Al via a Roma, il 17 novembre, l’asta di Bertolami Fine Art “Dipinti e disegni antichi. Secoli XVI-XIX”
La smagliante qualità di uno dei dipinti posti all’incanto nell’asta di Old Masters che sarà battuta da Bertolami Fine Art il 17 novembre è spiegata dalla firma apposta sul margine inferiore destro dell’opera: “P. Batoni pinxit – Romae anno 176..” (L’ultima cifra non è chiaramente leggibile: 1765 o 1768?).
Non casualmente notificata per il suo rilevante interesse storico e artistico, la sontuosa tela è dunque da ascrivere a un grande protagonista della pittura del ‘700, quel Pompeo Batoni che, in quel secolo, fu con Canaletto l’unico artista italiano a godere di fama internazionale.
Oltre che pittore di arte sacra, Batoni fu celebrato ritrattista, non che richiesto autore di soggetti mitologici e allegorici. Allegorico è appunto il tema della splendida tela all’incanto, raffigurante La Clemenza che implora la Giustizia, un’opera al centro di un’intrigante polemica che da anni divide gli storici dell’arte: è questa la tela con lo stesso titolo commissionata a Batoni dal re di Polonia Stanislao II Augusto Poniatowski? Oppure è il prototipo di quella, andata invece perduta? O magari è una replica eseguita subito dopo la versione inviata a Varsavia? A queste domande si potrebbe rispondere se si riuscisse a decifrare l’ultima cifra della data apposta sul dipinto. Ma il mistero per il momento rimane tutto da chiarire.
Conduce a un enigma, questa volta di natura attributiva, anche il lotto 210, una grande e bellissima tela raffigurante le monumentali figure a mezzo busto degli apostoli Pietro e Paolo che Luca Bortolotti, capo del dipartimento di Old Masters di Bertolami Fine Art, iscrive d’ufficio nella classe degli “interrogativi caravaggeschi”. Sarebbe insomma una di quelle opere di ambito caravaggesco che, pur segnalandosi per l’alta qualità di esecuzione, faticano a trovare un autore.
Bortolotti avvicina la maestosa composizione al periodo romano di Nicolas Tournier, tra i protagonisti di quella pattuglia di artisti francesi che, tra il secondo e l’inizio del terzo decennio del ’600, durante il loro soggiorno romano aderirono all’idioma caravaggesco. La pubblicazione del dipinto nel catalogo dell’asta aprirà certamente la strada a studi più approfonditi, ma per il momento l’alone di mistero da cui la bellissima opera appare circondata non fa che accrescerne il fascino.
Qualità mirabile anche per il lotto 179, due frammenti su tavola di pioppo costituenti gli unici brani residui di una pala d’altare raffigurante una Sacra Famiglia con i Santi Elisabetta e Giovannino. Prudenzialmente riferiti dalla casa d’aste a un “pittore della stretta cerchia di Jacopo Pontormo”, i due frammenti sono al centro di un rebus attributivo tanto appassionante quanto difficile da dirimere. Certo è che la magistrale perizia disegnativa e pittorica del loro sconosciuto autore non renderebbe scandaloso l’accostamento allo stesso Pontormo.
È invece certissima l’attribuzione al fiorentino Ottavio Vannini di una “Santa Maria Egiziaca portata in cielo dagli angeli” (lotto 209) che rappresenta una delle opere più interessanti tra quelle presenti in asta.
Artista di vertice della pittura fiorentina del ‘600, Vannini è raramente presente sul mercato, soprattutto con opere di qualità così alta. Di qualità museale si può infatti parlare con riferimento a questo raffinatissimo olio su tela, sicuramente uno dei capolavori dell’autore, nonché opera esemplare delle sue migliori qualità: sicurezza del disegno, eleganza della composizione, vividezza del colore, impareggiabile morbidezza degli incarnati.
La presenza in catalogo di due notevoli nature morte, una (lotto 208) attribuita a Michelangelo Cerquozzi,
l’altra a Michelangelo Pace del Campidoglio (lotto 199), consente un illuminante confronto tra lo stile che, in area romana, caratterizza quel fortunato genere pittorico subito prima e subito dopo la metà del ‘600. Se infatti la composizione di zucche e frutta di Cerquozzi guarda ancora a un naturalismo di matrice caravaggesca, nello sviluppo proposto dall’altro Michelangelo il medesimo soggetto appare oramai totalmente barocco negli spettacolari contrasti luminosi e cromatici.
Tra gli oltre trecento lotti in catalogo, di qualità mediamente ottima, più di una sorpresa attende anche gli appassionati di pittura di paesaggio. Segnaliamo qui un bellissimo capriccio di atmosfera vespertina firmato dal napoletano Leonardo Coccorante, un grande specialista del genere del paesaggio con rovine architettoniche immaginarie, e un inedito di Jakob Philipp Hackert che va ad incrementare il catalogo dei paesaggi “puri” eseguiti da Hackert nella sua stagione matura, presumibilmente tra l’ultimo decennio del XVIII e i primi anni del XIX secolo.
BERTOLAMI FINE ART
ASTA 240
DIPINTI E DISEGNI ANTICHI
SECOLI XV-XIX
17 novembre 2022 alle ore 15,30
Palazzo Caetani Lovatelli
Piazza Lovatelli, 1 – Roma