La scultura nell’arte contemporanea si è vestita di diversi materiali e differenti linguaggi, dando voce alle più disparate personalità artistiche. È il caso anche di June Crespo (Pamplona, 1982) che espone, fino al 5 febbraio 2023, la sua prima personale presso la galleria P420 di Bologna
Acts of Pulse è il titolo del percorso espositivo, che esprime, attraverso la stessa sonorità contenuta nelle parole, la forza del battito cardiaco, dell’azione di un impulso, sia esso della vita, della materia, della musica, dell’artista stessa. Il rapporto con gli elementi del mondo reale, risulta vigoroso e presente nelle opere e riporta a un concetto quasi arcaico, quando prese vita l’interazione dell’uomo con la materia, per creare forme nuove e dare vita ad oggetti quasi immortali.
Ed è proprio ciò che spinge l’artista spagnola, in un momento d’oro per la sua carriera, tra la presenza nella Biennale d’Arte 2022, le future esposizioni al Centro de Arte Dos de Mayo a Madrid nel 2023 e al Guggenheim di Bilbao del 2024, a cercare come far rivivere quella materia, che ci circonda giornalmente. Ridare una seconda esistenza, scoprire il volto che quell’oggetto possa avere nel campo dell’arte, nell’opera che nasce dalle mani dell’artista in un continuo divenire, in un continuo rapporto e relazione tra operatività, pensiero, creatività.
È così che June Crespo diventa faber, non solo dei suoi lavori, ma anche di una forma mentis, che lascia lo spettatore sospeso tra un nuovo modo di reinterpretare ciò che già è stato, con quello che è e che è divenuto. Le opere in mostra raccontano del lavoro svolto dall’artista in passato e più di recente, ove si assiste a una interazione con i tessuti, i quali legano la materia scultorea, donandole ancora più vigore e poesia. Se conosciuta per aver da sempre riutilizzato termosifoni, sanitari per dare vita a nuove sculture, come in Optico (1) (2) (2022), nelle opere preparate per l’occasione, l’artista rinnova il suo linguaggio espressivo, pur sempre rimanendo coerente a se stessa e alle sue intuizioni creative.
Acts of pulse (2022) è anche il titolo di alcuni lavori, sospesi tra antichità e surrealismo. Protagoniste sono delle selle, che diventano sculture, sostenute da drappi di colore rosso e azzurro. La sinuosità dell’elemento scelto, dona armonia alle composizioni, che seppur nella loro complessità risultano essere immediate, dirette verso lo spettatore. La sella rappresenta il legame tra l’uomo e l’animale, tra ragione e irrazionalità, puro pensiero creativo, ma ricorda anche una lingua, la sinuosità di un petalo. La contrapposizione tra molle e rigido ritorna spesso nell’opera di June Crespo, che ne riesce ad esprimere la giusta consistenza attraverso l’utilizzo di diversi materiali, spaziando dal bronzo, al cemento, al ferro, alla resina, che evocano fortemente il legame con terra, ai tessuti in cotone e velluto, che ne conferiscono leggerezza e al tempo stesso supporto, evocando la spinta verso una rappresentazione alternativa e una nuova dimensione.
I quattro Dividual (1) (2) (3) (4) (2022) presenti in mostra svettano verso l’alto come dei totem e, in un involucro di resina, accolgono dei drappi di tessuto che dall’alto, scendono verso il basso, conducendo in tal modo lo sguardo dello spettatore verso una dimensione differente rispetto alle precedenti opere, seppur in armonia, grazie alla contrapposizione tra le materie scelte dall’artista.
Come riportato nel testo di Marinella Paderni, a corredo della mostra: «Le sculture dell’artista liberano i confini dei corpi e degli oggetti da termini fissi, configurazioni stabili o chiuse, per emancipare la vita delle cose dai limiti di una cultura troppo innaturale o materialista, dischiudendo nella trasmutazione continua delle forme, l’esistenza silenziosa ma vitale di altre possibilità. Un nuovo concetto di informe quale modalità della manifestazione della materia non solo inconscia: il mondo è un campo di forze che commutano, convergono, si bilanciano, in un’apparente e nutriente opposizione».
All’interno del percorso espositivo è possibile ammirare tali contrapposizioni non solo nell’ambito della singole opere, ma tra tutti i lavori presenti. Seppur dialogando tra di loro, lasciano lo spettatore libero di creare legami, affinità, nuovi punti di vista e nuove possibilità di interazione.