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Migrazioni, appartenenza, identità. La Spiaggia nera di Binta Diaw approda a Milano

: Binta Diaw, Reeni Yakar - les racines de l'espoir, 2022 Mixed media. Ph Antonio Maniscalco. Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca
Binta Diaw, Naître au monde, c'est concevoir (vivre) enfin le monde comme relation #2, 2022, water, synthetic hair, metal structure, 158 x 400 x 125 cm. Ph Antonio Maniscalco. Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca
Binta Diaw, Naître au monde, c’est concevoir (vivre) enfin le monde comme relation #2, 2022, water, synthetic hair, metal structure, 158 x 400 x 125 cm. Ph Antonio Maniscalco. Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca

Questo articolo è frutto dell’operato degli studenti del Laboratorio di scrittura, iscritti al Master Post Laurea “Management dell’Arte e dei Beni Culturali, tenuto tra novembre e dicembre 2022 da Luca Zuccala, direttore della nostra testata. La collaborazione tra ArtsLife e Rcs Academy ha dato la possibilità agli studenti partecipanti al Master, dopo le lezioni di introduzione, pianificazione e revisione dei contenuti proposti, di pubblicare il proprio elaborato sulla nostra piattaforma.

Prosegue l’attività della meneghina Prometeo Gallery, che da sempre si contraddistingue come catalizzatore di istanze sociali e politiche di artisti visivi multimediali internazionali. La Plage Noire, prima mostra personale di Binta Diaw negli spazi di Via Ventura, è visitabile fino al 12 gennaio 2023.

La libertà, intesa come collettiva e relazionale, e le sue conseguenti emergenze sono al centro della ricerca dell’artista italo-senegalese e delle sue opere site-specific realizzate per gli spazi della galleria. Nata a Milano nel 1995 da genitori senegalesi, a metà strada, quindi, tra più radici, Binta Diaw volge lo sguardo a fenomeni sociali tipici del nostro mondo contemporaneo: le migrazioni, il senso di appartenenza, l’identità fluida che caratterizza le nuove generazioni e la sua: quella di una donna nera nata e cresciuta in un contesto europeo.

Nella spiaggia nera di Binta Diaw, architetture di alleanze collettive, di intrecci, di acqua e di terra, parlano di storie, di epoche, di racconti.  Entrando in mostra, la percezione è quella di entrare in uno spazio fisico e intimo ma allo stesso tempo carico di forza. Al piano terra molteplici radici di capelli sintetici si innalzano da bassi bacini di acqua stagnante e terra. Sono le mangrovie. Particolari creature ibride, a metà fra il mondo terrestre e quello acquatico che crescono ai margini, sui litorali bassi delle coste marine, sugli estuari e sugli argini dei fiumi.

Binta Diaw, Naître au monde, c'est concevoir (vivre) enfin le monde comme relation #4, 2022, water, synthetic hair, metal structure, 94 x 210 x 57 cm. Ph Antonio Maniscalco. Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca
Binta Diaw, Naître au monde, c’est concevoir (vivre) enfin le monde comme relation #4, 2022, water, synthetic hair, metal structure, 94 x 210 x 57 cm. Ph Antonio Maniscalco. Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca

Spesso utilizzate dai cimarrones come rifugio, si caratterizzano per il loro fitto reticolo di radici e infatti, come rileva il testo critico di Simone Frangi: «la spiaggia di mangrovie di Binta Diaw parla della possibilità di essere radicati nonostante il movimento. O meglio, grazie ad esso». Sentimenti che emergono con forza guardando l’opera Reeni Yakar – les racines de l’espoir, al sotto piano. Qui, la terra contamina uno spazio silenzioso, scarsamente illuminato e con un grande specchio a parete. Lunghe trecce di capelli partono dal suolo, dalla terra, sviluppandosi in tutte le direzioni possibili fino a raggiungere il soffitto.

Gli elementi naturali, l’acqua, la terra, i semi, i capelli sono materiali costanti nei quali la poetica della Diaw si manifesta. Spazi materici che racchiudono storie collettive e la sua, in costante lotta tra la sua italianità/africanità. La terra, luogo di nascita, entità vivente che crea connessioni, viene utilizzata dall’artista già nei suoi primi lavori. Chorus of Soil (2019) riproduceva una planimetria di una nave per il trasporto di schiavi del Settecento e ogni zolla di terra rappresentava un essere umano.

: Binta Diaw, Reeni Yakar – les racines de l’espoir, 2022 Mixed media. Ph Antonio Maniscalco. Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca

I capelli, intesi come estensione del nostro corpo sono invece protagonisti in Diaspora (2021) installazione che rintracciava i viaggi delle donne africane in diaspora attraverso gli intrecci dei loro capelli; gli stessi intrecci creavano architetture simboliche in Uati’s Window del 2020. I capelli, sottoposti a costanti processi di colonizzazione ma allo stesso tempo strumento di lotta e rivendicazione, hanno sempre svolto un ruolo cruciale nella vita delle donne africane.

Materiali, carichi di significato e stratificati nel tempo che l’artista utilizza nelle spiagge di mangrovie, in dialogo con i Paysages Corporels, una serie fotografica iniziata dall’artista nel 2019. Dettagli anatomici di sé stessa in bianco e nero, sulla quale l’artista interviene graficamente in fase post-stampa, attraverso segni, tracce di colore che mutano le forme del corpo in percorsi, geometrie e nuovi paesaggi. Un processo di interrogazione che la coinvolge ogni giorno, ricerca dell’anima continua che trova affinità nel movimento ciclico femminile, della natura e dell’arte.

: Binta Diaw, Paysages Corporels – La plage noire, 2022, pastel on inkjet print mounted on dibond, 26,3 x 39,5 cm (each). Ph Antonio Maniscalco. Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca

Binta Diaw. La plage noire

Fino a 12 gennaio 2023

Testo critico di Simone Frangi

PROMETEO GALLERY Ida Pisani

Via G. Ventura 6, Milano

www.prometeogallery.com

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