Il Polo del ‘900 in Palazzo San Celso di Torino presenta la mostra Every food is a landscape. Una collettiva che riflette sull’impatto ambientale, culturale e sociale della produzione e del consumo di cibo. Dal 27 novembre al 18 dicembre 2022
L’esposizione, curata da Marco Trulli, presenta video, dipinti, performance e installazioni di 16 giovani artisti. Sono Beatrice Caruso, Filipa Cruz, Chiara De Maria, Lucia Di Pietro, Anna Fainareti Lioka, Hajnal Gyeviki, Ceren Hamiloglu, Mira Hirtz, Shuai Peng, Despina Petridou, Maria Nissan, Mila Panic, Giulio Saverio Rossi, Elektra Stampoulou, Agnese Spolverini, Dimitris Theocharis. Provengono da paesi dell’Europa e del Mediterraneo e riflettono sull’impatto ambientale, culturale e sociale della produzione e del consumo di cibo. L’obiettivo è stimolare una riflessioni che inneschi una rifondazione del rapporto con gli alimenti, visti come elemento di connessione tra l’uomo e l’ecosistema e come veicolo di relazioni tra culture e lingue diverse.
«La mostra – dichiara il curatore Marco Trulli – offre un approccio multipolare focalizzando alcune questioni nodali del ruolo della produzione e del consumo alimentare nei paesi dell’Europa e del Mediterraneo. Le opere aprono riflessioni critiche sui processi di produzione, di confezionamento, di sfruttamento delle risorse ambientali restituendo l’immagine di un paesaggio desolato, logorato, innaturale. Ma diversi artisti s’incentrano anche sulle pratiche empatiche di riconnessione con la natura, secondo una concezione ecosistemica che guarda alla biodiversità come unica promessa di convivenza possibile».
Per questo emergono in mostra visioni ambigue e inquiete, che evidenziano l’inganno di un paesaggio solo in apparenza naturale. Diversi i riferimenti all’industria del cibo, una delle attività umane maggiormente responsabili dei cambiamenti climatici. Perché legata allo sfruttamento intensivo delle terre, come all’utilizzo di fertilizzanti e di pratiche agricole intensive. Ancora più tragico il dato sugli sprechi, che indica come un terzo di quanto prodotto non viene consumato.
Una sezione della rassegna approfondisce invece le pratiche empatiche con l’ambiente, secondo una concezione dell’ecosistema che guarda alla biodiversità come unica promessa di convivenza possibile. In questo gli artisti coltivano connessioni tese a riappropriarsi di una dimensione non funzionale della natura, per ricostruire luoghi e rapporti di conoscenza e di ascolto, fuori da logiche industriali ed economiche. L’attenzione alle trasformazioni del paesaggio e alla rilettura di metodi agricoli resilienti ed ecologici è uno degli altri argomenti affrontati dagli artisti, illustrando luoghi che hanno contribuito alla definizione di identità e di culture popolari nel Mediterraneo e non solo.
La mostra è parte di Food Wave, progetto finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma DEAR, che mira a creare una nuova alleanza tra istituzioni, società civile e giovani per un futuro verde, inclusivo e sostenibile delle città. A promuoverla, inoltre, anche l’Associazione Internazionale BJCEM.