Il Gaggenau DesignElementi di Roma presenta la mostra personale di Giulia Manfredi Il giardino dei fuggitivi, a cura di da Sabino Maria Frassà. Al centro dell’esposizione l’idea che il tempo scorra in modo circolare. Dal 14 novembre al 22 dicembre 2022.
Prosegue, e si completa, il percorso Materibilia. Un ciclo di mostre che Gaggenau e CRAMUM hanno dedicato alla materia e alla capacità dell’uomo di trasformarla. E, ovviamente, di renderla opera d’arte. Per l’ultimo atto le due realtà si sono affidate a Giulia Manfredi. Attraverso le sue sculture l’artista vuole trasmettere le teorie secondo cui l’esistenza umana sia scandita, nella sua essenza, da uno scorrere del tempo circolare. Dunque non esiste fine e non esiste principio, ma tutto eternamente di trasforma.
Simbolo di questa condanna, almeno nella declinazione qui presentata, è il giardino. Nello specifico il giardino in cui 13 fuggiaschi cercarono di scappare dall’eruzione che distrusse Pompei, senza però riuscire a salvarsi. Da qui prende anche titolo l’esposizione, Il giardino dei fuggitivi. Per l’occasione Manfredi ha trasformato lo spazio Gaggenau in un giardino in cui regnano l’ordine, il candore e una profonda quiete. Tra marmo, bonsai, fumo e farfalle lo spettatore è portato a contemplare e scoprire l’Infinito di cui siamo fatti.
“Giulia Manfredi con la sua visione circolare dell’esistenza ci aiuta a capire che tutti noi siamo infinito”, spiega il curatore Sabino Maria Frassà. “Le sue opere presentano una bellezza ipnotica che si scontra con la materia di cui sono fatte: non solo marmo, ma anche fumo, vapore, funghi, bonsai e farfalle. Il suo lavoro risulta così dominato dall’intima complementarietà tra caos e ordine, tra vita e morte. L’arte diventa la via di fuga dal vulcano interiore verso l’infinito, il tentativo per descrivere e rappresentare in tutta la sua complessità l’avventura dell’esistenza umana. Il gesto artistico si carica così di una forza quasi catartica: da un’emozione viscerale, la mente umana riesce infine a produrre nuova e ordinata bellezza, in grado di sublimare i dubbi e le paure più profonde. L’arte di Giulia Manfredi è in ultima istanza un inno all’infinità di cui la vita è parte imprescindibile. Senza vita non può esistere l’infinito e quella tensione ad esso. Le opere d’arte di Giulia Manfredi, così sintetiche a livello visivo e pregne di significato, ci aiutano a scorgere tale immensità di cui siamo e saremo per sempre parte, anche nel giardino dei fuggitivi in cui “s’annega il pensier mio. E il naufragar m’è dolce in questo mare“.
Tale istanze si concretizzano in opere come White Matter, nella quale l’artista unisce materiali sintetici, stampati in 3D, con specchi e marmo lavorato al laser. I frammenti di farfalla lasciano il posto a funghi edibili che crescono e fanno parte della scultura. Questa caleidoscopica opera d’arte è quindi viva, cresce e si trasforma nel tempo, raccontando la “materia bianca”, ovvero quella chilometrica e fitta rete di impulsi elettrici nel cervello che ci permette di trasformare i singoli impulsi in un pensiero unico. Inoltre, così come i miceli dei funghi, anche noi siamo tutti collegati internamente ed esternamente, ci nutriamo e completiamo vicendevolmente attraverso ciò che ci circonda.
A questo lavoro si affianca il ciclo Psyche, composto da quadri in cui frammenti di ali di farfalla sono inglobati come una tarsia nel marmo a creare forme che richiamano le macchie di Rorschach. Ma vero centro della mostra è la grande scultura bianca di un albero sospeso nell’aria e avvolto dalla nebbia. Il titolo dell’opera, Sacrarium, chiarisce inoltre meglio la posizione dell’artista riguardo il tempo e, più in generale, dell’universo.
Giulia Manfredi – biografia
Giulia Manfredi è nata a Castelfranco Emilia nel 1984, si è laureata in pittura a Bologna presso l’Accademia di Belle Arti nel 2008 con una tesi sui nuovi media e la tecnologia satellitare. Ha vissuto a Berlino dal 2006 al 2014, dove ha studiato all’UDK (Università delle arti) ed esposto le proprie opere in diversi progetti e mostre. Tornata in Italia, ha vinto la quinta edizione del Premio Cramum nel 2017 e ha esposto in numerose mostre collettive e personali, tra cui “Regno Sottile” nel 2019 presso il Museo Francesco Messina di Milano. Attualmente vive e lavora a Roma.