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Le tracce del tempo. Patrizia Mussa ci racconta la mostra in corso a Milano

Patrizia Mussa, Photopastel Reggia di Venaria, 2022, stampa giclée su carta cotone Hahnemuhle, con coloritura a mano, cm 53x77,5, ed. 1/7

Patrizia Mussa, Photopastel Reggia di Venaria, 2022, stampa giclée su carta cotone Hahnemuhle, con coloritura a mano, cm 53×77,5, ed. 1/7

Fino al 20 gennaio 2023, Patrizia Mussa è protagonista della mostra Intervallo/Photopastel, a cura di Claudio Composti, a Milano nello spazio di Other Size Gallery

Sono circa quindici fotografie, alcune delle quali inedite, di grande e piccolo formato, in cui l’autrice ritrae i luoghi più sontuosi del patrimonio culturale italiano. Una sua breve riflessione riassume la profondità della sua ricerca e del suo lavoro esposto nei musei e riconosciuto dal collezionismo internazionale: “Il mio lavoro è molto legato al tempo, mi piace lavorare sul tempo, seguire le tracce lasciate dal tempo e credo che sia molto importante rileggerle e ripercorrerle”. 

E nell’intervista che segue, la fotografa torinese descrive la sua storia artistica e i progetti in divenire. 

Patrizia Mussa, Photopastel Reggia di Caserta, 2019, stampa giclée su carta cotone Hahnemuhle, con coloritura a mano, cm 77,5×55, ed. 1/7

Ha scritto: “Nel caos della vita trovo una tormentata pace nella solitudine di luoghi, di paesaggi non frequentati. Le immagini che raccolgo sono i testimoni di quella sospensione, con esse esprimo il desiderio di una silenziosa nostalgia di prossimità”. Vuole approfondire questo suo pensiero?
In effetti prima di tutto mi piace vivere la solitudine dei luoghi e pensare di entrare in un altro spazio e in un’altra epoca soprattutto quando, ad esempio, mi ritrovo in spazi teatrali come La Fenice, il Farnese, il Teatro Olimpico, per me è sempre un momento di beatitudine, di emozione perché comunque percepisco la grandiosità di questi spazi. Credo che fotografare il tempo sia un po’ una sfida nel senso che la luce è tempo e velocità e invece fermare il tempo, cioè riflettere sulla pellicola le tracce che lascia il tempo, siano una sorta di sfida che mi piace portare avanti. Il rapporto con il tempo si sviluppa anche nella mia idea di fotografia. Io uso la fotografia per osservare, per riflettere e penso che la fotografia in fondo sia una sorta di promemoria, cioè un insieme di annotazioni, di pensieri, di nostri riflessi, emozioni intime e anche del proprio tempo che poi vengono riletti in tempi differenti e comunque, a differenza di quanto si pensa, è un tempo sempre in divenire. Rapporto con il tempo anche perché mi piace molto fermarmi, sia in fase di ripresa sia quando intervengo con il colore sulle stampe. Il mio lavoro è fatto di tempi lunghi e di lunghe esposizioni, quando fotografo e poi di riflessioni e di osservazioni ed è un gioco che in qualche modo mi riporta altrove.

Patrizia Mussa, Photopastel Reggia di Caserta, 2019, stampa giclée su carta cotone Hahnemuhle, con coloritura a mano, cm 77,5×55, ed. 1/7

Dalla sua biografia: “Sono arrivata alla fotografia attraverso i miei studi di filosofia, di antropologia, attraverso il mio amore per i viaggi e lo sport, attraverso il lavoro accanto a grandi direttori di fotografia negli anni d’oro del cinema pubblicitario, attraverso la regia di documentari, attraverso il lavoro di picture-editor per grandi archivi internazionali, per la comunicazione, per la pubblicità. Oggi, accanto ai miei progetti, svolgo incarichi professionali per brand internazionali, aziende e professionisti, fotografando la natura, interni, grandi opere, edifici, città”. Più in dettaglio?
I miei soggetti preferiti sono sempre le architetture, gli spazi, gli interni e i paesaggi anche perché sono legati al mio lavoro professionale, ma oggi più che mai mi sembra indispensabile fermarsi e pensare alle nostre fragilità e alle responsabilità che abbiamo nei danni recati all’ambiente e quindi sto riflettendo su nuovi progetti che coinvolgono la natura, il paesaggio e, in senso lato, il pianeta. E ho già un lavoro fatto sulle foreste dei Caraibi che ho già in parte sviluppato. 

Patrizia Mussa, Photopastel Palazzina di Caccia Stupinigi Torino, 2021, stampa giclée su carta cotone Hahnemuhle, con coloritura a mano cm 100x80cm, ed. 3/7

Quando e come interviene con il suo segno pittorico sulle fotografie?
Già la ripresa deve avere determinate caratteristiche, legate alla mia ricerca e al mio lavoro. Intervengo poi su ogni stampa singolarmente e la stampa viene realizzata su carta cotone o su carta acquarello. Ho scelto questi due tipi di carta perché mi consentono di intervenire con le matite colorate, con i pastelli e anche con gli acquarelli. La stampa finale è realizzata con colori leggermente desaturati per avere una base più neutra su cui lavorare. Poi, con il mio lavoro, cerco di mettere in risalto il rapporto tra la luce e il buio giocando a mettere in evidenza le luci e le ombre e creare quell’equilibrio tra quello che c’è da vedere e quello che non deve essere visto e poi con i colori modifico le cromie dell’immagine. Sono tutte opere uniche. 

Patrizia Mussa, Museo di Palazzo Grimani, Venezia, 2021

Come sceglie l’armonia e la palette dei colori che arricchiscono le sue immagini?
Ho sempre dedicato molta attenzione alle cromie di tutte le mie stampe. Mi piace molto disegnare con la luce e questo intervento di coloritura a mano mi permette di dare una mia interpretazione e avvicinarmi a una dimensione in qualche modo onirica. È un’immagine che appartiene alla mia immaginazione riportata sulla stampa.  Sono molto attratta dalle sfumature perché credo che la vita sia fatta proprio di sfumature e non solo di bianco e di nero. Quindi ho iniziato a intervenire sulle mie stampe proprio per riflessione personale. Mi piace riportare quelle che io definisco le mie cromie, fatte di luce fredda e particolare, come una mia dichiarazione interiore ed è dal 2016 che lavoro colorando le immagini. Tutto deriva da una riflessione personale su delle fotografie di paesaggi in cui mi chiedevo come potevo trasmettere quello che avveniva nella mia mente. Ogni stampa viene ripensata e riletta in modo diverso e ha una sua unicità.

Una narrazione limpida è una delle caratteristiche della sua fotografia?
In effetti la mia narrazione è attenta in particolare ai dettagli e mi piace illuminare anche quando non c’è luce, anche se non uso quasi mai luce artificiale e illumino con le lunghe esposizioni. Per questo risulta come una narrazione cristallina. Cerco poi equilibrio e l’armonia ma non è mai un’immagine molto contrastata.   

Patrizia Mussa, Photopastel Teatro Farnese Parma, 2018, stampa giclée su carta cotone Hahnemuhle, con coloritura a mano, cm 62×87, ed. 3/7

Progetti in progress?
Nel 2023 dovrebbe concludersi il primo capitolo del progetto dedicato agli spazi teatrali italiani come la Reggia di Caserta, la Reggia di Venaria, il Museo Grimani e tutto questo è il frutto di un viaggio ideale, una sorta di Grand Tour attraverso i miei luoghi preferiti in Italia. Sto lavorando con più curatori a un programma di mostre itineranti, previste in due sedi museali, accompagnate da una pubblicazione. 

Patrizia Mussa, Photopastel Sant’Uberto Reggia di Venaria Torino, 2022, stampa giclée su carta cotone Hahnemuhle, con coloritura a mano, cm 53×70, ed. 1/7
Patrizia Mussa, Photopastel Teatro Farnese Parma, 2018, stampa giclée su carta cotone Hahnemuhle, con coloritura a mano, cm 62×87, ed. 3/7
Patrizia Mussa, Photopastel Teatro alla Scala Milano, 2004-2017, stampa giclée su carta cotone Hahnemuhle, con coloritura a mano, cm 130×98, ed. 2/7
Patrizia Mussa, Photopastel Teatro Regio Parma, 2018, stampa giclée su carta acquerello Moulin du Roi con coloritura a mano, cm 34,5×33, p.a

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