Autodidatta, Recalcati era nato a Bresso nel 1938. Presente quattro volte alla Biennale di Venezia, ha lavorato fra Milano, Parigi e New York
Non aveva ancora vent’anni, e vantava già una mostra personale, alla Galleria Totti di Milano. E assieme a Piero Manzoni firmava un manifesto contro il Premio San Fedele in nome dell’Avanguardia. Organizzando una contro-mostra al bar Giamaica. Esordi che presagivano già lo spirito inquieto di Antonio Recalcati, il grande artista scomparso ieri a Milano all’età di 84 anni. Autodidatta, era nato a Bresso nel 1938. Nel ’58 è già a Parigi, dove incontra Gianni Bertini che gli presenta Jean Jaques Lèvèque. Nel 1960 espone le sue prime impronte – opere che gli daranno notorietà – a Venezia, alla celebre Galleria del Cavallino, con uno scritto di Giorgio Kaisserlian.
Nel 1962 Recalcati incontra Dino Buzzati e tra i due nasce una grande amicizia. Nel 1963 si trasferisce a Londra dove nasce la sua “Pittura Narrativa”, quadri composti da diverse immagini che chiamerà Racconti. L’anno successivo espone alla storica Biennale di Venezia del ’64, quella dell’esordio della Pop Art, dove è rappresentata anche la giovane pittura italiana. Nel 1965 va per la prima volta a New York e lì incontra Schifano. I due lavorano nello stesso hotel e sono raggiunti da Tano Festa, frequentando la nascente avanguardia americana. Rappresenta l’Italia alla “Biennale di Sào Paulo”. Nel 1967 partenza per il Venezuela con Aillaud e Arroyo, ed espongono alla “Fundacion Mendoza” a Caracas.
Si susseguono i riconoscimenti internazionali: nel 1976 e 1978 partecipa ancora alla Biennale di Venezia, nel 1979 ha una mostra personale al “Musée d’Art Modern de la Ville de Paris”. Nel 1987 Milano gli dedica una grande mostra retrospettiva alla Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, che passa poi al Museo di Roma a Palazzo Braschi. Partecipa con una sala di scultura alla “Biennale di Venezia” del 1992. Nel 2006 gli è conferito il Premio Presidente della Repubblica, proposto dall’Accademia Nazionale di San Luca.
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