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Al Teatro Regio di Torino, Don Giovanni è Mozart o Muti?

Tutto esaurito al Regio di Torino per l’anteprima del Don Giovanni di Mozart, diretto dal Maestro Riccardo Muti

Un’anteprima dedicata agli under 30 a cui il Maestro, a sipario ancora chiuso, ha rivolto un appello pregandoli di stare vicini al loro teatro. Ancora una volta Muti ha voluto ricordare l’importanza della tradizione del teatro, che va coltivato e seguito e il nostro Paese non può dimenticare di avere una forte responsibilità in questo senso. Il Maestro ha fatto presente che ad entrare a teatro non devono essere solo i competenti in materia, come gli studenti di conservatorio, ma tutti. Perchè tutti devono essere educati in questa direzione.
Dopo aver dato voce alla sua “battaglia” per la cultura, ha dato voce alla sua bacchetta regalando un’interpretazione assolutamente magnifica della partitura mozartiana e soprattutto fedele a quelle che sono le sue teorie sull’intelligibilità della parola e la coerenza alla scrittura musicale e vocale. La sua lettura ha reso il teatro del Settecento vivo perché da lui reso vivace ed effervescente. E qui sta la differenza.

Il ritmo dello spettacolo è stato vissuto in prima persona dal Maestro. Lui, Riccardo Muti, era il Don Giovanni di Mozart, che prendeva vita in un continuo incalzare dei vari passaggi senza mai far sentire quelle che sono le forme chiuse dell’opera del ‘700, identificabili nelle arie e nei recitativi. Un filo conduttore naturale e spontaneo che fluiva scorrevole e limpido.

La regia di Chiara Muti si avvale di una scenografia efficace e particolare ad opera di Alessandro Camera. Possiamo parlare di un “classico – moderno ” che recupera architetture classiche, ma le pone in chiave moderna. E’ interessante infatti vedere i protagonisti dell’opera passeggiare sulla facciata di un palazzo messo in oblicuo. Questo ha indubbiamente un fascino particolare. Quella di Camera non è certo una scenografia di fondo, ma ha un carattere trasfigurato molto potente.

I costumi di Tommaso Lagattolla scelgono uno stile che non si lega ad un’epoca precisa, possono essere tranquillamente collocati nel ’600 come nel ‘700 o nell‘800. Non è fondamentale infatti seguire una coerenza severa e ortodossa per riuscire a mantenere comunque l’eleganza di un’estetica classica, come è stato in questo caso.

Opinabile forse la scelta di sottolineare alcuni punti nel sottotesto dapontiano che hanno portato ad una lettura erotico sessuale tradotta in alcuni gesti dei protagonisti. Questo va a stridere leggermente con la bellezza ed eleganza del tutto. Delle volte esplicare i doppi sensi è quasi controproducente,  i doppi sensi infatti sono belli ed intriganti proprio perché doppiamente interpretabili. Prendersi la responsabilità di entrare nel pensiero di Mozart e Da Ponte è un po’ rischioso in quanto nessuno è certo che la lettura da dare sia quella. Si può solo immaginare  ed è comunque pericoloso avventurarsi in una significazione celata.

Per il finale Chiara Muti ha scelto di trasformare i presenti in marionette. Una morale retorica che li vuole persi nell’anima e che vede esplicitamente vincere il male. Senza il male, loro non sono niente. Don Giovanni a questo punto diventa l’eroe, ma non va perso di vista che Don Giovanni era un peccatore. Se senza di lui gli altri sono niente, vuol dire che questi “satelliti”, se non governati dall’astro Don Giovanni, non hanno il senso di essere. Un messaggio forte che elimina non solo il concetto di giustizia, ma quello di etica. Questa scelta, schierandosi palesemente verso Don Giovanni, si schiera con il Male. Se teniamo presente il contesto storico del ’700 in cui vigeva l’Illuminismo, comprendiamo quanto questa lettura a livello filologico ribalti tutto. Mozart e Da Ponte erano consapevoli che in scena bisognava terminare dando un segnale di buona morale, di etica sana e il messaggio registico di Chiara Muti non è coerente all’epoca di Mozart. La dice lunga il fatto che Mahler, onde evitare problemi etici, terminava la direzione dell’opera con la morte di Don Giovanni.

Ottimo il cast dei cantanti composto da giovani talentuosi, da Don Giovanni, Luca Micheletti a Donna Anna, Jacquelyn Wagner e poi ancora Donna Elvira, Mariangela Sicilia; Don Ottavio, Giovanni Sala; Leporello, Alessandro Luongo; Zerlina, Francesca Di Sauro; Masetto, Leon Košavić; Il Commendatore, Riccardo Zanellato. Lo spettacolo sarà in scena fino a sabato 26 novembre.

Teatro Regio di Torino
18-26 NOVEMBRE 2022
di Wolfgang Amadeus Mozart
Don Giovanni

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