dell’attore di origini vietnamnita non vi dice niente, guardate nella sua biografia: Mr. Quan era Short Round di Indiana Jones e il tempio maledetto e Data dei Goonies. Nel multiverso dei bambini Generazione X e Millenials è un po’ come incontrare di persona SuperVicky o Kevin McCallister: una vera figata. Anche voi eravate già nati?