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Pasolini e Caravaggio. La videoarte di Fiévet al Colosseo

Laurent Fiévet, Ritratto di Odetta – Il Sacrificio, video loop, 29’28, 2019 Laurent Fiévet, Ritratto di Odetta – Il Sacrificio, video loop, 29’28, 2019
Laurent Fiévet, Ritratto di Odetta – Il Sacrificio, video loop, 29’28, 2019
Laurent Fiévet, Ritratto di Odetta – Il Sacrificio, video loop, 29’28, 2019

Nel centenario dalla nascita di Pasolini il Parco Archeologico del Colosseo presenta per la prima volta una mostra di videoarte con l’artista francese Laurent Fiévet

Pasolini è la reincarnazione di Caravaggio”, dichiarava Vittorio Sgarbi qualche mese fa. Tra gli innumerevoli eventi atti a celebrare la nascita dell’intellettuale nell’anno del suo centenario, il Parco Archeologico del Colosseo presenta una mostra di videoarte che sembra echeggiare queste parole: “Frammenti. Il Teorema di Pasolini nelle immagini di Laurent Fiévet”, fino all’8 gennaio 2023. Entro le Uccelliere Farnesiane l’artista francese, noto per il ready made delle immagini filmiche, propone dodici video in dialogo con il Merisi. Ralenti, loop temporali e sovraimpressioni concorrono a trascolorare alcuni frames tratti dal film Teorema di Pasolini nei dipinti caravaggeschi.

 

Laurent Fiévet, Conversione II, video, 55’72, 2020
Laurent Fiévet, Conversione II, video, 55’72, 2020

Distaccandosi dal realismo che gli viene sempre riferito, Teorema è un’allegoria morale, la stessa cui si appellava Caravaggio”, ha commentato la curatrice Maria Laura Cavaliere; in un’affermazione che, se induce ad una sospensione del giudizio a proposito del gradiente neorealistico in Pasolini, sembra dar fondo alle tracce di post-ermetismo che si indovinano nelle sue opere. A chiarire l’uso, un poco anacronistico, dell’allegoria morale nel secolo delle avanguardie.

Vena pittorica

Il gesto che Fiévet compie nel porre a confronto due personaggi tanto lontani della storia culturale italiana appare una provocazione, volta a suscitare dibattito. Ma quali sono i veri nessi fra Pierpaolo e Michelangelo? Sappiamo che Pasolini era appassionato del Maestro e che nei suoi ultimi giorni scrisse un saggio in merito. Sappiamo di un Pasolini amante della pittura, studente accanto a Roberto Longhi ed anche di una vena pittorica sempre latente nei suoi film, che l’operazione di Fiévet vuole porre in rilievo. E sappiamo ancora che vissero ambedue la Roma degli ultimi. Legami ancora deboli tuttavia per giustificarne una effettiva corrispondenza; tolta l’opinione di Sgarbi, che pure sovente vale il prezioso peso dell’ipse dixit.

 

Laurent Fiévet, La Cattura, video loop, 21’49, 2019
Laurent Fiévet, La Cattura, video loop, 21’49, 2019

Sia Pasolini che Caravaggio sono stati capaci di combinare sacro e profano, producendo scandalo tra i contemporanei”, afferma Fiévet in aggiunta. Lo sforzo esistenziale del Merisi nell’assecondare il geniale intuito di porre la santità dei soggetti entro una face intima e familiare, senza dilaniarne l’aura, non sembra però avere nulla a che fare con le stridenti pretese di un’opera come Porno-Teo-Kolossal, ad esempio. Con tutto ciò che già solo il titolo pasoliniano, colossalmente sacrilego, suggerisce. Ma se pure la fruizione si sforzasse di venire incontro alla proposta di Fiévet, accettando l’idea di un incontro tra la statura di Caravaggio e quella di Pasolini, urgerebbe dall’artista una qualche garanzia che invece non è data.

Sparizione dell’autore

Fièvet non si assume la responsabilità della comparazione che mette in atto: “ciascuno può strutturare la propria visita come vuole. La conoscenza delle fonti filmiche e pittoriche non è necessaria ai fini dell’interpretazione. L’unica pretesa della mostra è di introdurre sé stessa, al di là degli impegni ideologici”. Non è un caso allora che ad introdurre il catalogo sia proprio un’epigrafe di Roland Barthes, lo strenuo fautore della sparizione dell’autore dentro la propria opera. Sulle sue orme, in una tendenza ormai consolidata, Fièvet attua un azzeramento tra meaning e significance. Intenzione dell’artista e interpretazione dell’opera.

 

Laurent Fiévet, Ritratto di Emilia, Profezia, video loop, 24’03, 2019
Laurent Fiévet, Ritratto di Emilia, Profezia, video loop, 24’03, 2019

A questo punto non può non tornare alla mente quello che Guglielmi, esponente del Gruppo 63, poeta Novissimo, ha detto in una recente intervista: “Fu Pasolini stesso a dirottare il riferimento dell’opera alla persona dell’autore, facendo di sé una parte importante del significante”. La posizione di Fiévet allora non sembra accordarsi con quella di Pasolini. Se si volesse interpretare la mostra nello spirito pasoliniano – atto dovuto nell’anno del suo centenario – non sarebbe Barthes il critico a cui doversi appellare, ma l’anti Barthes, se così si può dire. Ossia David Hirsch, che invece si spese alacremente in difesa dell’autore/artista e della sua intenzionalità, contro qualsivoglia teoria dell’autonomia semantica.

Valori trans temporali

Cosa salvare quindi del percorso espositivo? Più che la proposta di un incontro dissonante, l’idea di porre la prima mostra di videoarte nel contesto degli orti farnesiani. Un’operazione “in grado di riflettere valori trans temporali”, come sottolineato da Massimo Osanna, Direttore Generale Musei. Non occorre azzardo, è sufficiente dell’audacia per far oscillare il fruttuoso pendolo fra Tradizione e Innovazione. Tali gli interrogativi, infine, da far fallire ogni critico tentativo di una quadratura del cerchio. Un fatto che forse era prevedibile sin dall’inizio, per una mostra a titolo Frammenti.

https://parcocolosseo.it/

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