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Dubbi sulle ossa. Christie’s ha ritirato dalla vendita Shen, lo scheletro di T-Rex in asta a Hong Kong

Shen the T. rex skeleton. Courtesy of Christie's. Shen the T. rex skeleton. Courtesy of Christie's.
Shen the T. rex skeleton. Courtesy of Christie's.
Shen the T. rex skeleton. Courtesy of Christie’s.
Christie’s ha ritirato la vendita di uno scheletro di Tyrannosaurus Rex, che il 30 novembre 2022 sarebbe stato in asta a Hong Kong, a causa delle preoccupazioni sulla veridicità delle ossa che lo compongono che hanno destato problemi di copyright.

La stima per Shen, il T-Rex che Christie’s aveva in programma di vendere a Hong Kong, era di 15-20 milioni di dollari. Con un’altezza di circa 5 metri e una lunghezza di 13, si ritiene che Shen fosse un maschio adulto che visse sulla Terra circa 67 milioni di anni fa. A riportarlo alla luce nel Montana nel 2020, un team di ricercatori. Ma nelle ultime ore la maison ha dovuto ritirare il suo preziosissimo lotto. La ragione è da rintracciare nell’esposto che la Black Hills Institute of Geological Research ha rivolto alla società. In particolare la contestazione riguarda alcune delle ossa che compongono lo scheletro, che secondo la Black Hills non sarebbero autentiche.

Ma non è tanto questo l’aspetto che interessa la società, quanto più che, secondo loro, le ossa sostitutive ledono il copyright da loro posseduto. In parole povere stanno usando le ossa da loro ricreate; e su cui la Black Hills ha posto l’esclusiva. Difatti non pare un problema che lo scheletro originale abbia subito qualche ritocchino, quanto che questo ritocchino sia avvenuto in maniera illecita. Tanto che le ossa “copiate” sarebbero state realizzate per Stan, lo scheletro di T-Rex che la stessa Christie’s ha venduto nel 2020 per 31.8 milioni di dollari. Calchi che la Black Hills continua a vendere con profitto (120 mila dollari a elemento) a diverse realtà museali e no, come ad esempio lo Smithsonian National Museum of Natural History.

Di conseguenza l’accusa della Black Hills, per bocca del suo presidente Peter Larson, è che «stiano usando Stan per vendere un dinosauro che non è Stan». Una deduzione scaturita dal cranio di Shen, che avrebbe delle peculiarità – come dei buchi sulla mandibola – in comune con Stan.

Ma, alla fine della fiera, pare pure che nemmeno questo tutto sommato sia un grosso problema. Quel che preoccupa la Black Hills che Shen sia stato “messo all’asta con tutti i diritti e tutti i soft asset ad esso relativi“. E che quindi il futuro compratore possa giovare del lavoro svolto dalla società, vendendo le repliche di scheletri da essa realizzati.

Pare che Christie’s abbia poi provato a correggere il tiro, inserendo una nota nella descrizione del lotto: “replica bones that were added to original bones (referred to as STAN™ elements) were created by, and purchased from, Black Hills Institute of Geological Research“. Una sorta di riconoscimento del copyright che però non deve aver convinto del tutto la Black Hills. O forse alla fine è stata la stessa casa d’aste a preferire rinunciare alla vendita, magari per non rischiare di inquinare un mercato in decisa ascesa. Inoltre c’è da sottolineare come Shen vantasse 79 ossa originali, mentre Stan addirittura 190. Un forbice importante che però non si rifletteva nella stima fatta per il lotto.

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