Si è aperta il 12 novembre 2022 My Clowder is ready, we gather at dawn, l’esposizione restitutiva di Spazio Libero, prima residenza della Casa degli Artisti, che propone al pubblico i lavori di sette artisti elaborati in cinque mesi attorno ad una riflessione tematica collettiva sviluppata attraverso opere site-specific, pensate per gli spazi dell’istituzione milanese.
Curata da Irene Sofia Comi e Chiara Spagnol, in stretto dialogo con Milovan Farronato in qualità di mentor, la mostra restituisce la produzione di una proficua residenza in cui gli artisti partecipanti si sono interrogati circa una tematica collettiva, sviluppando una riflessione contemporanea sull’immaginario del felino domestico per eccellenza: il gatto. I sette artisti partecipanti, Andreas Andronikou, Babau, Irene Fenara, Anna Franceschini, Paolo Gonzato con la collaborazione di Rachele De Niro, Elda Miniero, Sanjeshka, dialogano sulla trasversalità tematica del mondo felino, nelle sue più disparate accezioni: dalla sfera domestica alla quale viene relegato nell’immaginario quotidiano, all’oscurità erratica della sua intima inclinazione crepuscolare, dalla vita comunitaria che allude alle colonie feline, sino all’opposizione semantica costituita dalla condizione di emarginazione, autoinflitta o subita.
L’esposizione allestita sui diversi piani della Casa degli Artisti, ne coinvolge ogni singolo spazio, ridistribuendone i connotati abitativi e ribaltando spesso la prospettiva architettonica dello stabile, assegnando al pubblico un punto di vista inedito, che va ad identificarsi con quello animale. L’ingresso principale dell’edificio viene negato e sostituito da una minore porta secondaria, che allude agli accessi privilegiati dai felini domestici e conduce all’importante corpo scala. Quest’ultimo, da spazio di transizione e collegamento, diviene per la prima volta parte centrale del percorso espositivo ed accoglie i lavori dell’artista cipriota Andreas Andronikou. I dipinti di Andronikou attuano una riflessione sul tema dell’identità e dell’essere corpo, in diverse prospettive fotografiche che rimandano all’autocoscienza dello spazio fisico personale in relazione allo sguardo estraniante dell’alterità, sulle orme di un sonoro che si rifà alla presunta origine cipriota dei gatti.
Performance, listening session, tracce audio, sculture, video e installazioni cinetiche si articolano esplorando la simbologia del felis catus, dalla mitologia antica alle riletture ad esso associate dalla cultura pop contemporanea, come nel caso dell’ASMR artist Sanjeshka, sino all’interpretazione attuata da Paolo Gonzato, che lega il tema dell’erranza felina e il suo ruolo di marginalità al mondo degli esclusi e degli incompresi. Alludendo alla logica del DIY di Enzo Mari, Gonzato ha realizzato Sipario, una scenografica installazione tessile, quinta teatrale di un mondo rimasto per troppo tempo nell’ombra, stendardo celebrativo che omaggia le vittime di Aids, in riferimento al celeberrimo IDS Memorial Quilt, conosciuto in Italia come coperta dei nomi: un’enorme opera collettiva realizzata in memoria delle persone decedute a causa di una malattia in passato stigmatizzante.
Un ricco programma di eventi aperto al pubblico ha animato l’esposizione: attivazioni, talk e sessioni d’ascolto a partire dall’alba, simbolico risveglio dell’animale. Tra gli interventi e le personalità intervenute, Liliana Moro e Angela Vettese in dialogo con Milovan Farronato, Giulio Borbon in conversazione con Anna Franceschini, le performance di Sanjeshka e Babau e una breve lectio sull’arte dei meme di Victoria Genzini, introdotta da Elda Miniero.
La sinergica coabitazione tra personalità artistiche diversificate è espressione di una collettiva coesa e coerente, espressione di un sentire comune capace di veicolare suggestioni molteplici e rimandi citazionistici stratificati, per attuare un articolato affondo nella contemporaneità. Una dimensione straniante ha donato una nuova veste all’istituzione milanese, in cui i diversi medium narrativi cooperano nel traghettare il pubblico in una spazio concreto e al contempo stregato e atemporale. My Clowder Is Ready, We Gather At Dawn nasce dalla necessità di rivisitare e trasformare l’esperienza espositiva tradizionale mediante un’interazione atipica e mutevole tra le opere, una modalità che riflette il periodo di condivisione e comunione degli spazi che ha caratterizzato il periodo di residenza, la cui denominazione è puntuale riferimento all’opera programmatica realizzata da Liliana Moro nel 1989: Spazio Libero.