Una preziosa intervista a Valerio Adami. Il pittore, nato a Bologna nel 1935, ha vissuto e lavorato tra Milano, Londra e Parigi, dove risiede ancora oggi. Il suo stile, pur influenzato dalla Pop Art, rimane sostanzialmente unico.
Dove nasce un’opera d’arte? Ci si potrebbe chiedere anche come, oppure il perché. Ma in fondo non esistono che risposte parziali a queste domande complesse. Eppure provare, tentare di spiegare i modi e le ragioni dell’atto creativo è di per sé un’azione artistica. Almeno nella misura in cui l’arte è riflessione, sul mondo ma anche su se stessa. E dunque, col rischio di sfiorare la retorica, parlare d’arte è un processo che alimenta l’arte, la giustifica e la valorizza. Sicuramente è tale quando a parlarne è Valerio Adami.
“Il viaggio è forse la cosa che mi ha nutrito” dice l’artista nell’intervista di Dep Art Gallery. Con la Galleria di Milano, che l’anno scorso gli ha dedicato un’importante mostra, Adami discute di ispirazione. E di come questa, attraverso il lavoro, si fa opera. E l’origine sono proprio i tanti viaggi compiuti dall’artista, sempre in movimento, sempre con gli strumenti da lavoro utili a “disegnare un pensiero, un ricordo, molte cose del mio quotidiano“.
Tutto parte da uno stato d’animo, il quale deve “prendere anche un valore di rappresentazione“. Dunque esso non può ridursi a un dettaglio visivo autobiografico, ma espandersi a pensiero universale. Anche se, ammette Adami, alla fine “non ci penso troppo, la mano si muove da sola“. E il punto si fa linea e la linea finisce, in modi misteriosi, a rappresentare qualcosa.
Su come questo possa accadere è meglio affidarsi alle parole di Valerio Adami.