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Ecco ArtClhub, un nuovo player per il mercato: metà head hunters, metà art agency

Nasce ArtClhub. Abbiamo incontrato la fondatrice, Silvia Segnalini. Ecco di cosa si tratta.

ArtClHub: chi siete? Di cosa vi occupate?

ArtClHub è un nuovo player del mercato dell’arte, che sfugge a qualsiasi categorizzazione: non è solo un art agency (e sicuramente come art agency ha una sua specifica che la rende diversa da tutte le altre, e dai tipici modelli anglosassoni di art agency); non è solo un head hunter, sicuramente non è un art advisor né una società di consulenza. ArtClHub ha infatti una duplice anima: da un lato lavora intorno a progetti che abbiano un forte impatto sulla società, fornendogli un boost attraverso le arti (tutte, non solo visive); dall’altro, conduce ricerche personalizzate per i clienti, secondo il modello dell’headhunting. Queste due anime del progetto sono però accumunate da un comune denominatore: la determinazione incrollabile di creare valore concreto, tangibile, per tutti gli operatori del settore, innovare le pratiche meno virtuose, essere sempre guidati da un’etica, concentrarci su progetti che siano di lunga durata (uscendo dalla logica degli eventi: termine che il fondatore abolirebbe per legge, insieme a quello di art advisor!), nell’ottica di una società benefit.

Dietro le quinte vi è la founder, una giurista ossessionato dall’arte e dalla consapevolezza, acquista in quasi venti anni di lavoro nel settore delle arti, delle specifiche che il medesimo richiede; dalla ricerca di schemi innovativi; dal desiderio di diffondere le cultural strategies; e, non ultima, da una profonda consapevolezza dell’importanza di adottare ovunque le buone pratiche che caratterizzano soprattutto il mondo delle arti e della cultura anglosassoni.

Accanto alla founder un team multidisciplinare, visionario, decisamente ribelle e parecchio irriverente rispetto alle pratiche di settore meno virtuose, e per ciò deciso a scardinarle.

Ma non chiamateci società di consulenza, né tantomeno art advisor (un termine troppo generico dietro al quale non sempre si trovano reali professionalità), perché la logica del progetto è esattamente l’opposta: vogliamo inaugurare, infatti, una nuova era, in cui rimettere al centro i professionisti veri, le competenze ed i progetti che generano valore per tutti. Avvalendoci di una struttura leggera, senza rapporti stabili con nessuno dei professionisti coinvolti di volta in volta: non solo per poter contenere i costi, ma soprattutto per avere quella garanzia di indipendenza e di libertà per creare reale valore aggiunto. Nell’ottica di una b-corp o, se preferite, di una ‘company with a purpose’.” (Silvia Segnalini, founder ArtClHub)

Quali sono più nel dettaglio le due anime di Artclhub?

Sintetizzando, come già accennato, siamo per metà head hunters, e per metà art agency.

Conduciamo pertanto ricerche personalizzate per i nostri clienti, secondo il modello dell’headhunting , o se preferite dei “cacciatori di eccellenze”, per la prima volta applicato al mondo dell’arte, per selezionare:- per privati ed istituzioni, solo i migliori professionisti e servizi professionali del settore (intendendo per tali, solo per esemplificare, chi si occupa di: assicurazione fine art, trasporto e deposito, restauro e conservazione , legale, fiscale, rapporti con cataloghi e archivi, due-diligence storico-artistica, servizi finanziari per l’arte, soluzioni tech e media per l’arte,  supporto estate artisti, fundraising per il settore, e molto altro ancora) ;- per artisti, designer e fashion designer, e più in generale per i creativi, solo i migliori artigiani e fornitori (anche di materiali), per la produzione delle loro opere e creazioni.

Un servizio di ricerca tailor-made che:facilita l’incontro tra domanda e offerta di servizi, produttori e professionisti altamente qualificati per il mondo dell’arte e delle industrie creative;innalza il livello delle pratiche di settore, creando un ponte con la puntualità dei modelli anglosassoni, attraverso verifiche rigorose del track-record dei professionisti e dei fornitori di servizi, e – molto importante e troppo spesso sottovalutato – attraverso la corretta impostazione contrattuale dei rapporti tra le parti, per garantire e accompagnare il cliente fino al risultato desiderato;valorizza la ricchezza del know-how soprattutto italiano di artigiani, produttori e materiali.

La nostra art agency sviluppa invece progetti e azioni specifiche per: sostenere le carriere degli artisti, in un’ottica internazionale, attraverso committenze private ​​e pubbliche: prediligendo artisti emergenti italiani e stranieri che abbiano visioni e idee forti, e quei progetti che possano funzionare da ponte verso l’estero per i nostri creativi, e viceversa; sviluppare un nuovo modo di collezionare arte (anche partendo da zero), più consapevole e informato; e, naturalmente, una nuova generazione di collezionisti.

Tutto questo significa anche:aiutare gli artisti a conoscere nuovi collezionisti, sperimentare nuovi canali attraverso cui farsi conoscere, internazionalizzarsi; aiutare le aziende a rafforzare la propria identità, attraverso progetti “su misura” con artisti contemporanei;essere in grado di proporre al cliente, attraverso partner di eccellenza di volta in volta selezionati, tutta una serie di esperienze “sartoriali” all’interno del mondo dell’arte, soprattutto contemporanea, che abbiano sempre un reale valore aggiunto in termini di formazione, di conoscenza, di acquisizione di  familiarità con i codici e le dinamiche di un mondo spesso (ingiustamente) avvertito come elitario e misterioso  (come ad esempio: studio visit; dinner con artisti in luoghi selezionati; viaggi ed esperienze “su misura” per avvicinarsi all’arte ed al collezionismo in modo ragionato, anche scoprendo luoghi e collezioni generalmente inaccessibili; programmi ad hoc per i più giovani, al fine di plasmare nuove, e più consapevoli, generazioni di collezionisti).

Come siete partiti? Qual è stato il vostro primo progetto? Quali sono stati i risultati e i feedback?

Siamo partiti due anni fa in piena pandemia, solo come head hunters. L’idea primigenia di ArtClHub nasce infatti nasce dalla principale ossessione del fondatore: quella di avere su una sorta di “scaffale”, a portata di mano, tutti i servizi realmente professionali, per il mondo ed il mercato dell’arte. Insomma, l’idea dell’ “everything art services” (dove trovare però solo i professionisti realmente specializzati, che conoscono davvero il settore arte). Ma con un valore aggiunto dovuto al fatto che il fondatore è un legale di settore: ArtClHub non solo permette di avere tutti i servizi per l’arte su uno scaffale, e di usufruirne a richiesta, ma anche di essere guidati nella scelta del/i professionista/i del caso concreto, e di sorvegliare, garantire ed impostare correttamente tutto il processo. La scelta del professionista, sia che avvenga attraverso ArtClHub sia che si chieda solo una verifica seria del track-record di un professionista altrimenti trovato, diviene così realmente consapevole: non solo perché si valuta la più adatta al caso concreto e alle esigenze (e alle disponibilità economiche) del cliente; ma anche perché tutto il processo, fino alla conclusione del servizio, sarà sorvegliato e garantito dal punto di vista legale, contrattuale, ma anche e soprattutto di best practices e regole non scritte, le più insidiose perché note solo ai veri addetti ai lavori.

Un modello concretamente sostenibile: perché fa risparmiare economicamente (in generale, e più nello specifico i c.d. costi dell’ignoranza: quelli dovuti ad errori e leggerezze di professionisti non veramente specializzati per il settore); fa risparmiare tempo: perché semplifica e rende veloci molti processi, permettendo a tutti di concentrarsi sul serio solo sul proprio lavoro; tende ad innalzare le best practices del settore.

Un modello concretamente, inclusivo: in quanto è aperto a tutti (previa attenta verifica ovviamente del rispetto degli standard professionali del settore, e del track-record del singolo professionista).

Per circa due anni, abbiamo lavorato solo su questa “anima” del progetto: il feedbask è stato pazzesco, nessuno c’aveva mai pensato prima a fare il “cacciatore di eccellenze” (e ce ne sono!) in questo settore!

Poi col tempo, si è definito meglio il modello dell’artagency (che nella prima versione del progetto era molto a livello embrionale): abbiamo quindi rifatto il sito e abbiamo affiancato, anche se ancora molto da dietro le quinte, uno di quei progetti che sentiamo nelle nostre corde, perché capaci di creare reale valore aggiunto, lo abbiamo sostenuto in vari modi ed eravamo presenti alla sua presentazione il 30 novembre scorso a Roma. Si tratta di un progetto di rigenerazione urbana, seria, profonda, del gruppo di artisti-attivisti brasiliani del Coletivo Muda, presentati a Roma grazie a un duo di architetti italo-brasiliani la cui società si chiama (non a caso) Altro Design. Ecco questo è esattamente il nostro spirito: c’è stata una mostra a Roma del Coletivo Muda, ma non si trattava di un c.d. evento (la founder ride!), ovvero di qualcosa di effimero destinato a esaurirsi dopo l’inaugurazione e la durata dell’esposizione, ma dell’avvio, della prima tappa, di un percorso di un progetto concreto – che vede al centro della scena gli artisti – , che va portato fino alla realizzazione, che vedrà pertanto altre iniziative concrete a breve, e che incorpora dei valori in cui crediamo (la sostenibilità, la rigenerazione urbana realizzata professionalmente e con un’etica).

Quando lavori guidato da dei valori, la risposta ovviamente non si è fatta attendere, anche se sappiamo che il percorso per gettare poi a terra questi progetti è lungo e spesso complesso.

Avete in mente partnership con altre società, enti o realtà?

Sicuramente l’incontro con Altro Design (il cui nome già la dice lunga: anche loro, per come lavorano, sfuggono – orgogliosamente – ad ogni categorizzazione) ci sta facendo ragionare su una possibile partnership con questa società; a breve abbiamo poi un incontro con delle società di head hunting più prestigiose, per il quale siamo molto ottimisti quanto a futuri sviluppi. Stiamo dialogando inoltre con Re Nudo, di Stefano Piantini, dapprima editore dei libri scritti in passato dalla founder di ArtClHub e ora suo stimato amico e partner in crime (Piantini è stato per anni editore incaricato di Skira, e ancor prima di Electa), il quale ha recentemente, con un socio, riportato a nuova vita la prima rivista della cultura underground (Re Nudo per l’appunto), per promuovere, come recita il loro sito, “una cultura non omologata” (il che è per ArtClhub già tutto un programma!).

Che obiettivi vi prefissate a breve e a lungo termine?

Abbiamo i primi 4 progetti pilota “in incubazione”: uno molto green, che incorpora i valori della sostenibilità; uno per rimettere al centro della scena un personaggio fondante della moda italiana; uno su arte e salute mentale; uno con al centro le donne: ma qui davvero non posso spoilerare troppo! Insomma, come si dice: the best is yet to come!

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