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Maria Stuarda di Livermore, uno spettacolo musicale dai colori accesi. La recensione

Maria Stuarda ph Alberto Terrile

La Maria Stuarda di Schiller è in scena al Teatro Ivo Chiesa di Genova fino al 30 ottobre per la regia di Davide Livermore

Che il colore rosso sarebbe stato quello predominante della Maria Stuarda di Davide Livermore lo si era capito già dal grosso pannello esposto da domenica scorsa sulla facciata del Palazzo della Regione Liguria in De Ferrari a Genova, in gemellaggio con il pannello esposto sulla facciata del teatro Ivo Chiesa con la scritta ‘Scioglimi il cuore così che io possa scuotere il tuo’. Una delle battute più belle e significative del  dramma di Friederich Schiller pronunciata dalla Stuarda nel terzo atto quando si incontra con Elisabetta I per chiederle la grazia di liberarla dopo 20 anni di reclusione. Una battuta dentro la quale c’è la storia dalla grande storia, quella dove si sono sempre scontrati potere e passione, in cui tribolano anime combattute fra tensione e riflessione.

Il rosso scelto da Livermore come colore predominante del suo spettacolo, invita il pubblico ad entrare psicologicamente all’interno della messa in scena, accogliendolo già abbagliante quando arriva al foyer del Teatro Ivo Chiesa. Rosso dappertutto, una luce accecante che prelude una rappresentazione dai toni forti spiccatamente almodovariani. Ed infatti come in un film del regista spagnolo, lo spettacolo di Livermore mette in scena blocchi di colori hard e lavora con costumi estrosi (i vestiti delle due regine sono firmati da Dolce & Gabbana), stando sempre attento ai minimi dettagli, ad un unico fine: condurre lo spettatore attraverso determinate reazioni emotive.

Quando in conferenza stampa il regista torinese definì la Stuarda di Schiller “un feuilleton, che fondamentalmente è la serie televisiva del diciannovesimo secolo” lasciò un po’ interdetti gli ascoltatori, ma dopo aver visto questa sua ultima fatica possiamo senza dubbio affermare che si riferiva alla “sua” Stuarda, alla messa in scena che ha progettato ed attuato avvalendosi di tutti quegli elementi che hanno messo sul piatto uno “Schiller contemporaneo”, fatto per l’oggi, con la lingua di oggi e l’uso che del teatro viene fatto ai nostri tempi. 

Dimetichiamo le mitiche coppie del passato Zareschi/Ferrati, Proclemer/Brignone proprio a Genova nel ‘65 e poi in Tv, fino a Cortese/Falk dell’83, non perchè Marinoni e Pozzi siano qualitativamente inferiori alle attrici menzionate, ma perchè  catapultate in una visione diversa di un teatro che sceglie di stupire, in un chiasso assordante fatto di microfoni tarati sull’alto affinchè le voci attoriali non scompaiano sotto le note di una chitarra elettrica a bordo della scena, ma anche sulla scena, che è la colonna sonora di questa Stuarda by Livermore.

Le due primedonne ci sono per fortuna ed è grazie a loro che lo spettacolo funziona. Laura Marinoni ed Elisabetta Pozzi, che affrontano entrambi i ruoli, ieri alla prima, per volere della piuma lanciata dall’alto dall’angelo, sono state rispettivamente Maria ed Elisabetta (scopri qui la storia della piuma). Chissà perchè pensiamo che il destino abbia scelto per il meglio. Elisabetta di nome e di fatto, la Pozzi entra in scena con un’aria grave e implacabile, su una sequenza elisabettiana di clavicembalo elettrificato con tamburi. E’ la Regina vergine, dura, tosta, le sta a cuore solo la politica. Si invecchia e si inaridisce oltre i suoi anni, consapevolmente, poggiando il suo corpo ad un bastone, eppure ha solo pochi anni in più della Stuarda. La sua rivale, malgrado la parrucca grigia (chissà perchè questa scelta…), appare più dolce, il suo corpo è accogliente, sinuoso, seducente, vestito di quel rosso che riporta alla passione, alla sensualità, ma anche al sangue. E’ di queste grazie che sembra gelosa la regina d’Inghilterra, più che del fatto che la cugina le possa portare via il trono. “E’ lo scontro fra due sorelle, due religioni, ma anche l’eterno contrasto fra il femminile e il maschile” disse Livermore presentando lo spettacolo  e questo scontro è gestito con grande equilibrio da due attrici fantastiche.

Maria Stuarda ph Alberto Terrile

Accanto a loro Gaia Aprea, Linda Gennari, Giancarlo Judica Cordiglia, Olivia Manescalchi, Sax Nicosia, 14 personaggi in 5 che alternano ruoli maschili a quelli femminili senza tener conto del loro reale sesso. In effetti non ha alcuna importanza, Linda Gennari è uno straordinario Mortimer! Più debole Sax Nicosia nel ruolo del conteso Conte di Leicester  che malgrado la scena erotica (un po’ sopra le righe) con la sua regina sembra troppo ingessato sia nel portamento che nella recitazione. 

Certo, di quel teatro barocco seicentesco tanto amato da Livermore c’è poco nel suo lavoro: nessun  mottetto e lauda della polifonia sacra, nessuna frottola, madrigale, cantata e monodia per basso continuo (se non distorti dalla chitarra elettrica), nessun gusto dell’incantesimo. Del Barocco nella Sturda di Livermore c’è senz’altro la voglia di stupire e meravigliare, per cui si inseriscono azzeccatissimi gli abiti di Dolce & Gabbana che riportano a quella tendenza del momento in cui le donne potevano recitare nel ruolo di Heroines e indossando costumi decorati con paillettes e cristalli, capaci di riflettere la luce e migliorare ulteriormente i loro atti eroici sul palco. 

Maria Stuarda che ha debuttato al Teatro Ivo Chiesa in prima nazionale martedì 18 ottobre  vi resterà sino al 30, poi da gennaio a febbraio 2023 girerà in tournée fra Brescia, San Marino, Trieste, Torino, Padova, Lugano, Pavia e Bergamo.

 

Maria Stuarda di Friedrich Schiller

Teatro Ivo Chiesa
18 – 30 ottobre 2022
www.teatronazionalegenova.it

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