Questo articolo è frutto dell’operato degli studenti del Laboratorio di scrittura, iscritti al Master Post Laurea “Management dell’Arte e dei Beni Culturali”, tenuto tra novembre e dicembre 2022 da Luca Zuccala, direttore della nostra testata. La collaborazione tra ArtsLife e Rcs Academy ha dato la possibilità agli studenti partecipanti al Master, dopo le lezioni di introduzione, pianificazione e revisione dei contenuti proposti, di pubblicare il proprio elaborato sulla nostra piattaforma.
In occasione della quinta edizione del Festival della Pace, il Comune di Brescia e la Fondazione Brescia Musei portano in Italia per la prima volta l’artista dissidente russa Victoria Lomasko con la mostra Victoria Lomasko, The Last Soviet Artist a cura di Elettra Stamboulis. La mostra sarà visitabile negli spazi espositivi del Museo di Santa Giulia di Brescia dall’11 novembre 2022 all’8 gennaio 2023.
L’esposizione costituisce il terzo appuntamento del format Arte contemporanea e diritti umani inaugurato nel 2019 con l’artista curda Zehra Doğan e proseguito nel 2021 con il fumettista cinese Badiucao. Questo format permette di esporre artisti attivisti e dissidenti e comprendere le questioni del nostro tempo attraverso l’arte contemporanea, mezzo particolarmente espressivo delle sofferenze vissute in paesi in cui la libertà è limitata e spesso violata.
La mostra presenta un ampio lavoro dell’artista con un percorso ideato appositamente per gli spazi del museo. La Lomasko è infatti stata ospite della Fondazione Brescia Musei per alcuni mesi, durante i quali ha realizzato cinque opere site-specific. Le sue opere ripercorrono la storia politica e sociale della Russia dal 2011 fino ad oggi: dalla Russia più nascosta, quella degli emarginati, fino alle manifestazioni anti Putin più recenti che l’artista ha disegnato partecipando in prima persona. Sottolinea la Lomasko, “È importante disegnare all’interno degli eventi storici mentre accadono per far passare attraverso di sé l’energia dell’evento. A casa, da sola, guardando una foto non riuscirei mai a riprodurre gli stessi disegni”.
Il percorso espositivo si divide in cinque sezioni tematiche. La mostra si apre con un labirinto simbolico sulle cui pareti sono esposti sedici lavori appartenenti alle prime due sezioni. In apertura Frozen Poetry, disegni che parlano allo spettatore del rapporto dell’artista, insieme conflittuale, straniante e creativo, con la Russia: il suo passato, il suo presente e il suo ipotetico futuro. Viene messa in evidenza la differenza generazionale: dagli artisti che, come il padre della Lomasko, hanno dovuto disegnare per il regime sovietico, pur non appoggiandolo, alla nuova generazione che manifesta e lotta per vivere meglio malgrado qualsiasi regime. In Drawing Diary il tema generazionale si approfondisce.
La terza sezione è costituita dal murale Changing of Seasons, realizzato dall’artista a Bruxelles nel mese successivo alla sua fuga dalla Russia. Il murale ha come tema i drammatici eventi della guerra in Ucraina, in particolare il massacro di Buča. L’opera rappresenta il passato, il presente e il futuro come una successione di cambi di stagione, autunno, inverno e primavera. A sinistra sono descritte le azioni di protesta del 2020-2021. Al centro della composizione domina l’invasione dell’Ucraina, con le vittime di Buča coperte da un telo bianco. La parte destra mostra un sentimento di speranza per il futuro, rappresentato da artisti intenti a dipingere, simbolo di una nuova primavera.
La quarta sezione della mostra, in cui emerge l’interesse dell’artista per l’arte documentale di reportage, è intitolata Graphic Reportage. Si tratta di un insieme di opere grafiche che raccontano i vari passaggi sociali e politici della Russia e mostrano soprattutto gli attori nascosti, i volti della gente comune. La possibilità di dar voce a queste persone è la responsabilità più preziosa per la Lomasko. Le opere costituiscono una grande testimonianza di alcune realtà: dal processo del 2008 contro i curatori di una mostra d’arte indipendente, accusati di vilipendio alla religione, alle situazioni delle carceri minorili; dalla complessa realtà delle sex workers, alle manifestazioni che hanno unito le Pussy Riot e il movimento LGBTQ+ con le donne ortodosse, stanche dei soprusi del potere.
Nella stessa sezione Victoria Lomasko porta il visitatore in un viaggio nelle Repubbliche ex Sovietiche, luoghi in cui sono presenti moltissime minoranze etniche che parlano lingue diverse e non conoscono il russo.
La quinta sezione è dedicata ai Five steps, cinque grandi tele che Victoria Lomasko ha realizzato durante il suo soggiorno a Brescia. I quadri descrivono il viaggio, sia fisico che emotivo, che l’artista compie in Europa dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Ogni opera è accompagnata da un saggio che descrive quello che è rappresentato. La parola scritta ha un ruolo fondamentale, lei stessa sottolinea come sia importante per le sue opere lavorare con una “sintesi tra immagine immagine e testo”.
Il viaggio parte con Isolation, che descrive il timore di rimanere bloccata in Russia, senza la possibilità di fuggire, rappresentato visivamente dal volto della donna nascosto dall’ammasso di monumenti sovietici che cercano di opprimerla. Si passa poi alla fuga vera e propria, con Escape, caratterizzata da paura e insicurezza, in cui è presente una critica alle istituzioni europee che hanno cercato di ostacolarla in quanto cittadina russa. Il viaggio continua con Exile, nel quale l’artista raffigura gli elementi materiali che ha portato con sé, ma non solo, anche i ricordi della vita in Russia. Shame è il quarto passo, la vergogna per quello che sta succedendo, vergogna che la Lomasko pensava di dover provare. Il ciclo si conclude con Humanity, un messaggio di speranza, un inno alla vita che riesce a vincere al di sopra di qualsiasi cosa.